Marinella Ma Chi Te Lo Fa Fare
Marinella durante l'esibizione al Festival di Sanremo

Ma chi te lo fa fare, la divertente ironia di Marinella a Sanremo 1981

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Forse sono teorie da pura fantascienza, ma proviamo a pensarci un attimo: come sarebbe il mondo oggi se Cristina D’Avena non fosse diventata la fatina buona delle sigle dei cartoni animati targati Fininvest (poi Mediaset), ma avessero affidato tale ruolo a Marinella Bulzamini?

Non certo una scelta sciocca o azzardata considerando il suo aspetto da tata buona e stralunata, dalla folta capigliatura e una voce acuta e squillante. In effetti a lei fu affidata la sigla della prima edizione di Bim bum bam dal titolo Il cammello. Altri tempi, oggi quasi dimenticati: era il 1981 e la trasmissione veniva guardata sulla gloriosa emittente Antenna Nord, l’antenata di Italia 1.

Che cosa sia successo dopo in realtà non lo sappiamo, ignoriamo se la nostra Marinella fu mai considerata per tale ruolo o meno. L’unica cosa certa è che il suo ultimo lavoro discografico risale al lontano 1985 e che convolò a giuste nozze con il cantautore Roberto Ferri, autore di numerosi brani per tanti big della musica italiana, tra cui ricordiamo Videosogni di Marina Occhiena, Fuoco Fuoco di Fiammetta Flamini (prima sigla di Piccoli Fans), Sarà quel che sarà di Tiziana Rivale (vincitrice del Festival di Sanremo del 1983) e più recentemente la celebre …e dimmi che non vuoi morire cantata da Patty Pravo, scritta a sei mani con Vasco Rossi e Gaetano Curreri.

Peccato, perché il suo personaggio avrebbe meritato molto di più un triste dimenticatoio. Tutti i suoi 45 giri vennero racchiusi nel suo unico album in studio intitolato Ma chi te lo fa fare, proprio come la canzone che portò al Festival di Sanremo del 1981. Non era la prima volta: soltanto due anni prima vi debuttò con il brano, scritto dal futuro marito, Autunno, cadono le pagine gialle, bizzarra storia di un’operatrice della SIP (poi divenuta Telecom Italia) che dà letteralmente i numeri.

Sempre con lo stesso stile surreale e infantile tornò in quella 31ª edizione del Festival con Ma chi te lo fa fare dando vita persino a una piccola performance: vestita come una scolaretta con un gigantesco fiocco giallo al collo e con in mano una scopa di saggina sui cui lati erano state disegnate due facce, una triste e una allegra, ad accompagnarla sul palco c’era anche un piccolo coro (ovviamente in playback) composto da quattro persone tra cui spiccavano un uomo vestito come un giocatore di football americano e una donna con un lungo abito da sera nero.

Il brano, musicato da Gian Pietro Felisatti con testo di Vito Pallavicini, è semplice ma onesto e simpatico, un botta e risposta tra voce e coro che rappresentano rispettivamente lo slancio della gioventù piena di ideali e positività e il mondo degli adulti cinico e individualista. Nel brano Marinella elenca così una serie di desideri a metà tra l’innocente e l’irriverente («Mi piacerebbe parlare col vento / fargli suonare le trombe in convento» oppure «Mi piacerebbe inventare canzoni / per raccontare le mie illusioni» o ancora «Mi piacerebbe capire più di niente / quando un ministro parla alla gente»), mentre il coro tenta di farla tornare con i piedi per terra ribattendo ogni sua affermazione con un ossessivo «Ma lascia stare / ma chi te lo fa fare». Il climax lo si raggiunge nel ritornello degno di una fiaba in cui viene invocato addirittura «lo sciopero del male».

Mi piacerebbe un uomo fedele
far ingozzare serpenti di mele.
Mi piacerebbe far belli i brutti
e quelli tristi farli ridere tutti
e mi piacerebbe che al telegiornale
un giorno si annunciasse lo sciopero del male.

Una canzone all’insegna dello sberleffo e dell’ironia, una piccola protesta agrodolce che seppur raggiunse un dignitosissimo settimo posto al Festival (la stessa edizione che vide altre perle come Che brutto affare di Jò Chiarello, Hop hop somarello di Paolo Barabani e la mitica Tulìlemble di Domenico Mattia) venne presto dimenticata a favore di altri fenomeni da baraccone. Noi invece vogliamo coccolare questa Ma chi te lo fa fare e tributare al brano e alla nostra amata Marinella il giusto riconoscimento.

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