Se non fosse stato per mio fratello maggiore non avrei mai ascoltato gli 883, per prima cosa perché i primi album erano troppo pieni di volgarità per essere proponibili a una bambina delle elementari (e per l’atmosfera di casa mia c’erano anche espressioni in puzza di bestemmia tipo “Rotta X Casa di Dio” che era meglio evitare) seconda cosa perché lui aveva lo stereo in camera e non teneva mai la porta chiusa, quindi non avevo molta scelta. Ma era una cosa piacevole, meglio di quando ascoltava i Datura.
Ai tempi metà dei testi non li capivo proprio a livello lessicale, il senso di praticamente ogni canzone mi era oscuro, ma mi piaceva Repetto come uomo, l’epica sing along e le parolacce.
Poi Repetto se n’è andato, ma “La Donna il Sogno & il Grande Incubo” mi piaceva, cominciavo a intuire il senso di alcuni testi, una delle coriste si chiamava Chiara come me, e con mio fratello guardavo spesso il VHS del video. Poi è arrivato “La Dura Legge del Gol!”. Era il 1997, avevo 11 anni, e l’anno prima avevo iniziato a tagliare il cordone ombelicale che mi univa allo stereo di mio fratello grazie all’ascolto di “Jagged Little Pill” di Alanis Morisette, un disco che lui non si è mai filato e che a me ha accelerato l’inizio della pubertà. Questo disco degli 883 è forse l’ultima opera musicale a livello mondiale su cui io e mio fratello ci siamo trovati d’accordo, dal 1998 abbiamo smesso di capirci (a parte “Gli Anni”, ma quello è un best of). Forse è proprio il legame tra gli 883 e mio fratello, che ora vive in un altro paese europeo, che mi ha fatto dedicare strali alla loro opera, ma mai mi ero soffermata su questo disco.
Nella prima stampa “La Dura Legge del Gol!” ha un packaging ipnotico: nella barra laterale della custodia c’è uno strettissimo campo da calcio con la pallina che fa avanti e indietro. Se tenuta in mano durante la riproduzione del disco, il gioco di evitare che la pallina finisca in una delle due porte potrebbe distrarre dall’ascolto, ma l’impostazione canora di Pezzali da muezzin di Instanbul rimette immediatamente in riga.
L’album si apre con “Innamorare Tanto”, un pezzo talmente romantico da risultare immediatamente stucchevole anche per una bambina cresciuta nell’illusione del principe azzurro salvatutto: ok baciare una che sta dormendo da anni, ma dirottare un aereo? Sei fuori? Ma già allora, quando le mie relazioni sentimentali potevano essere descritte con “gli piace la mia migliore amica” e “non puoi stare insieme a un cartone animato”, la frase “voglio che se parli con le amiche di me possa dire come lui al mondo per me non ce n’è” mi aveva fatto intuire che dovevo godermi questo stato di anaffettività senza paranoie finché sarebbe durato.
Segue uno dei brani che sicuramente è pensato più per il pubblico maschile, ma all’interno delle strofe ci sono alcune descrizioni che hanno un profondo significato anche per le ragazze. Ah, dimenticavo: ogni volta che un testo degli 883 ha un “profondo significato” per la tua vita, vuol dire che sei nel registro degli abitanti della città degli sfigati. È un bel posto, siamo tutti cordiali, abbiamo un’ombra dentro con cui conviviamo preoccupandoci tantissimo per quello che pensano gli altri di noi. Io sono presidente della Pro Loco e spero ti troverai bene qui, altrimenti mi metto a piangere.
“La Regola dell’Amico” parla di una ragazza di cui tutti sono innamorati, e questi tutti usano l’amicizia come strumento per arrivare alle sue mutande. Non è una canzone sulla friendzone intesa come due che sono amici e a un certo punto uno dei due si innamora dell’altra. Questi sperano che dal suo essere amica nasca “cosa”, utilizzando un “legame sociale fondato su un sentimento vivo e reciproco” per entrare nelle sue mutande. Poi però entra nel bar con un altro, e invece di essere felici per lei, rosicano. A casa mia questi sono amici di merda. Quindi lei fa bene a non dargliela. Max rosica perché lei: 1) ha i capelli (che oltretutto profumano), 2) i suoi amici lo mollano da solo appena arriva questa qui. Per il resto è una versione meno ridanciana di “Servi della Gleba”.
“Nessun Rimpianto” è uno dei più classici pezzi sull’essere mollati, e mi piace pensare che il verso “ore spese a guardare gli ultimi attimi in cui tu eri qui con me” sia antesignano dello stalking compulsivo sulle pagine Facebook degli ex fidanzati. Lo schitarramento che parte verso il terzo minuto e quel “il tuo ricordo che mi bussa ma io non aprirò!” sono una roba che nell’abbruttimento post-lasciamento danno più soddisfazione di non farsi la doccia per tre giorni di fila.
La quarta traccia dell’album è la più narrativa, ricorda “Rotta X Casa di Dio”, ed è necessario ascoltarla avendo ben presente la versione video di “Jolly Blu”.
Se “La Regola dell’Amico” è una versione soft di “Servi della Gleba”, “Non Ti Passsa Più” ne è il suo seguito. Quando fai lo zerbino per fartele non va bene, quando fai lo zerbino perché ci stai insieme e vuoi (oh no!) fare bella figura con i suoi genitori non va bene, va bene solo quando lei ti molla e torni dagli amici che ti organizzano delle serata “approvate all’unanimità”. Onestamente mi sembra che il sottotesto di tutta questa celebrazione dell’amicizia tra maschi nei testi degli 883 sia “aaah, se solo mi piacesse il cazzo”. Comunque il testo di questo brano per l’uso di espressioni così facilmente del canzoniere ottoottotreiano come “pupazzo patetico”, “menate da panico”, “senza dir neanche bah” e per il continuo passaggio dalla terza alla prima alla seconda persone singolare da montagna russa, questo è tra i pezzi con la costruzione migliore dell’intera discografia di Max con o senza band.
La quinta traccia ha il tocco magico di Mauro Repetto, ed è così romantica e sinceramente struggente che pare scritta per una tipa, e invece no: “Se Tornerai” è un pezzo su un amico di Max morto a causa dell’eroina (interpretato in “Jolly Blu” da Dario Cassini che poi si è messo a fare il comico misogino invece di finire come il suo personaggio). Nella mia testa la frase “io che ho sempre i fatti miei con un’altra donna con degli occhi grandi che anche tu mi diresti è troppo bella” viene dalla penna di Mauro.
Sulla title track faccio una piccola premessa: il tema della nostalgia nei pezzi degli 883 è una cosa che non ho percepito attivamente se non quando ho riascoltato gli album da grande, ma è un sentimento che passivamente io, e tutti gli ascoltatori, ho immagazzinato, e questo senso di non vivere “l’età dell’oro” ce l’ho da quando avevo 11 anni, quando a malapena avevo il senso della memoria. “Gli Anni” è l’apoteosi in questo senso, ma pure “La Dura Legge del Gol”, con quell’attacco “chi le ha inventate le fotografie, chi mi ha convinto a portar qui le mie”, non scherza. Ma c’è di buono che in questo brano il passato non è un’amalgama di figate che non torneranno mai, c’è pure chi te la butta dentro a noi (la butta nel culo, ovviamente). Poi ogni scusa è buona per ricordare che come gli amici non ce n’è, e va benissimo. Non si vedono così tante salsicce neanche alla gara di chi mangia più hot dog da Nathan’s a Coney Island.
Dopo questa montagna russa di emozioni, parte il chitarrone di “Un Giorno Così”, un pezzo fatto per farti vivere la statale 526 come fosse il posto più figo d’Italia (spoiler: non lo è). C’è da dire che in una discografia che è all’80% “sbattimenti”, quando Max fa un pezzo felice ti viene voglia di offrirgli da bere e stare con lui il più possibile, perché poi è un attimo che la morosa lo molla/l’amico non gli parla/il conoscente si mette con una stronza e torna nella spirale di struggimento.
E infatti 4 minuti e 21 secondi dopo torna una donna a cui Max dice subito, parafrasando, “tendo a farmi prendere un po’ troppo bene nelle storie e mando tutto in vacca”. “Andrà Tutto Bene” è una canzone che pare la definizione di “profezia autoavverante”, con lui che si perde negli occhi di lei (con quel delizioso dettaglio spaziale “in un’auto”) e pensa che con questa andrà tutto bene, e poi bram! una strofa intera su tutte le volte che è andata male con le altre. Max, goditela finché ce n’è.
Nella nona traccia torna Repetto, che io sento tutto in quell’immagine assurda dei battiti che cadono dall’orologio. “Finalmente tu” è un pezzo struggente che, a mio parere, lo è cento volte più di “Come Mai” perché è facile esser tristi perché ti hanno lasciato, ma esserlo perché la tua fidanzata è lontana è anche frustrante sotto ogni punto di vista. E poi quanto urla Max nel bridge? E quando poi lei torna e tira tardi sotto casa? Pelle d’oca. Se l’avesse cantata Pezzali a Sanremo ’95 invece di Fiorello non sentiremmo neanche parlare di ’sta Giorgia.
“Non Mi Arrendo” musicalmente sembra un pezzo della colonna sonora di Un Medico in Famiglia e il testo mi confonde, non capisco se è la gioiosa minaccia di uno stalker verso la sua ex o verso una sua futura conquista, in ogni caso se è l’unica traccia che non so a memoria come il simbolo apostolico (grazie, educazione cattolica) c’è un motivo.
Nell’edizione del 2000, finite le tracce ufficiali, partono i remix con il botto: “Dimmi Perché” ha quel sapore di maschi con le camicie hawaiane che cadono in piscina vestiti e ragazze con i bikini sgambati a vita alta, e ha ovviamente un testo autoavvilente che neanche tutte le trombette di tutti i mariachi del mondo potranno nascondere. Segue la versione demo del migliore pezzo sulla vendetta della musica italiana, “TPS” ovvero “Ti Porto Sfiga”, che rappresenta alla perfezione la mia vita sentimentale a 11 anni, quando la mia migliore amica si è messa col tipo che amavo e io volevo che si lasciassero malissimo (non c’entra niente con la strofa, e manco sapevo come si scrivesse la parola “scopare”, però vaffanculo soprattutto lui).
Seguono due “silver mix” di “Innamorare Tanto” e “La Regola Dell’Amico” che non sarebbero ballabili neanche in una silent disco dove si sono dimenticati di portare le cuffie; l’inizio della versione de “La Regola dell’Amico” con quel “tu parli e tu ridi e tu” è talmente nonsense da fare il giro e far cagare duro. Segue il “book remix” di “Se Tornerai”, ovvero una versione identica all’originale ma più lunga e con più violini, quindi vale quello che ho scritto prima, solo leggetelo più lentamente e con più struggimento. Chiude (male) il remix Casa Sonica di “La Dura Legge Del Gol” che chi pensa che tutta l’operazione “Con Due Deca” sia una cosa sbagliata lo dice senza aver sentito questa disgrazia.
Nonostante gli inserti speciali, “La Dura Legge del Gol!” resta un disco pazzesco, che per equilibrio dei temi trattati, massime entrate nel linguaggio comune e sprazzi di felicità sonora è il migliore della produzione post-Repetto, e per me se la batte come migliore dell’intera discografia. Per questo Max voglio ricordarlo così, come il ragazzo con il cappellino degli Yankees blu che anche al cesso se lo teneva su.
Chiara Galeazzi
Tracklist:
01. Innamorare tanto
03. Nessun rimpianto
04. Non ti passa più
05. Se tornerai
06. La dura legge del gol
07. Un giorno così
08. Andrà tutto bene
09. Finalmente tu
10. Non mi arrendo
Tracce bonus nell’Edizione Straordinaria del 2000:
11. Dimmi perché (Remix)
12. TPS (Demo Version)
12. Innamorare tanto (Silver Mix)
13. La regola dell’amico (Silver Mix)
14. Se tornerai (Book Remix)
15. La dura legge del gol (Remix in Casa Sonica)