Nel libro “Hard core: introduzione al punk italiano degli anni ottanta” di Diego Nozza, piccolo dizionario che comprende la biografia di decine e decine di band punk italiane, i vercellesi Sorella Maldestra vengono definiti come “gli Skiantos di provincia incattiviti”. Forse una definizione migliore non si poteva trovare per descrivere una delle primissime band a misurarsi con il punk rock made in Italy, per quanto oggi sia difficile collocarli apertamente nella scena, esattamente come accade per i Decibel di Enrico Ruggeri, Gli Incesti o i già citati Skiantos.
In realtà i Sorella Maldestra meritano appieno di entrare in questa categoria poiché furono, insieme a tanti altri giovanissimi, tra i primi a rompere gli schemi musicali dell’epoca e a respirare un’aria carica di novità rivoluzionaria che proveniva dall’Inghilterra.
La band non durò tantissimo, condividendo la stessa sorte comune a tanti altri gruppi dell’epoca sopravvissuti giusto il tempo di una manciata di singoli o al massimo di un LP, e soltanto nel 2009 si è sentito ancora parlare di loro con la pubblicazione di un nuovo album fuori tempo massimo.
Quello che resta di veramente importante è il materiale di allora, il debutto su cassetta del 1979 intitolato “Cadavere” per la Harpo’s Music (la stessa etichetta di Gaznevada, Luti Chroma, Windopen, nonché della band di Freak Antoni), ristampato su vinile nel 1997 (anche se con una scaletta leggermente diversa). Checché ne possano dire i diretti interessati la sensazione che si strizzi più di una volta gli occhi proprio ai bolognesi Skiantos in modo più incazzato ed aspro è evidente e non solo per motivi di casa discografica, ma anche perché l’album venne registrato proprio nel capoluogo emiliano; qualcuno potrebbe anche pensare a una sorta di rivalità con la band di “Eptadone” per via del passaggio “Degli Skiantos me ne frego / non li vedo né li cago” nel loro pezzo più famoso “Io sono un fric” , tuttavia tra i due gruppi, specie col compianto Freak Antoni, ci fu sempre un rapporto d’amicizia.
Gli echi punk rock sono chiari nelle chitarre stridenti di Andy Cappato e Lee Bido, nella primitiva sezione ritmica di Turbo Lento (al basso) ed E. Pico (alla batteria) e nella voce stridula e graffiante di Aceto, ma sono probabilmente le tastiere prominenti di Al Bando e il sassofono rumoroso di P. Rude (anche alla seconda voce) a rendere più personale la proposta dei Sorella Maldestra con liriche a metà strada tra lo scherzo e la noia di provincia.



In questo magma di suoni e rumori frutto della penna di Franco Zanello, vero nome di P. Rude, tra Sex Pistols, Stranglers, riff hard rock e la citazione de “La ballata di Fantozzi”, “Io sono un fric” emerge come riassunto perfetto della musica dei Sorella Maldestra e un manifesto chiaro degli esordi della musica punk sul suolo italico: grottesco, rumoroso, coraggioso (con tanto di tastiere ben in vista prima che venissero sdoganate dai Ramones) stridulo, con un testo tanto assurdo quanto demenziale con versi che sembrano presi in prestito da “Pus” di Andrea Mingardi epoca Supercircus (non a caso anche lui bolognese):
Io sono un fric e te ne do un fracc,
io sono un fric e spacco tutto con il cric.
Non si tratterà di sonorità punk “storicizzate” come siamo stati abituati a concepirle negli ultimi 25/30 anni ma in fondo, anche se Vercelli non era Londra, suonano assai più vicine alla cultura del “fatto in casa” e delle “non regole” degli inizi del 430 King’s Road di quanto non si possa immaginare: assoli storti e sghembi di chitarra, una ritmica elementare e una vocalità che tutto fa pensare meno che al “bel canto” italiano. Tanto ci basti.



“Cadavere” è un album da riscoprire assolutamente per poter recuperare un tassello importante della nostra storia musicale sotterranea, ma soprattutto per comprendere la genesi di una scena che tantissimi nomi importanti ci ha donato.
Tracklist:
A1. Noia
A2. Io sono un fric
A3. Pronto
A4. Cadavere
A5. Non c’è via di mezzo
A6. Dammi tutto quello che hai
B1. Perché non mi caghi
B1. Tu e Dio
B3. Me ne frego
B4. Lutto (dal vivo)
B5. Scelta (dal vivo)
B6. Vengo (dal vivo)