La prima ondata del punk italiano sul finire degli anni ’70 fu più che altro una gran confusione: vuoi per il ritardo con cui il movimento arrivò in Italia, vuoi per il differente humus sociale del nostro paese, vuoi per la scarsità d’informazioni e vuoi per gli artisti che furono associati a quella scena musicale solo per via del look (vedi il caso di Anna Oxa a Sanremo nel 1978), per il gusto della provocazione (Ivan Cattaneo, Chrisma/Krisma, Gli Incesti) o solo da operazioni di markeing (i Judas e in parte i Decibel). Nonostante alcuni di loro siano riusciti a realizzare dei lavori apprezzabilissimi non ha davvero molto senso collocarli nello stesso calderone assieme ai nomi storici della scena nostrana più fedeli al suono e alla rivoluzione del 1977 quali Skiantos, (primi) Gaznevada, Sorella Maldestra, Tampax ecc.
Nell’elenco delle band appartenenti a questo primo periodo (la seconda ondata negli anni ’80 cavalcherà il furore hardcore) i Kaos Rock rappresentano uno dei nomi più noti del lotto: Luigi Schiavone e Gianfranco Segatto alle chitarre, Cesare Pedrotti alla voce, Maurizio Granata alla batteria e Gianni Muciaccia al basso (nonché unico autore accreditato della band, probabilmente perché, all’epoca, l’unico iscritto alla SIAE). Nonostante si fossero formati da pochissimo i cinque si esibirono quel 14 giugno del 1979 all’Arena Civica di Milano per omaggiare la memoria di Demetrio Stratos che negli ultimi anni di vita fu insegnante presso la scuola di musica collegata al centro sociale Santa Marta di Milano, base dei Kaos Rock stessi, in compagnia di molti nomi altisonanti come Area, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Angelo Branduardi, Francesco Guccini e Antonello Venditti.
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Niente male per un gruppo che tirerà le cuoia nel giro di un paio d’anni, ma non prima di lasciare al mondo qualche testimonianza discografica grazie alla solita Cramps Records: la prima è il il 45 giri Basta basta/La rapina, un potente punk rock che deve più di qualcosa agli Skiantos con delle liriche borderline tra il serio e il demenziale, ma tutto sommato efficace.
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Rapportato tutto questo alla scena punk rock italiana del 1980 questi difettucci non hanno una vera e propria importanza, perché quello che contava era l’energia e la forza che si cela nelle canzoni: pezzi come la title track, bella e originale, Harrisburg, Metallo elettrico, Metropoli o Il sole non nasce più stanno lì a dimostrarlo. Nonostante i vistosi peccati di gioventù W.W.3 rimane un lavoro totalmente valido e che dopo 40 anni di distanza non ha perso nulla per strada. Stessa cosa che non si può dire dei componenti della band, purtroppo.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLYVZwXG7nis05a-a4_w12mlBk80j9jBXw
La band passa così sotto il controllo esclusivo di Gianni Muciaccia, marito, mentore e produttore dell’arzilla Jo Squillo, l’ex ragazzaccia delle Kandeggina Gang, oltre che futuro direttore artistico e regista di TV Moda. Una carriera che, come quella della moglie, andrà in una direzione totalmente opposta rispetto a ciò che erano gli ideali di partenza. Il risultato fu un cambio di nome in Kaos e soprattutto di orietamente stilistico verso coordinate di pura new wave nell’album Shake del 1982, per poi diventare di fatto la backing band della stessa Jo Squillo (nel singolo Africa del 1982 e nel pregevole LP Bizarre del 1984) prima di scomparire definitivamente con un Gianfranco Segatto e Maurizio Granata a fare i turnisti qua e là .



Ma per citare le parole di Marco Philopat dal suo capolavoro Costretti a sanguinare : «…il concerto termina con uno squallido comizio di Muciaccia per la campagna elettorale della Lista Rock – “Prendetevela con lui cazzo! È lui che sta trattando con il comune…” La Lista Rock più o meno fallisce – così come il nostro prode ex musicista diventa uomo immagine per la campagna di una pubblicità-progresso sponsorizzata dal PSI – il faccione sorridente di Gianni Muciaccia appare su quotidiani e riviste patinate con la didascalia cubitale – “se ti droghi ti freghi!” – sputtanandosi completamente in ogni ambiente del movimento – non solo lì – due settimane più tardi travolto dalle furibonde critiche – con una mossa misteriosa e non si sa per quanti milioni – consegna il centro sociale occupato al comune di Milano».
E allora no, forse neanche all’inizio la rabbia e la foga facevano parte della vita dei Kaos Rock, ma in qualunque modo siano andate le cose i Kaos Rock hanno comunque il pregio di aver scattato un’altra istantanea di quella storia confusa e contraddittoria che fu il primo punk italiano.
Discografia
- 1980 – Basta basta/La rapina (Cramps Records, 5202 251, 7”)
- 1980 – W.W.3 (Cramps Records, 5202 003, LP)
- A1. Metropoli
- A2. Io Sono Normale
- A3. Dimmi Perché
- A4. Il Sole Non Nasce Più
- A5. Tu Non M’ami Più
- A6. Harrisburg
- A7. Metallo Elettrico
- B1. Kecca Maledetta
- B2. Policeman
- B3. Trans
- B4. Libertà di Pensiero
- B5. Non Li Voglio Più
- B6. Spingi Spingi
- B7. Sono Solo
- B8. W.W.3
- 1980 – Oh! Caro amore!/Policeman (Cramps Records, 5202 257, 7”)