Jò Chiarello, ovvero l’indimenticabile dimenticata! Scoperta da Franco Califano, debutta al Festival di Sanremo nel 1981 con la poetica Che brutto affare! scritta per lei dallo stesso Califfo e da Alberto Varano, imponendosi come donna disinibita, esigente ed aggressiva sul palco. Lei, una cascata di boccoli biondi permanentati, una vocina acuta e tanta energia.
Su una musichetta sintetica, semplice e banalotta si erge il testo, vero manifesto famminista dell’ideale di donna forte, ovviamente visto attraverso gli occhi di un tombeur de femmes come Franco Califano, il che é un po’ una contraddizione.
Il testo osa decisamente, con un lessico giovanile come «ti amavo di un amore nucleare» o «sei uno scoppiato da dimenticare» più adatte ad una giovane Donatella Rettore piuttosto che una ragazzina in gonnella che scodinzola allegra sul palco di Sanremo.
Oltre a questo colpiscono quei passaggi “made in Califano” tipici dello spaccone sciupafemmine che que prende le sembianze di una giovane donna pronta a prendere a calci un culo il suo maschio: «ascoltavo senza contestare le palle che sapevi raccontare» e ancora «non m’hai insegnato neanche a far l’amore, capisco adesso che non ci sai fare». In pratica un farfallone che non la faceva neppure godere a letto.
Inspiegabile perché il pubblico sanremese, borghese e bigotto, la eliminò prima della serata finale; un vero peccato perchè la vocina fastidiosa della buona Jò avrebbe meritato miglior fortuna.
L’anno successivo ci riproverà con un altro capolavoro scrittole dal Califfo, In bianco che non si riferisce certo a scelte cromatiche di dubbio gusto. Anche quella volta andrà male ponendo fine alla collaborazione con Franco Califano cercando di reinventarsi con un look completamente diverso e svoltando su uno stile più commerciale che la porterà a vincere Un disco per l’estate nel 1988 e ad arrivare seconda a Sanremo nel 1989 nella sezione Nuove Proposte.
Come descriviamo accuratamente nella sua discografia, Jò Chiarello pubblicherà solo due album, il sanremese Io e il cielo (1988) e Prima le donne e i bambini (1993) a nome Giò Chiarello cercando disperatamente il grande successo che, però, non arriverà mai.
Che brutto affare
Che brutto affare,
ti amavo di un amore nucleare
ed ascoltavo senza contestare
le palle che sapevi raccontare,
io ti consideravo un superman
ma non sei neanche un man,
scemo,
non sei nemmeno la metà di un man,
ma non sei neanche un man,
scemo,
non sei nemmeno la metà di un man.Che brutto affare
aver sbagliato in pieno a valutare,
sei uno scoppiato da dimenticare,
pensavi fossi un’oca da spennare
piuttosto il pollo l’ho pelato io,
ci son caduta un po’,
scemo
ma adesso il gioco lo comando io,
ci son caduta un po’,
scemo
ma adesso il gioco lo comando io.Che brutto affare,
non m’hai insegnato neanche a far l’amore,
capisco adesso che non ci sai fare,
parlavi bene e razzolavi male,io ti consideravo un superman
ma non sei neanche un man,
scemo,
non sei nemmeno la metà di un man,
ma non sei neanche un man,
scemo,
non sei nemmeno la metà di un man.