
In origine la frase «costretti a sanguinare» altro non era che la traduzione italiana di We Must Bleed, brano spietato e capolavoro contenuto nell’album (GI) uscito nel 1979 ad opera dei The Germs (entrambi – disco e band – importantissimi e fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell’hardcore punk). Poi nel 1997 comparve nelle librerie italiane un’opera dallo stesso titolo che si fregiava di essere “il romanzo del punk italiano 1977-1984”,
Costretti a Sanguinare di Marco Philopat venne stampato inizialmente in sole 1000 copie, ma nel corso degli anni è passato attraverso altre riedizioni che l’hanno visto ampliarsi e subire qualche correzione, trasformandosi nel più esatto “racconto urlato sul punk”, così come lo immaginava l’autore che odiava quel sottotitolo originale che, a suo dire, non rispecchiava minimamente la vera natura del libro.
Effettivamente Costretti a sanguinare non è affatto un romanzo né tantomeno un saggio o un trattato sulla storia della musica punk italiana, piuttosto un vero e proprio racconto schizzato e senza freni di quegli anni e di quel movimento, vissuto sulla propria pelle di ragazzo di 15-16 anni all’inizio della sua avventura.
Difatti Philopat, classe 1962, non può essere considerato solo un attivista o uno studioso delle culture underground, visto che può fregiarsi di titoli ancora più importanti: oltre ad essere stato uno dei primi punk rocker in Italia con la sua band, gli HCN, fu anche uno dei fondatori del centro sociale Virus a Milano. Non solo uno dei primi centri sociali in Italia ma soprattutto il luogo più importante per quanto riguarda la diffusione della scena punk italiana.



Una musica dura e veloce e un percorso di vita vissuto all’insegna della rabbia e della protesta non potevano che essere descritte nello stesso modo, così il flusso di coscienza e la totale assenza di punteggiatura di Costretti a sanguinare svolge perfettamente questo compito. Non mancano però abbondanti puntini di sospensione e trattini che sostituiscono i tradizionali punti e virgole e che, per usare le parole di Philopat nell’introduzione alla nuova edizione del 2006, non delineano delle pause definite in quanto «può passare un nanosecondo o un mese, poco importa, quell’arco di tempo si può restringere fino alla sua dissolvenza se l’accavallarsi degli eventi lo consente, oppure dilatarsi a dismisura […]».
È un libro che ha senso d’esistere solamente in questi termini e che proprio in questo modo riesce a scorrere duro come ciò che racconta: gli inizi del punk in Italia, i consigli su come tenere i capelli dritti, le occupazioni, i viaggi a Londra, i collettivi, l’anarchia, le botte prese dalla polizia, i concerti boicottati (celebri quello dei Clash in piazza maggiore a Bologna ad opera del gruppo dei Raf Punk e un altro dei Bauhaus colpevole di essere presentato da Red Ronnie), il pogo, le anfetamine, l’eroina, l’alcol, l’ansia, il rifiuto delle istituzioni.



A corredare l’edizione del 2016 anche le immancabili foto e le illustrazioni folli e allucinate di Gianluca Lerici (che appaiono anche sulla copertina nella ristampa per Mondadori), conosciuto anche come il Professor Bad Trip, disegnatore storico di fanzine e t-shirt, purtroppo scomparso a soli 43 anni.
In poche parole Costretti a sanguinare raccoglie tutto quello che c’è da sapere sul movimento punk di quegli anni, narrato da chi è sempre stato in prima linea. Non si potrebbe davvero chiedere di meglio e difatti ancora oggi rimane un libro fondamentale, tanto che se fosse un film verrebbe sicuramente etichettato come cult.
Lo spirito continua cantavano i Negazione nel 1986 e questo potrebbe riassumere il senso del libro di Marco Philopat.