flop latino americani
Loredana Lecciso

10 VIP per 10 flop latino-americani

La musica latino-americana è terra di nessuno, un non-luogo dove tutto è permesso. Difficile immaginare un altro genere musicale nel quale così tanti interpreti (che siano cantanti di professione o semplici VIP che tentano la carta della musica) si siano tuffati con la speranza di fare il botto, ma spesso ritrovandosi a toccare il fondo della loro carriera.

Gli unici paragoni possibili sono le canzoni di Natale, ma questo è un fenomeno prettamente stagionale e prettamente anglosassone (anche se ormai importato massicciamente anche in Italia), e la discomusic, ma qui ci troviamo di fronte all’appendice finale della degenerazione di un genere musicale poco prima che implodesse.

In particolare in Italia non c’è estate senza che qualche VIP (vero o ritenuto tale) non ci regali il suo maldestro tentativo di tormentone al sabor latino, quasi che giocare con le solite quattro parole mi amor, corazón, bailar, te quiero, chico, esta noche dia la licenza di incidere una canzone spesso accompagnandola da deprecabili passi di danza. Se la Macarena, Aserejé o la nostrana Vamos a bailar sono fulgidi esempi di successi che economicamente valgono una carriera (ma anche inspiegabili botte di culo) spesso il risultato è un prodotto dozzinale senza la minima chance di passare in radio, spiaggia o discoteca per via di un’intrinseca bruttezza e totale mancanza di appeal. Un flop annunciato insomma che noi vogliamo celebrare raccogliendo i 10 singoli più inutili prodotti (ad oggi) dal solito VIP canterino di turno.

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Carmen Di Pietro – Tocalo tocalo (1995)

Cosa succede se Cristiano Malgioglio a metà anni ’90 scrive un testo per la silico-maggiorata Carmen Di Pietro, il cui unico talento era quello di essere la giovanissima compagna di un anziano Sandro Paternostro?

Tocalo tocalo è un vortice di doppi sensi, di ammiccamenti, di canzoni e ritmi già sentiti e per nulla interessanti. Il pezzo parla del tentativo della showgirl di insegnare all’impacciatissimo compagno a muoversi su ritmi latino-americani con un finale a sorpresa. Il climax creativo arriva di sicuro con la rima tango-mambo, il che è tutto un dire sul resto dei contenuti. Al cospetto dei brani che seguiranno il compulsivo «tocalo, tocalo, tocalo» non è poi così male.

Pamela Prati – Papelón (2007)

https://youtu.be/pRIW_ueZSNo

Pamela Prati in versione cantante non è una novità dell’ultimo decennio; sin dagli anni ’80 la showgirl sarda ha sfornato singolettia cadenza regolare senza mai riuscire a sfondare nel mondo della musica, ma mostrando encomiabile costanza. Questo Papelón vede la luce nell’estate del 2007 e avrebbe dovuto riscaldare le nostre nottate tra una granita e una stella cadente. Purtroppo quell’anno eravamo tutti troppo impegnati a sgolarci sulle note di: No One, Relax (Take It Easy) di Mika e Umbrella di Rihanna, per cui di Pamelona manco l’ombra. Strano, perché il pezzo fu magistralmente studiato per entrare nelle compilation dei baby club Valtur del mondo: ritornello spagnoleggiante con tanto di guapo che farcisce il tutto di finto rap.

Alessia Mancini – Angel Bahia (L’ultimo disco) (2001)

https://youtu.be/V-Y39bP5LhE

Nomen omen. Questo “ltimo disco di Alessia Mancini fu anche il primo e per fortuna aggiungiamo noi. Angel Bahia (L’ultimo disco) lo trovate in tutti i dizionari alla voce “non pervenuto”. Un brano che passa talmente inosservato che potrebbe essere benissimo musica per sordi o uno stacchetto televisivo de L’eredità. Tutto talmente mediocre che non lo si ricorda neppure per la sua bruttezza. Definirla musica da tappezzeria è il miglior complimento possibile.

Ana Laura Ribas – Sereia (2007)

Da valletta di Iva Zanicchi a OK il Prezzo è Giusto alla fine degli anni Ottanta a cantante al Festivalbar nel 2007 Ana Laura Ribas di strada ne ha fatta nel mondo dello spettacolo, però forse in contromano. Il suo più grande successo è Sereia, una cover del cantante brasiliano Lulu Santos che è un po’ come se Gabriel Garko tentasse la carriera musicale in Argentina cantando I Watussi. Poco male: un video in stile La Sirenetta dove la nostra dimostra di non avere idea di cosa stia facendo, ricordandoci che non è affatto vero che i brasiliani hanno il ritmo nel sangue.

Loredana Bontempi – Esta noche se baila (2007)

Per chi crede che la combo pornostar e musica latino-americana sia imperdibile ecco servito Esta noche se baila  di Loredana Bontempi. Secondo i produttori il brano era una «fusione impeccabile di più elementi […] sicuramente […] destinato a lasciare una traccia definitiva nella memoria delle musiche estive italiche». Noi invece pensiamo sia un moscissimo brano salsa con un arrangiamento studiato a tavolino per scatenare il trenino in qualche pensione vista mare per ottuagenari. La stessa cosa deve avere pensato il resto del mondo visto che nessuno si è filato la canzone. Morale della favola: l’inutilità di diplomarsi in canto al conservatorio.

Flavia Vento – Moreno (2001)

https://youtu.be/LKst34QEYsc

Flavia Vento è un personaggio che suscita tristezza e compassione, mista a rabbia e incredulità. Possibile che ogni cosa che fa le riesca male (ad eccezione di quando le fanno fare la bambolina muta)? Sulle brillanti melodie di «Oh moreno / yo te quiero» doveva avvenire il suo lancio nel mondo della musica. Ovviamente il disco è stato un fiasco totale, non perché sia molto peggiore delle altre canzoni incise da sue colleghe improvvisatesi cantanti, ma per via del personaggio stesso di Flavia Vento che appare drammaticamente inconsistente in ogni sua forma.

Carolina Marconi feat. Frank Rodriguez – Patatina (2013)

Patatina non rappresenta l’esordio musicale della bellezza italo-venezuelana Carolina Marconi (ci aveva già provato, senza fortuna, nel 2007 con la non hit ¡Que horror!, cantata assieme alla sorella Silvana, e nel 2012 con il pezzo disco Move To Fiesta), ma di sicuro si situa tra i primissimi posti degli orrori a 33 giri, vuoi per il testo dai raffinati doppi sensi, vuoi per la base un po’ maranza (una rivisitazione dance tamarra di sonorità tango). Quelo che ci rimane è un imperdibile video per maschietti segaioli.

Raffaella Zardo – Me gusta me gusta (1997)

https://youtu.be/4m_EaWTbYAU

Nel 1996 lo scandalo Vallettopoli travolse come un discreto tsunami diversi personaggi della TV italiana e su tutti Valerio Merola che venne accusato anche di violenza sessuale; il nostro si difese affermando che le grandi dimensioni del suo membro non avrebbero potuto rendere possibile la violenza di cui era accusato, mostrando come prova le inconfutabili foto del suo gingillo sovradimensionato, trasformandosi d’incanto nel Merolone. Raffaella Zardo, all’epoca proprio compagna del presentatore, provò a sfruttare la situazione con Me gusta me gusta, un infimo brano latino-americano dove tra sussurri, gemiti e ammiccamenti vari ci spiega che appunto le piace «el Merolone». Se questa non è classe…

Edo – Divertedo (1999)

Edo deve la sua fama al fatto di  essere stato il “velino” muto e palestrato che saltuariamente compariva nella sigla finale di Striscia la Notizia. Non pago del singolo socio-polito Vai Di Pietro vai! del 1993 il nostro ci riprova nel 1999 con l’autocelebrativa Divertedo una canzone latino-americaneggiante indifendibile sotto ogni punto di vista: copertina, titolo, testo, interpretazione e …balletto! Edo ci sta anche simpatico per quel suo non essere personaggio limitandosi a muovere i pettorali e sorridere come un robot ebete, ma di fronte a «mamma quasi non ci credo / è arrivato il divertedo / è la novità dell’anno / tutti quanti già lo fanno; / per ballare il divertedo / più di un passo qui lo cedo / mi diverto da impazzire / ballo e canto a non finire» o al ritornello accompagnato da terrificanti passi di danza per subumani: «gira qua, gira là / fai con me l’aereo / sentirai che effetto stereo» non possiamo che alzare bandiera bianca.

Loredana Lecciso – Tuka Kulos (2007)

https://youtu.be/RYcL37_oFq8

Il numero uno dei flop latino americani dei VIP canterini non poteva che essere il Tuka Kulos di Loredana Lecciso, uno dei soliti tentativi di creare un tormentone con un pasticcio di luoghi comuni e termini abusati provenienti dalla più triste tradizione di canzoni pseudo-latine da spiaggia e topoi erotici dal ritmo inarrestabile. In questo caso non si capisce se alluda a una pratica erotica, a uno sfottò nei confronti di Raffaella Carrà, a un gesto di buon auspicio o a una classica mano morta in fila sull’autobus… Nonostante sia una canzone giustamente disprezzabilissima, il ritornello è un mefistofelico motivetto che, una volta ascoltato, vi si avviterà nella testa. Inizierete a canticchiarlo mentre guidate la macchina, alle casse del supermercato, sotto la doccia e non la smetterete più come il più classico dei tormentoni.

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