La guerra è un inferno che nessuno, nell’area culturale denominata “occidente” e fra gli appartenenti alla mia generazione, ha quasi mai vissuto direttamente in prima persona. Tuttavia da quando ho memoria se ne è sempre temuta l’incombenza (o la presunta tale), facendo spesso la fortuna di chi offre soluzioni per arginare il male o dei parassiti in cerca di audience.
In termini pratici, la guerra è sempre stata un’attitudine pregnante fra le caratteristiche dell’essere umano e spesso è stata definita come una cosa biologicamente normale, almeno per le “grandi” società. I poteri forti giustificherebbero così, tramite gli scienziati sociali di sistema, la guerra per poterla adoperare più facilmente: questo comportamento è a mio avviso imperdonabile, basti pensare alla fauna di pacifisti della Domenica che di riflesso si sviluppa da questo grande stagno, ma andiamo per gradi.
Nel 1999 secondo le stime di Emergency le guerre nel mondo erano 51, come riporta il retro della copertina del singolo Il mio nome è mai più, composto da uno speciale trio formatosi per la nobile causa di devolvere l’intero incasso delle vendite all’associazione umanitaria di Medici in Prima Linea: Luciano Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù. Il brano fu ideato e messo in vendita in seguito all’attacco armato della NATO in ex Jugoslavia, avente come scopo la disintegrazione totale di Slobodan Milošević.
Probabilmente l’ideatore principale del travolgente quanto azzeccatissimo giro in LAm che fa da scheletro a tutto il brano, ritornello compreso, sarà stato Ligabue. Quando alla fine compare un RE+ si ha la sensazione di sollievo pari a quella provata dallo stitico che riesce ad andare di corpo. Il concetto del pezzo è di immediata comprensione ed ha il semplice quanto nobile scopo di raccogliere fondi, non di dare insegnamenti o lezioni di storia e morale.
Mettendo momentaneamente da parte l’apparente ignavia che trasudano frasi del tipo «in fondo a me piaceva volare» oppure «voglio i nomi di chi ha mentito», entriamo nel tema.
Inizia Ligabue, che interpreta il ruolo di un profugo: «Io non lo so chi c’ha ragione e chi no se è una questione di etnia, di economia, oppure solo follia: difficile saperlo. Quello che so è che non è fantasia e che nessuno c’ha ragione e così sia…». Il buon Liga in questo passaggio manifesta inizialmente il dubbio in merito a ragioni o torti e a cause scatenanti per poi virare, assumendo per un attimo il controllo della sua mente, sulla certezza del fatto che nessuno c’ha ragione «e così sia».
Niente di troppo strano fino ad ora, il livello di confusione espresso dal cantante di Correggio potrebbe essere calzante con lo stato d’animo di un profugo di guerra. Inoltre è chiaro che questa non è una canzone di protesta; non è stata scritta per svelarci arcani, trame segrete, intrighi e complotti, ma è soltanto una canzone di beneficenza. Quindi prendere o lasciare.
Passiamo a Jovanotti, che in questo caso abbandona, in apparenza, le solite vesti del predicatore, per immedesimarsi in quelle di un militare che diserta le file del suo comando andando a lavorare, come ci descrive il videoclip, in un bar: «C’è stato un tempo in cui io credevo che arruolandomi in aviazione, avrei girato il mondo e fatto bene alla mia gente… in fondo a me piaceva volare». Sinceramente mi trovo in difficoltà di fronte a cotanta maestosità di pensiero. Un militare che si arruola in aviazione perché vuole girare il mondo e gli piace volare! Vabbé che la canzone ha poche pretese informative e più che incitare in qualche modo ad usare la logica, esorta le persone a devolvere un prezioso contributo ad Emergency, ma siamo già all’anticamera del «questo è troppo». Eppure continuiamo.
«E voglio i nomi di chi ha mentito, di chi ha parlato di una guerra giusta». Vuole i nomi?! Altro che disertore! A questo punto devo pensare che il ruolo che interpreta sia letteralmente quello di chi fa lo scemo per non andare in guerra. Facendo finta che non faccia lo scemo ma che lo sia realmente, mi permetto di suggerirgli un paio di nomi: Bill Clinton e Massimo D’Alema. Sì, proprio l’elegantissimo baffetto democratico a capo del governo di centrosinistra, area politica spesso coccolata dal divino Lorenzo che accende emozioni, raccoglie i fondi, cancella i debiti e appiattisce encefalogrammi.



In ultimo quel che rimane di un Piero Pelù che fu nel ruolo del fricchettone pacifista, anche se nel mio cuore rimarrà per sempre il darkettone di Desaparecido, che fa un invito al compromesso, sapendo che la convivenza è dura da attuare e che «la pace è l’unica vittoria». Solite soluzioni da hippie fuori tempo massimo e poi si finisce sempre a fumare spinelli in cerchio e leccare cartoncini lisergici. Il tutto, come testimonia il videoclip, contorcendo mani e corpo come solo un Iggy Pop sotto ketamina. Il brano deve essere entrato davvero sotto pelle al nostro Piero che lo vorrà fortissimamente re-incidere nel 2008 per l’album Fenomeni. Ma questa è un’altra storia.
Un’ultima attenzione va rivolta proprio al videoclip, diretto da Gabriele Salvatores, che monta un collage di immagini di guerra molto forti e spesso note che si alternano alle interpretazioni dei tre moschettieri canterini ritraendo sofferenza, dolore e distruzione. Un po’ quello che prova l’ascoltatore.
Questo per fortuna era il passato, un brandello di storia di una guerra ormai trascorsa. Ora cari LigaJovaPelù, mi auguro, a mai più!
Il mio nome è mai più
Io non lo so chi c’ha ragione e chi no
se è una questione di etnia, di economia,
oppure solo pazzia: difficile saperlo.
Quello che so è che non è fantasia
e che nessuno c’ha ragione e così sia,
e pochi mesi ad un giro di boa
per voi così moderno
C’era una volta la mia vitac’era una volta la mia casa
c’era una volta e voglio che sia ancora.
E voglio il nome di chi si impegna
a fare i conti con la propria vergogna.
Dormite pure voi che avete ancora sogni, sogni, sogni
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più…
Eccomi qua, seguivo gli ordini che ricevevo
c’è stato un tempo in cui io credevo
che arruolandomi in aviazione
avrei girato il mondo
e fatto bene alla mia gente
(e) fatto qualcosa di importante.
In fondo a me, a me piaceva volare…
C’era una volta un aeroplanoun militare americano
c’era una volta il gioco di un bambino.
E voglio i nomi di chi ha mentito
di chi ha parlato di una guerra giusta
io non le lancio più le vostre sante bombe,
bombe, bombe, bombe, BOMBE!
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più…
Io dico si dico si può
sapere convivere è dura già, lo so.
Ma per questo il compromesso
è la strada del mio crescere.
E dico si al dialogo
perchè la pace è l’unica vittoria
l’unico gesto in ogni senso
che dà un peso al nostro vivere,
vivere, vivere.
Io dico si dico si può
cercare pace è l’unica vittoria
l’unico gesto in ogni senso
che darà forza al nostro vivere.
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più…