Parlare delle capacità artistiche di Valeria Marini è come sparare su una barca della Croce Rossa in fiamme che sta affondando, ma quando siamo venuti a sapere di questa sua nuova prodezza abbiamo mandato al diavolo ogni senso di colpa a favore dell’onestà intellettuale: se non ci sporchiamo noi le mani chi mai avrà il coraggio di farlo?
Detto fatto, muniti di una confezione magnum di Imodium ci siamo lanciati a bomba su questo nuovo singolo “Volare” che poi sarebbe “Nel blu dipinto di blu” perché, signore e signori, la nostra soubrettona ha deciso di reinterpretare il famosissimo successo di Domenico Modugno per scopi umanitari. Ma andiamo con ordine.
In realtà è Roberto Onofri, deus ex machina dietro tutto qusto, che apre le danze con un rap in pieno stile “Jovanotti con lo scorrimento lento” che già ci fa capire di che morte moriremo:
Era una notte fredda e profonda
L’Aquila dormiva quando arrivava l’onda
3 e 33 segnava l’orologio
il dramma era iniziato, arriva il sacrilegio.
Sì, avete capito bene, l’ennesimo disco-farsa con l’esca della beneficenza che rende tutti più rincoglioniti e poi vogliamo mettere un disco intitolato “Volare” dedicato a L’Aquila? Impareggiabile!
In realtà non dovremmo essere neppure troppo sorpresi conoscendo il pedigree di DJ Roberto Onofri, un habitué di progetti discografici per beneficenza che ci ha regalato perle “umanitarie” come “Girotondo rap” con Franco Nero nel 2001 e “Help Island” con Stefano Tacconi nel 2004. Ecco quindi che con disinvoltura pensa bene di non perdere l’occasione del terremoto in Abruzzo per coinvolgere un altro VIP canterino in un nuovo scempio del pentagramma.
Questa volta alla prosperosa soubrette è toccato il brano di Domenico Modugno, ovviamente riveduto e corretto, trasformato nel solito guazzabuglio “made in Onofri”: rap dozzinale mischiato con un’abbondante dose di molle pop elettronico che ben assorbe le asperità vocali di Valeria Marini (la quale, incredibile a sentirsi, afferma di aver studiato al conservatorio), per finire con il solito ritornello corale intonato, pensate un po’, dal coro dei volontari della Croce Rossa italiana. Non ci facciamo mancare proprio nulla insomma.
Inutile cominciare con le solite polemiche vuote tipo «i proventi del disco vanno in beneficenza», «almeno loro fanno qualcosa», «lo fanno per non dimenticare la tragedia» eccetera. Bene. Bravi, ma la canzone resta qualcosa di immondo per le nostre orecchie. Non c’e nulla di personale contro gli interpreti di questo gesto musicalmente scellerato, ma continuiamo a domandarci perché ogni qual volta che c’è di mezzo della beneficenza la musica viene sempre calpestata senza ritegno. «Bacistellari» (cit.) a tutti.