La domanda da un milione di dollari è «Che fine ha fatto il biondino che ballava negli 883?» Magari molti sanno già la risposta o credono di sapere, ma rinfrescare la memoria di tutti non guasta mai in questi casi.
Senza tiomore di smentite possiamo definire Mauro Repetto l’ultimo eroe romantico della musica italiana: abbandonò il gruppo più famoso della musica pop italiana degli anni ’90 all’apice del successo per trasferirsi negli USA e poi di fallimento in fallimento si narra sia diventato l’orso Baloo ad Eurodisney. Sarà vero?
Siamo nei primi anni ’90 e gli 883 sono il nuovo fenomeno musical-generazionale italiano partorito dal mai domo Claudio Cecchetto. Due album campioni d’incassi come Hanno ucciso l’uomo ragno (1992) e Nord Sud Ovest Est (1993) lanciano Max Pezzali e Mauro Repetto dal bar in Piazza della Vittoria a Pavia alla cima delle classifiche di vendita. Sono su tutti i giornali, le radio e le discoteche mandano a ripetizione le loro canzoni, piacciono a grandi, piccini, mamme e papà perchè anche se dicono le parolacce le loro facce da ragazzi qualunque sono rassicuranti.
Purtroppo in tutto questo circo Mauro, pur essendo mente del gruppo e co-autore dei testi, non riesce a trovare una posizione nelle esibizioni dal vivo e mentre Max canta, lui non trova di meglio da fare se non ballare come uno scalmanato ed incitare il pubblico, scatenando contemporaneamente ilarità, tristezza e compassione. Da lì a diventare ben presto “quello che balla degli 883” il passo è molto breve. Se questo non bastasse il nostro viene pressochè ignorato dai media e pesantemente deriso dall’opinione pubblica, diventando l’obbiettivo preferito di molti comici (tra tutti divenne discretamente famosa all’epoca la parodia ad opera de I Fichi d’India, che trasformarono 6/1 mito in Sei un muto): nasce così il mito de “il biondino che ballava”.
Mauro giustamente non ci sta e dopo aver preso una sbandata folle per la modella Brandi decide di trasferirsi negli States realizzando così un suo vecchio sogno. Di punto in bianco lascia l’Italia e vola in America per produrre un film del quale Brandi avrebbe dovuto essere la protagonista (sperando in questo modo di conquistarla), ma si affida ad un losco avvocato che per 20.000 dollari promette di fornirgli l’aggancio “giusto”. Il suo American dream finirà ben presto: l’avvocato scompare con il malloppo e Mauro torna mesto mesto in Italia.
Il nostro idolo decide di abbandonare le sue velleità di regista e chiama il suo vecchio mentore Claudio Cecchetto per incidere un disco come solista; in fondo era sempre l’altra metà degli 883 e, almeno sulla carta aveva buone possibilità di accaparrarsi almeno una goccia dell’immenso oceano di fan della sua ex band.
Purtroppo Zucchero filato nero è un flop sotto tutti i punti di vista: scrittura banale, voce afona e stonata, melodie quasi fastidiose e testi rozzi e raffazzonati. Degli 883 non c’è nulla: manca lo “skazzeggio”, i testi tardo-adolescenziali e le melodie idiote ma memorizzabili. La differenza con la spensieretezza dai risvolti un po’ malinconici della sua passata esperienza al fianco dell’amico Max si acuisce in passaggi pesantemente autobiografici come Brandi’s Smile, dove il nostro, beffandosi della metrica, racconta il fallimento del suo sogno americano. Il disco è degno di memoria forse solo per la presenza in alcune canzoni di Francesca Tourè, futura vocalist dei Delta V.
Nonostante fosse stato girato anche un video per la canzone Baciami qui il disco fu un flop clamoroso sia per l’interprete, sia per il suo produttore artistico (tale Cecchetto): opera stroncata senza appello e dimenticata immediatamente nel disinteresse generale da parte del pubblico; il tutto fu ancora più amaro vedendo il successo sempre crescente che il suo ex compagno di sala giochi stava ottenendo.
Mauro decide di lasciare nuovamente l’Italia con destinazine questa volta Parigi. Dopo averci provato ancora con il cinema con il cortometraggio Point mort, passato tra l’indifferenza di tutti, abbandona lo show business e leggenda vuole inizi a lavorare ad Eurodisney.
Si dice che la sua fortuna giri improvvisamente proprio nel parco di divertimenti francese, quando Mauro, che lavorava come intrattenitore, sarebbe stato notato da uno dei direttori del parco (anch’egli di Pavia) che, una volta riconosciutolo come “quello degli 883”, gli avrebbe offerto il ruolo di responsabile delle coregrafie.
La verità (forse) non la sapremo mai. Di sicuro sappiamo che ora Mauro Repetto vive a Parigi, come direttore dello studio di design della moglie Joséphine Repetto dalla quale ha avuto due figli.
Il desaparecido Mauro riappare inaspettatamente nel 1998 in occasione dell’oceanico concerto degli 883 in Piazza Duomo a Milano, quando con una fugace apparizione sale sul palco e saluta le migliaia di fan accorsi, oscurando l’amico Max che, per qualche ragione ignota, appare in seria difficoltà, riuscendo solo a farfugliare qualche banalità, preoccupandosi solo di togliere di mano il microfono all’ex socio.
Eroe romantico, ultimo mito del XX secolo, sognatore o idealista del tardo ‘900, scegliete voi la definizione che più vi aggrada, ma anche se le sue doti artistiche sono molto limitate (non che Max Pezzali sia mai stato un genio) bisogna riconoscergli il coraggio di aver lasciato facili guadagni, fama e successo per potersi guardare allo specchio e dire: ci ho provato.
Mauro Repetto ha volutamente ucciso il suo personaggio un po’ come Lucio Battisti o Mina, ma in maniera ancora più radicale e se Max lo vediamo con sempre meno capelli e sempre più prezzemolino, lui rimarrà “il biondino che ballava” guadagnandosi l’eterna gioventù che solo i veri miti posseggono e lasciando ai posteri il disco forse più di culto della musica italiana.
EDIT 2013: Come un fulmine a ciel sereno il nostro Mauro Repetto ricompare improvvisamente su YouTube in una serie di video con degli assaggi dela sua nuova commedia teatrale The Personal Coach in programma per tutta la primavera 2012 al piccolo teatro Essaïon di Parigi. Questo è solo l’inizio di un parziale ritorno sulle scene, prima come ospite nel video di Sempre noi e poi firmando un paio di nuovi brani per la raccolta Max 20 in una sorta di reunion artistica lontana però dai fasti del passato.