Fa quasi male pensare che Jo Squillo, attualmente nota per condurre programmi a tema moda in onda nel palinsesto notturno di Rete Quattro, un tempo fu tra le maggiori esponenti del punk all’italiana. D’accordo che poi è arrivata Sabrina Salerno, la famosa “Siamo donne” e insomma un successo di tutt’altro tipo, è ugualmente triste pensare ai suoi esordi anticonformisti con la Kandeggina Gang e nel Partito Rock, a brani come “Skizzo skizzo”, al disagio giovanile ben espresso su note veramente fuori dagli schemi, perché chissà, se avesse insistito avrebbe potuto fare una carriera differente. Tuttavia non si rimane punk per sempre o perlomeno è difficile, soprattutto se si viene da un’agiata famiglia della Milano bene.
Così, dopo gli esordi genere riot girl nei primi anni Ottanta Jo Squillo, al secolo Giovanna Coletti, già nel 1984 decide di smussare il suo lato da vera dura a livello musicale, planando sulle più luminose spiagge del pop e della italo disco, che oltre ad essere più commerciali potevano anche esporla meno alla censura, che l’aveva colpita durante il suo seppur breve periodo da punk rocker.
L’imminente cambio di genere si intravede chiaramente nel 45 giri “Avventurieri/Voo-Doo” del 1983 in cui la furia del periodo Jo Squillo Eletrix viene sostituita, rispettivamente, da algidi tappeti di synth e ritmiche tribali, concettualmente più vicine ai PIL che ai Ramones, ma è con il secondo album “Bizarre” del 1984 che la metamorfosi si completa (o quasi).
All’album lavora anche il suo storico compagno Gianni Muciaccia a cui dedica il singolo “(I Love) Muchacha”. Gianni sul finire degli anni ’70 è un musicista militante nel gruppo dei Kaos Rock che guard caso fa da backing band alla nostra Jo. Resta un mistero come mai anche il rocker Muciaccia abbia deciso di seguire le orme della propria compagna buttandosi al pop facilone e successivamente ai programmi in seconda serata della seconda rete Mediaset facendo da regista anche a uno dei programmi condotti da Jo Squillo.
Stranezze a parte, va ricordato che “Bizarre” è universalmente riconosciuto come l’album più famoso della cantante anche a livello internazionale grazie al successo transnazionale del singolo di lancio “(I Love) Muchacha” con testo in italiano, inglese, francese e spagnolo; non è difficile capire il perché della sua scalata alle classifiche, forte di un sound misto tra funk e pop, un testo senza molto senso e un ritornello facile e appiccicoso (che riprende anche alcune parti della già citata “Skizzo skizzo”) Insomma è il tipico pezzo orecchiabile con sonorità alla moda (per il 1984) che non può non raccogliere consensi e così fu.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLZIuE-cc37xId2-PQeG2Lkfs399Cj_puT
Si viaggia allo stesso modo anche con “Dammi pace”, traccia che apre l’album, con un piacevole ibrido di synth-pop in odore di new wave a tema “amore libero” e “Jumbo Jumbo”, anche questa intonata in tre lingue, che parla del viaggio inteso come cambiamento profondo, coerentemente col titolo che rimanda a voli in terre lontane. Troviamo il medesimo messaggio anche in “Oltre il Blu”, molto interessante a livello melodico, che intende spingere l’ascoltatore a vivere al massimo la propria esistenza senza fermarsi mai perché “l’infinito siamo noi, se lo vuoi”, senza dimenticarsi mai che “ci vuole coraggio”.
Si prosegue poi con “Indiana Jones”, una specie di ode semiseria alla vita avventurosa, proprio come quella del mitico archeologo protagonista della celebre saga di film della ditta Spielberg-Lucas, di tutt’altra risma invece “Io ti cerco”, dai toni più cupi e decisamente intimisti ma che non per questo perde quel pizzico di verve danzereccia. La stessa oscurità è presente anche in “Sarò”, penultimo brano del disco che si chiude con la title track, che spicca tra le altre perché è la canzone più innovativa, si potrebbe dire quasi di rottura, frutto di una certa sperimentazione a livello musicale, posta comunque la virata pop dell’intero lavoro discografico, che si fatica poi a trovare nei successivi lavori della buona Jo.
La sua voce si accompagna bene, talvolta quasi si mescola, alla melodia un po’ stridente del brano, che attinge a piene mani dalle sonorità che hanno fatto grandi gli anni Ottanta. Anche il video aveva un certo esprit sperimentale, grazie all’idea dello scrittore e fotografo Toni Contiero di inserirvi elaborazioni dei suoi scatti fotografici.
Da “Bizarre” si intuiva insomma un certo potenziale, peccato che poi le cose siano andate a finire in Mediaset, per non dire altro. In fondo come darle torto, per dirla col Sommo Poeta “più che il dolor potè il digiuno”, ed è facile supporre che col punk del “no future for you” non ci si può costruire un avvenire mentre con un bel programma TV è tutto più semplice.
Tracklist:
A1. Dammi pace
A2. (I Love) Muchacha
A3. Io ti cerco
A4. Indiana Jones
B1. Oltre il blu
B2. Jumbo Jumbo
B3. Sarò
B4. Bizarre