Musicaitalia Per L'Etiopia volare nel blu dipinto di blu

L’Italia per l’Etiopia: l’operazione We Are The World all’italiana

Ultimo aggiornamento:

Musicaitalia Per L'Etiopia volare nel blu dipinto di bluNella prima metà degli anni ’80 la parola d’ordine fu una sola: solidarietà. Con gli occhi puntati sull’Etiopia colpita da una gravissima carestia, da una parte e dall’altra dell’oceano la macchina della beneficenza si mise in moto con la nascita di due supergruppi in cui vi confluirono decine e decine di big della musica.

Se il Regno Unito schierò in campo personalità del calibro di Sting, Bono, Phil Collins, Simon LeBon, George Michael, Paul Weller e Boy George (solo per citarne qualcuno), capitanati da Bob Geldolf sotto il nome di Band Aid, gli Stati Uniti non stettero certo a guardare e risposero con gli USA For Africa capitanati da Michael Jackson e Lionel Richie accompagnati da pezzi da novanta come Stevie Wonder, Tina Turner, Cindy Lauper, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Ray Charles, Billy Joel e tanti altri. Risultato di tutto ciò? I primi monopoizzarono il natale del 1984 con il tormentone Do They Know It’s Christmas?, i secondi replicarono con l’appiccicosa We Are The World.

Questa incredibile ondata di solidarietà e partecipazione culminò nella messa in scena nel luglio del 1985 del celeberrimo Live Aid, sempre organizzato organizzato anch’esso da Bob Geldolf (che tra le altre cose compare ai cori anche in We Are the World).

L’enorme successo che ciò riscosse fece si che iniziative simili fioccarono da una parte all’altra del pianeta: i Northern Lights in Canada (in cui troviamo Neil Young, Bryan Adams e l’attore John Candy), gli Chanteurs sans Frontières in Francia (in cui si dedica al bel canto anche Gérard Depardieu), gli Hermanos che raccoglieva tutti i cantanti latino-americani più celebri al mondo (tra cui José Feliciano, Plácido Domingo, Julio Iglesias, Roberto Carlos, Irene Cara e la boyband dei Menudo con un giovanissimo Ricky Martin) e gli Hear ‘n Aid, con cui il mondo dell’heavy metal volle aderire alla causa (qui troviamo membri di Judas Priest, Dokken, Mötley Crüe, Dio, W.A.S.P., Quet Riot e Iron Maiden).

In questo marasma di big della canzone che si univano in sinergie a scopo benefico poteva essere esente l’Italia? Assolutamente no. E fu così che nel 1985 per volere del produttore e impresario David Zard, fece la sua comparsa il supergruppo Musicaitalia per L’Etiopia che, con vulcanica fantasia, riprese la celebre Volare (Nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno.

Musicaitalia Per L'Etiopia volare nel blu dipinto di blu
L’interno del singolo con le foto degli interpreti

L’operazione non è che un gigantesco karaoke extralusso dove, una dozzinalissima base muscale da pianobar, fa da sottofondo per una ricca parata di grandi nomi del nostro panorama musicale. In effetti ascoltare nello stesso brano interpreti, spesso distanti per stile, tematiche e percorso artistico, desta una geniuina curiosità, oltre che un malcelato divertimento.

Di tutti i presenti solamente alcuni hanno l’onore di essere riconoscibili cantando una frase a testa (Vasco Rossi, Rossana Casale, Gianna Nannini, Angelo Branduardi, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Giuni Russo e Gianni Togni – sarà un caso che lui canti il verso «Quando tramonta la Luna li porta con sé»?). Tutti gli altri si perdono nelle profondità del coro collettivo cantato fino allo sfinimento, e per distinguerli bisogna affidarci al videoclip.

Abbiamo quindi il piacere di scoprire la presenza di Enrico Ruggeri, Patty Pravo, Eugenio Finardi, Milva, Banco del Mutuo Soccorso, Loredana Bertè, Riccardo Fogli, Ivano Fossati, Dori Ghezzi, Tony Esposito, Dik Dik, Maurizio Fabrizio, Ron e Claudia Mori. Lasciato un sorriso nostalgico per tutti i volti che non sono più tra noi resta il disappunto nel rendersi conto che la loro presenza è totalmente ininfluente e sprecata.

Il secondo difetto dell’operazione è invece legato alla scelta della canzone stessa. Perché se da un lato è pur vero che stiamo parlando della canzone italiana più famosa al mondo, è altrettanto innegabile che non ha alcuna attinenza con la causa che sta sposando, colorando di giogia e spensieratezza carestia e guerra civile nell’ex colonia italiana. Rimane quindi la sensazione sgradevole di un progetto pensato con estrema superficialità, in cui si pensò di affidarsi ad uno dei brani simbolo della canzone italiana per credere di aver vinto la scommessa, specie se si pensa alla grande occasione persa nell’avere un inedito firmato da uno o più nomi che aderirono all’iniziativa.

Nonostante i nomi coinvolti, nonotante la notorità della canzone e nonostante la causa cui perorava, il singolo fu un sonoro flop per le aspettative dei produttori, raggiungendo sì la seconda posizione nella classifica dei singoli, ma non andando oltre il 27° posto nella classifica di fine anno e venendo dimenticato in fretta da pubblico, cantanti e discografici. Davvero troppo poco, ma d’altronde il flop fu alimentato anche dalla scarsa promozione che accompagnò tutta l’operazione.

Molto meglio allora mettere sul piatto l’album degli Squallor Tocca l’albicocca (pubblicato stesso anno) e ascoltare USA For Italy, parodia dei brani corali realizzati per beneficenza, in particolare di We Are The World. Quello è il vero contributo di valore che l’Italia ha dato alla causa.

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