Paolo Barabani Hop Hop Somarello

Hop Hop Somarello, Paolo Barabani porta la storia di Gesù a Sanremo

Ultimo aggiornamento:

Paolo Barabani Hop Hop SomarelloHop hop somarello ha un titolo incredibile ma che fu utilissimo a depistare gli ignari ascoltatori del Festival di Sanremo nel 1981.

Si tratta infatti di un’insulsa canzone da parrocchia di periferia, camuffata da ballata folk, che narra la storia di Gesù dall’inedito punto di vista dell’asinello che lo accompagna in tour per la Palestina.

Pezzo innovativo e coraggioso quindi, dato che sarebbe stato più sicuro puntare su un personaggio di prima grandezza come l’asinello del presepe, e invece…

Per scrivere cotanto capolavoro, oltre allo stesso Paolo Barabani, ci vollero l’incontenibile classe del grandissimo Enzo Ghinazzi in arte Pupo, insieme al talentuoso compositore Gian Piero Reverberi, mastermind tra le altre cose del progetto Rondò Veneziano.

Lento lento sulla strada di Gerusalemme,
Sulla sella di un somaro
Viene l’uomo di Betlemme.
E’ un gran santo, un mendicante,
Un pellegrino, un gran furfante,
Un’artista non cantante di novelle.

Hop hop hop somarello,
Trotta trotta, il mondo è bello.
Hop hop hop somarello,
Trotta trotta, tu porti l’agnello.

I miracoli li fa da se con le sue mani,
Ma qualcuno per tre volte
Lo rinnegherà domani.
Questo è Pietro il pescatore,
Poi c’è Giuda il traditore,
Tutti amici finché si raccoglie gloria e onore.
Ma c’è un prezzo per l’amore:
Tre monete d’oro.
No, no, no.

Sulla piazza l’han portato
Al giudizio di Pilato,
Chi sarà questo pezzente,
Questo uomo è innocente.
Per Barabba hanno votato
Ed il Cristo han condannato,
Ed il sangue suo ricala sulla nostra gente.
Costui parla della pace:
Muoia sulla croce.

Hop hop hop somarello…

Con questo pezzaccio Barabani si piazzò a un prestigioso sesto posto nella classifica finale, guadagnando lo status di rivelazione dell’anno. Status che durò circa un mese, dopo il quale il cantatutore ricadde nel dimenticatoio dal quale era venuto.

Purtroppo (per noi) il destino aveva in serbo altri programmi per la sua canzone: Hop hop somarello, inaspettatamente, divenne un classico imprescindibile del repertorio scout. La fine che si meritava.

Barbara Ghiotti

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  1. La canzone di Paolo Barabani mi è piaciuta subito, dalla bella voce, al testo che ci fa ricordare chi non dovremmo mai dimenticare, soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo. Flavio

  2. Io da musicista (anticlericale, aggiungo, perchè ci sta bene) preferisco concentrarmi sulla struttura musicale, rispetto al testo, condivisibile o meno.
    Perchè è molto più semplice comporre una musica da 4 soldi con testo “impegnato” che una musica strutturata, debitrice, come nel caso di questo Barabani, verso il folk italiano. Magari, come dici nel cappello, questo brano è in realtà una ” ballata folk camuffata da insulsa canzone da parrocchia di periferia”, anche per ingraziare il pubblico e la giuria, visto che è andata a Sanremo.
    Ma forse era troppo operare una distinzione del genere. Me ne dispiace!!

  3. Comunque si scrive “aveva in serBo”.
    Magari, rileggere ciò che si scrive, non nuocerebbe a tale erudita critica.

  4. Il brano in sé non è un capolavoro ma si lascia ascoltare, invece il disco “In riva al bar” è un gioiello ingiustamente dimenticato. Ha ottime ballad affiancate ad altre melodie folk, anche arrangiamenti ed incisione sono notevoli. Anche i singoli “Buon Natale” e “Frutta fresca” hanno avuto il loro perchè. Sarei felice di potere incontrare Paolo!

  5. Che poi non è neanche corretto storicamente il testo: ‘tre monete d’oro’ non corrispondono ai trenta denari, per giunta una bella somma ai tempi di Gesù, visto che per guadagnare un denaro bisognava lavorare una giornata. Comunque, ciò conferma quanto sappiamo da tempo, ossia che non sempre la musica ‘religiosa’ è anche di qualità. (Concedetemi una piccola precisazione, da buon musicologo: esiste la musica ‘sacra’, cioè quella pensata per il culto, e la musica ‘religiosa’, cioè quella che si rifà all’ambito religioso ma senza essere pensata per le celebrazioni. Questo brano- e quello di altri ‘artisti’ come Claudio Chieffo, Marina Valmaggi e compagnia cantante- rientra appunto nella musica ‘religiosa’. Grazie per la vostra attenzione).

    1. In effetti, si sa che sbeffeggiare la religione “fa figo” da secoli e anche i recensori di questo sito tendono a seguire tale vecchia regola non scritta.
      Però va detto pure che questa e altre canzoni di argomento o soggetto religioso sono state presentate al Festival di Sanremo con una notevole dose di ruffianeria, perché la regola non scritta opposta è proprio quella di “schiaffare” divinità nei testi delle canzoni per attrarre la parte credente del pubblico.
      Insomma, né sarcasmo da mangiapreti, né buonismo da acquasantiera, sarebbe l’ideale.

    2. Sono i classici cazzoni radical chic che credono che offendere la religione renda più grandi!

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