Siamo prossimi al collasso! Ci stiamo distruggendo con le nostre mani. O forse no, perché gli sbalzi climatici, dai più considerati atipici, sono semplicemente il frutto di naturalissimi cicli solari.
Anzi, probabilmente lo schifo che stiamo compiendo su questa nostra madre Terra potrebbe addirittura far parte di tutto ciò che la Natura, nel proprio disegno universalmente armonioso, ha già previsto per noi. Motivo per cui possiamo continuare a lanciare in tranquillità le lattine di Dreher dai finestrini delle nostre Fiat Uno Rap.
Siamo moralmente autorizzati, dunque, a sdraiarci a quattro di bastoni su ogni tipo di teoria più o meno credibile? Presumo di no. Al contrario, sono convinto che ci si debba impegnare cominciando con l’affidarsi, in mancanza d’altro, alla mano leggera dell’educazione civica. «Oggi è stata piuma…» ricordando l’immenso Mario Brega. Motivo per il quale mi è stato assegnato il delicatissimo compito che sto per introdurvi.
Quante volte ci siamo posti la fastidiosissima domanda «Scialpi dove lo butto?». Alla fine capita che lo teniamo li, in stand by, per anni, di fianco all’olio esausto e alle pile scariche, in attesa dello stimolo che ci permetta di raggiungere i luoghi idonei alla raccolta. Proveremo dunque a sensibilizzare e informare i più circa il corretto smaltimento della musica di cui disfarsi.
Ferro: Fratello Metallo
Quanti di voi, inebriati dal deviante calice dell’adolescenza, si sono convinti a comprare Misteri, l’album che nel 2008 ha consacrato Fratello Metallo? Non credo poi così tanti…
Per chi non lo sapesse, trattasi della band di un autentico frate francescano attempato (al secolo Frate Cesare) che riceve la vocazione del rock (chiedo venia per il gergo anziano) iniziando ufficialmente a cimentarsi nel genere, col piglio del predicatore, sin dal 1990 e completando la sua personale evoluzione, attraverso l’album che stiamo procedendo a smaltire correttamente, da rockettaro a metallaro.
In questo e in analoghi altri casi possiamo procedere allo smaltimento prendendo direttamente l’album, in qualsiasi formato esso sia, e una volta vicini a un comune punto di raccolta per il metallo della vostra città scagliarcelo dentro con rabbia e imprecazioni. Lo stesso vale in caso di raccolta porta a porta: è importante scagliarlo con rabbia dentro il cestino o in alternativa addosso all’incolpevole operatore preposto alla raccolta.
Carta e cartone: Marco Carta
Il discorso è estremamente semplice: Marco Carta va riciclato assieme al resto di carta e cartone. Nomen omen.
Soltanto in una fase secondaria del processo verrà separato, tritato, compattato e lavorato assieme ad altri tipi di scarto e collanti per diventare MDF (comune materiale economico impiegato per l’arredamento di interni) destinato esclusivamente alla fabbricazione di tutti quegli spigoli dove è facile sbattere accidentalmente il mignolo del piede scalzo.
Elettrodomestici e dispositivi elettronici: David Zed
La cura dell’ambiente non può prescindere da un’opinione. Per questo motivo dobbiamo occuparci di David Zed, il celebre robot umano degli anni ’80 con in repertorio anche una manciata di piacevoli 45 giri, trovando tuttavia assurdo il fatto che possa esistere qualcuno che intenda disfarsene. Nello sciagurato caso, il procedimento corretto consiste semplicemente nel recarsi presso un sito autorizzato al trattamento degli elettrodomestici in disuso.
È assolutamente opportuno contenere il rischio di un errato smaltimento, essendo David Zed classificabile come rifiuto speciale. Probabilmente in più di una accezione.
Indifferenziato: Adriano Celentano
A seguito di Adrian, lo show televisivo dallo stesso ideato e trasmesso in Italia in un cupo inverno del 2019 e rivelatosi un flop totale, a più di qualcuno è scattata la convinzione di dover immettere Adriano Celentano nel ciclo della vita. Purtroppo, per i detentori della suddetta convinzione, la cosa non sarà così semplice, data l’impostazione storicamente crumir-qualunquista-catto-comunista che ha contraddistinto la retorica di questo grandissimo interprete musicale e cinematografico.
Per la somma dei motivi sopra citati, in caso di smaltimento, il molleggiato deve andare nell’indifferenziata. Ci dispiace soltanto che la cosa, in apparenza, possa stridere con il suo essere “unico”, ma con l’ambiente non si scherza.
Plastica: Scialpi
La plastica è attualmente il simbolo ufficiale dell’inquinamento, analogamente a ciò che fu il buco dell’ozono, causa di paranoia per tanti, troppi bambini cresciuti negli anni ’80. Resta, oggi, il problema dei fumi tossici e aumenta a dismisura quello della plastica; tutto questo a livello globale.
Entrando nel merito, è richiesta la massima dedizione nello smaltimento dei rifiuti plastici, per evitare che un giorno nei nostri oceani si formino isole di Scialpi grosse un milione di volte la Locride. Pare che, per evitare l’amaro suo destino, l’artista abbia iniziato ad utilizzare uno pseudonimo “indecifrabile”: Shalpy. E’ importante non farsy abbyndolare.
Vetro: Gianluca Grignani
Il motivo per cui Gianluca Grignani va differenziato nel vetro riguarda il quantitativo di materiale dallo stesso accumulato durante le sue sbronze (in fondo un po’ lo capiamo, non è certo facile passare il capodanno con Gigi D’Alessio a meno di non essere ubriachi). È da considerarsi quindi vetro ad honorem in compagnia, addirittura, dell’indimenticabile Piero Ciampi, cantautore e poeta livornese, ma in quel caso si tratta di un pezzo culturalmente pregiato che deve essere riutilizzato piuttosto che riciclato.
Ingombranti: Luciano Pavarotti & friends
L’emblema dell’inciviltà come simbolo totale è rappresentato dalla presenza di carcasse ingombranti in discariche abusive, se non addirittura al fianco dei comuni punti di raccolta urbani.
Eppure basterebbe talmente poco per fare le cose in maniera corretta essendo attivo il servizio “me lo prendo io il tuo bell’armadione”. Telefonando al numero in sovrimpressione è possibile comodamente accordarsi con una squadra di operatori nerboruti in grado di caricare e trasportare, per fini di smaltimento e riciclo, tutto ciò che riguarda il terrificante Pavarotti & Friends, comprese le registrazioni private su VHS.
Umido: Povia
Povia rappresenta uno degli aspetti maggiormente compatibili con il concetto di natura. Certo è che in presenza di grossi accumuli di Povia nelle città, specie se assolate, la cosa diventa antipatica da sopportare. Ci si augura per questo che il ciclo di raccolta venga svolto a dovere. Il motivo, a parte l’aspetto scientifico che non stiamo qui ad illustrare, per il quale Povia viene classificato come rifiuto organico, è racchiuso intimamente nel voler dare a quest’uomo un’ulteriore possibilità. Un’occasione in più per fare del bene, questa volta sotto altra forma. L’importante è procedere all’eliminazione con la massima regolarità, entro e non oltre il termine di un’adolescenza.
Pile e batterie: Piero Pelú
Le pile e batterie, anche se scariche, racchiudono sostanze altamente inquinanti e dannose che, se disperse nell’ambiente, possono inquinare gravemente suolo, acque e orecchie. Questo è esattamente il caso di Piero Pelù che da sciamano della new wave italiana negli anni ’80, avendo esaurito la carica energetica da ormai oltre vent’anni, si è via via trasformato in una risibile macchietta di sé stesso, tra pessime canzonette, linguacce da adolescente scemo e «hua!» d’ordinanza che deve essere smaltita al più presto in maniera consona per il bene nostro e dei nostri fogli.
Rifiuti tossici e pericolosi: Vasco Rossi
A differenza dei rifiuti urbani che produciamo a casa, quelli speciali necessitano interventi di smaltimento particolari e appositi. Impossibile pensare di smaltire un Vasco Rossi con le classiche tecniche di riciclo, soprattutto se parliamo degli ultimi trent’anni di carriera in cui ci ha proposto una quantità inesauribile di materia altamente dannosa che con un «eeeeeeehhhhh», e un «na na na» ha ormai inquinato le falde acquifere della nostra cultura.
Tommaso Labate e Vittorio “Vikk” Papa