Jolly Blu Il Film Degli 883

Jolly Blu: Il Film degli 883 (1998 – film)

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Jolly Blu Il Film Degli 883Aspettate a proferire qualsiasi giudizio estetico o valutativo su questo Jolly Blu, a vomitare dalla vostra bocca una sequela di insulti, derisioni o sfottò di varia natura perché c’è una cosa, prima di tutte le altre, che dovete assolutamente sapere. Non del film stesso ma di chi è stato dietro la macchina da presa, il director Stefano Salvati che, prima di esordire nel mondo dei lungometraggi, ha avuto una buona carriera come regista di videoclip (attività che esercita tuttora) e oltre agli 883 nel suo palmarès troviamo lavori per Zucchero, Vasco Rossi, Antonello Venditti, Tazenda, Marco Masini, Alex Britti e addirittura Sting e gli Aerosmith. Ebbene signore e signori, Stefano Salvati è anche il regista del film Albakiara uscito nell’anno del Signore 2008.

Ora, non è che per forza di cose se non vi piace Jolly Blu vi stiamo chiedendo di rivedere il vostro giudizio, il nostro è più che un altro un invito a non essere così cattivi con quest’opera ben sapendo che la palma d’oro dello schifo spetta ad un altro lavoro di Salviati, e solo chi ha visto appunto Albakiara può capire, mentre tutti gli altri possono ritenersi profondamente fortunati per non averlo mai sfiorato neppure per sbaglio.

In sostanza allora, che cos’è questo Jolly Blu?

Si tratta del tentativo di lasciare impressi su pellicola i lavori e il messaggio degli 883 in un periodo di successo massimo per la band. L’anno è il 1998, “La Dura Legge Del Gol!”, pubblicato qualche mese prima, conferma l’ottimo andamento di vendite e di gradimento di pubblico e di lì a poco arriverà il best of, “Gli Anni”, trainato da un nuovo grande successo, l’inedita “Io Ci Sarò”. Proprio a cavallo di questo periodo Max Pezzali, l’onnipresente santo protettore Claudio Cecchetto e Stefano Salvati sviluppano il progetto per questo film che sulla carta è un omaggio a quelle pellicole con protagonisti cantanti famosi i cui titoli riprendevano molto spesso quello della canzone di successo del periodo. Stiamo parlando dei cosiddetti “musicarelli”, filone cinematografico che esordì negli anni ’50 per poi declinare intorno all’inizio degli anni ’70 e che oltre allo scopo di supportare la nuova uscita discografica di un artista avevano costanti riferimenti all’idea di moda e di gioventù.

Un’operazione revival con protagonista quindi la band per eccellenza sinonimo di gioventù e nostalgia. Possiamo parlare di un’operazione riuscita? No, purtroppo non del tutto.

Jolly Blu altro non è che un videoclip di 90 minuti dove le canzoni si alternano a storielle d’amicizia, amore e divertimento, nel più puro stile 883 ma ciò che in musica riesce a coinvolgere e a emozionare, trasportato su film non rende quanto dovrebbe, perché è difficile far scorrere su pellicola storie e modi di dire di una canzone. Prendete ad esempio Arrapaho, il film degli Squallor e vedrete come le stesse gag presenti sui dischi del gruppo, nel film hanno una resa molto ma molto inferiore.

Ciononostante tutte le caratteristiche della produzione della band di Pezzali sono presenti e non ne manca una all’appello: la provincia, il bar, le ragazze, la discoteca, la musica, le uscite con gli amici… Peccato che alla fine tutto scorra con addosso un aria d’ingenuità e faccia assumere all’insieme un sapore vagamente preistorico con i volti e i modi dei personaggi così perbene, così puliti, così innocenti, lontani anni luce dalla disinibizione e dai modi sguaiati di certa gioventù d’oggi. Jolly Blu oggi sembra quasi uno di quei gadget/giochi tanto di moda negli anni ’90 e che oggi osservi con curiosità e divertimento ma di cui ti stanchi presto perché non riesci a coglierne appieno lo spirito originario. Aggiungiamoci poi una qualità bassa in termini di regia e di recitazione (bassa ma non tremenda) e questo è un altro punto che non gioca a suo favore.

Jolly Blu Il Film Degli 883

Tutto orribile e da buttar via allora? No, non del tutto. In primo luogo ci sono le canzoni e chi è fan degli 883 avrà davvero di che divertirsi dato l’ampio numero di brani utilizzati per la colonna sonora, siano solo accenni o brevi passi cantati (“La Dura Legge Del Gol”, “Una Canzone D’Amore”, “Jolly Blue”, “Rotta Per Casa Di Dio”, “Andrà Tutto Bene”) o cantati per intero, talvolta con le parole che scorrono sullo schermo stile karaoke (“Hanno Ucciso L’Uomo Ragno”, “Come Mai”, “Sei Un Mito”, “Se Tornerai”, “Tieni Il Tempo”). Poi bisogna dare credito ad alcune scene di essere tutto sommato carine e azzeccate, una su tutte l’assurdo finale che vede la partecipazione straordinaria di Cisco, amico di Max Pezzali citato in svariate canzoni.

Infine, ultimo ma ultimo, c’è assolutamente da parlare del cast e dei suoi special guest: oltre a Pezzali e ad alcuni membri della band in ruoli tutto sommato di una certa consistenza, troviamo una serie di giovani attori esordienti ma soprattutto una carrellata di volti noti che vanno da Sabrina Salerno a Natalia Estrada, dalla coppia Saturnino e Jovanotti periodo “L’albero” (rispettivamente nel ruolo di un talent scout e del direttore di una casa discografica) fino ad arrivare all’indimenticabile Alessia Merz. Qui che arriva il colpo di scena, la leggenda da tramandare ai posteri. Un’altra attrice, allora agli esordi, aveva sostenuto il provino per il ruolo che poi andò alla Merz ma venne scartata perché ritenuta troppo sensuale. Questa attrice ha un nome che non è poco popolare, tutt’altro. Si chiama Angelina Jolie.

Jolly Blu, rispetto a tutto ciò che fino ad allora portava il marchio 883, fu un vero flop di critica e di pubblico. Ebbe più fortuna l’uscita in VHS che arrivò a vendere 300.000 copie e il suo primo passaggio in televisione, ma niente di più. Si trattò di un’operazione atipica e ben presto venne messa in un angolo della memoria. Lo stesso Pezzali nella sua autobiografia I Cowboy Non Mollano Mai gli dedica poco più di una decina di righe.

Eppure, nonostante sia banalotto e approssimativo è un lavoro onesto, la testimonianza degli anni che furono, un tentativo di descrivere una generazione. Non è stata realizzata un’opera memorabile ma si apprezza il tentativo. Come già detto Salvati ci riproverà dieci anni dopo con l’abominevole Albakiara e il suo cercare di volgere lo sguardo verso quella che viene definita la “generazione K”. Ma tra un film squallido e vergognoso come quello e uno sciocco ed ingenuo come Jolly Blu sappiamo da che parte stare.

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