Vandelli-Dik Dik-Camaleonti- Come passa il tempo

Il mesto ritorno di Maurizio Vandelli, Dik Dik e Camaleonti a Sanremo nel 1993

Ultimo aggiornamento:

Nel 1993 l’ondata di revival degli anni ’60 si sta finalmente spegnendo e con essa i lumini accanto alla foto di ogni artista che erano stati riaccesi da metà degli anni ’80 in poi, in occasione delle varie operazioni nostalgia.

Vandelli-Dik Dik-Camaleonti- Come passa il tempo

Incuranti di tutto e di tutti erano rimasti solo Red Ronnie che lanciava la sua collana per la Fabbri Editori Quei favolosi anni ’60 (ben 80 CD venduti nelle edicole) e Pippo Baudo che per cucinare il minestrone sanremese di quell’anno non potè trattenersi dal buttar dentro la pentola anche il tremebondo ingrediente dell’operazione festivaliera per eccellenza: mettere insieme per l’occasione due o più cantanti in odor di stantio e (ri)lanciarli sul palco dell’Ariston.

Quasi ogni edizione conosce queste espressioni di collaborazioni estemporanee, raramente passate alla storia con dignità (una su tutte Anna Oxa e Fausto Leali) e molto più spesso sciaguratamente indimenticabili (l’anno successivo, nel 1994, sempre il nostro Superpippo darà il peggio di sé accettando in gara la diabolica formazione della Squadra Italia).

Nel 1993 l’onere spetta all’estemporanea ammucchiata Maurizio Vandelli (ex Equipe 84), Dik Dik e Camaleonti, che come dicevamo giungono al Festival sul limitare di una moda ormai in netto declino, ma non riescono a slacciarsi da questa logica che li costringe a recitare la parte degli antichi a tutti i costi. Anzi, forse per motivi contrattuali, cavalcano questa immagine trasformandosi in un’orrenda caricatura sulle note di Come passa il tempo che sin dal titolo ci fa capire dove si andrà a parare, nel caso ci fosse sfuggito.

Il brano inizia subito malissimo con un breve inciso che rubacchia a piene mani dal celebre successo del 1967 dei Procol Harum A Whiter Shade of Pale e che immediatamente ci riporta indietro nel tempo confermando il tragico tono della canzone. Ecco quindi che piano piano vengono snocciolati tutti, ma proprio tutti, i più triti luoghi comuni di allora: il jukebox, il falò in spiaggia d’estate, la chitarra, l’isola di Wight, il plaid (lo Scaldasonno arriverà molto dopo a turbare i loro sogni), l’America, «un albero che non c’è più», «un cinema all’aperto e un maglione blu» e via andando.

In tutto questo “i magnifici sette” (western del 1960, la citazione non è casuale) si atteggiano senza particolare originalità a giovani diventati grandi, che guardano con distacco malinconico al tempo che non torna più, che «va come una 600 e quei ragazzi dentro siamo noi, come passa il tempo». Loro che si credevano eterni ed eroi e adesso vedono il tempo passar loro sopra. Come uno schiacciasassi, diremmo noi.

Come passa il tempo è un’operazione revival talmente sfacciata e grossolana che se non fosse per i serissimi interpreti sembrerebbe una parodia. In fondo, al di là delle alterne fortune, trattasi comunque di fior di professionisti da cui ben potevamo aspettarci molto di più. Ancora più triste sapere che gli autori della canzone sono tre grossi nomi della musica italiana: Beppe Dati, Giancarlo Bigazzi e Riccardo Del Turco, che probabilmente hanno voluto prendersi gioco di questi vecchi superstiti della musica di casa nostra. Non c’è altra spiegazone.

In ogni caso l’idea di Pippo Baudo di reclutare questi tre nomi storici per raccattare la quota “anzianotti” si rivelò poco fortunata dal momento che vennero eliminati e non arrivarono neppure in finale, senza il dispiacere di nessuno.

Giuseppe Sanna e Vittorio “Vikk” Papa

Come passa il tempo

Abbiamo tutti un sogno una fotografia
una canzone prigioniera
in un jukebox
che ci ha lasciato un segno
un po’ di nostalgia
in quell’estate al mare
intorno ad un falò
e c’era una chitarra
che non smetteva mai
era così la nostra
isola di Wight.

Abbiamo tutti dentro
una periferia
una ragazza un plaid
una domenica
noi che avevamo sempre
voglia di andar via
noi che eravamo pazzi dell’America.

E tutto era più bello
o ci sembrava a noi
ma come passa il tempo
dai vent’anni in poi.

Come passa il tempo
come si butta via
io che non sono un santo
e ho sbagliato tanto in vita mia
come passa il tempo…
che non ripassa mai
va come una 600
e quei ragazzi dentro
siamo noi….

Come passa il tempo.

Abbiamo tutti un albero
che non c’è più
e tutti almeno un verso
di una poesia
un cinema all’aperto
ed un maglione blu
prestato ad un amore
che e’ volato via
ci credevamo eterni.

Ci credevamo eroi
ma il tempo se ne frega
e passa su di noi.

Come passa il tempo
sulla felicità
noi non abbiamo vinto
ma viviamo e il sogno
va più in là.

Come passa il tempo
va dove tutto va
va e ci sembra lento.

Ieri era tanto tempo fa
tanto tempo fa.

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    1. sei un coglione, e lo dimostra il fatto che sia una delle canzoni più amate dal pubblico italiano, guarda le visualizzazioni e i commenti su YouTube. Ma che i critici non capiscano un cazzo lo dimostra pute il fatto che venne esclusa da s.Remo.

      1. scusa Francesco, nn mi riferivo a te,ma a quel pirla di autore di questa recensione, che fa una citazione colta dicendo che hanno plagiato un classico anni ’60, cosa del tutto falsa. Giusto x spandere ulteriore merda.Testo e musica originali

  1. Sono perfettamente d’accordo con te e con tutti i commenti precedenti che stigmatizzano l’articolo di questo “fenomeno”.
    La canzone è bellissima, musicalmente molto originale, nei salti di tonalità, negli elaborati ruoli canori, il testo “credibile” a qualunque età, la professionalità di autori, esecutori ed interpreti è eccellente.
    Questi articoli nascono per partito preso, senza rendersi conto dei significati musicali e testuali che esprimono, sono offensivi nei confronti del pubblico, ma soprattutto di chi ci ha lavorato e molto per rendere il brano il capolavoro che è

  2. Che canzone stupenda. Ho 39 anni, ma la vorrei ascoltare ancora quando ne avrò 20 di più. L’articolo che commenta lo trovo quasi oltraggioso, declinando tutto ad un ritrovo da RSA e by-passando completamente il senso e la visione che si trascina dietro. Lo scorrere del tempo lascia correre anche la nostalgia ed io già rimpiango gli anni 90 quando da bambino vedevo mio padre trafficare con il suo primo Macintosh, uno scatolotto in bianco e nero e io, nella mia stanzetta, con una quasi vecchia console Atari. Vabbè, ma cosa ve lo dico a fare. Comunque ribadisco, brano stupendo, chiaramente parere personale, e credo anche che sia stato discretamente venduto.

  3. Sicuramente questi presunti critici fanno venire in mente tale Bertoncelli; come lui parlano senza sapere di cosa parlano.
    Cari comediavolovichiamate, non avete la più pallida idea di cosa sono stati quegli anni e la musica di quegli anni.
    Andate a nascondervi^

  4. Una grande canzone, nostalgico e malinconico ma comunque bello.
    Non sono d’accordo con la recensione!!!

    1. Chi si può arrogare il diritto di stabilire cos’è bello o brutto specialmente se si parla di canzoni ? Per chi è nato il quel periodo questa canzone è bellissima chissenefrega se ai più giovani non piace? Invecchieranno anche loro e allora diventeranno nostalgici anche loro è una ruota che gira

    2. Solo due stronzi come voi che probabilmente non conoscono ne la musica ne la storia della musica potevano scrivere simile articolo.

    3. Solo due stronzi come voi che probabilmente non conoscono ne la musica ne la storia della musica potevano scrivere simile articolo.

  5. Francamente il commento, anzi la critica forte, di Sanna e Papa (che poi: ma chi siete?), mi sembrano fuori luogo e non condivido una sola riga di quanto hanno scritto. Non c’è dubbio che “Come passa il tempo” può piacere o no; probabilmente piacerà di più a chi era adolescente negli Anni Sessanta, e meno a chi allora doveva nascere. Ma stroncare così un pezzo dove, tra gli altri, il grande Maurizio Vandelli ci ha messo la faccia, mi sembra un’operazione alquanto azzardata, anzi di più: semplicemente e stupidamente presuntuosa. Qui c’è gente, come Vandelli appunto, o altri che vengono dai Dik dik e dai Camaleonti, che ha fatto, sì, un'”operazione nostalgia”: e allora? Cosa c’è di male? A me, che sono nato negli anni ’50, è piaciuta. Vandelli & co. sono persone che hanno lasciato il segno nel campo musicale italiano; io e i miei amici ci divertiamo ancora a suonare quelle canzoni che loro hanno reso famose. Embè? Sanna e Papa quale segno hanno lasciato nella musica? Che vuol dire che “il pezzo inizia malissimo con un breve inciso rubacchiato da “A Whiter Shade of Pale” … ecc.”? Solo perché il suono riprende l’Hammond dei Procol Harum? Ma voi capite qualcosa di musica? Davvero? E la sapete suonare? Mi piacerebbe sentirvi, per capire chi siete… Mi sembrate solo dei presuntuosi che credono di stupire con le loro critiche, mentre invece a mio parere chi fa pena qui siete solo voi, non certo Vandelli e chi ha cantato e suonato con lui questa canzone! (Per la cronaca, sono finito per caso sul vostro sito “Orrore a 33 giri”, e di certo non vi entrerò più. E un consiglio: prendetevi qualcosa contro il mal di fegato, perché mi sembra evidente che abbiate qualche problema).

    1. Ma che state a di!
      Pezzo favoloso!
      Parole critiche ridicole.
      Grande tonino!
      Ah… Come passa il tempo.. ♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️

    2. se dici hammond già questo due pischelli si perdono…uno si chiama papa nn a caso, pontifica senza capire una mazza, ma prprio zero di musica

  6. Cari i miei critici “pontificatori” vorrei ricordarvi che Musicisti veri del calibro di Jimi Hendrix e Lucio Battisti, quindi, persone ben più competenti di voi, hanno detto “… non importa quale musica ascoltiate, nera, bianca, canzonette o testi impegnati, non importa, ascoltate la musica che più vi piace, che vi regala emozioni …” Un altro grande, Francesco Guccini ha giustamente mandato a quel paese ” … un Bertoncelli o un prete che sparavano cazzate …” Chi siete voi per arrogarvi il diritto ad esprimere giudizi così “tranchant” ? Per parafrasare un altro grande, Renzo Arbore, “meditate gente, meditate” prima di “pontificare, aggiungo io.
    Federico

  7. ho riscoperto questa canzone dopo tanti anni ed è bellissima testo e musica.mi ha riportato indietro negli anni il critico se cosi si può chiamare ,non ha capito un tubo

  8. Caro signor nessuno che ha scritto questa recensione, invecchierà anche lei o forse ha già iniziato a farlo ma senza un briciolo di anima. Questa canzone porta con sé, ogni volta che la si ascolta, tante emozioni e se lo lasci dire, la nostalgia ha diritto di manifestarsi.

    Bellissimo ritratto di un passato che ebbe molto da dire e di un’epoca che ebbe il diritto di sognare.

  9. Mi dispiace che questo signore….non so chi sia …critico musicale o no…..in ogni caso il testo è piacevole come pure la musica…ed i 3 interpreti , l’hanno cantata bene….quindi caro critico…..anziché partire prevenuto….provi a comporre….suonare…cantare…..anziché criticare e dare giudizi puerili solo perché ha in mano una penna…..ops…pc……viva la musica e i suoi degni interpreti…..

  10. Non la ascoltavo tipo… dal 1993. Nonostante questo, appena ho letto il titolo, mi è ritornata subito in mente la melodia ed anche alcune parole.

  11. per chi ha vissuto gli anni 60 è la canzone dei ricordi, della gioventù. Il ritmo le note ricordano “Senza Luce” ma è una bellissima canzone interpretata benissimo. A noi che abbiamo superato gli anta, emoziona e, la riscopriamo oggi. Anche se al festival del 1993 arrivò diciannovesima. Il tempo da anche ragione.

  12. questa e’ la piu’ bella canzone che io abbia mai ascolatato.
    ti riporta ai tuoi anni della gioventu’ che ormai non torna piu’.
    anni belli, spensierati, felici.
    LE CANZONI DI OGGI NON TI FANNO SENTIRE NULLA DI TUTTO CIO’

    1. ….concordo perfettamente con te, bellissima canzone. Poi è chiaro che questa poesia è rivolta a chi ha passato, abbondantemente nei mio caso, il mezzo secolo. L’illuminato critico esordisce molto male, lui si, con la presunta copiatura dai Procol Harum. Con la produzione attuale di canzonette vorrei proprio vedere quale possa esente da questo peccato originale. Questa poi è volutamente un collage delle sensazioni di quell’epoca. Naturalmente mi riferisco a canzoni vere e non a quelle di rapper e cose di questo genere. Grandi Vandelli, Tonino e i Dik Dik, alla faccia della cosiddetta critica. Ciaoooo….

      1. Ah e quindi secondo te chi suona rap non scriverebbe canzoni vere? Sei un pò presuntuoso oltre che ignorantello in materia… Prima di postare il tuo livore da vecchio matusa, documentati meglio, se no fai la figura del cioccolataio…

  13. All’epoca il pezzo non era neppure troppo disprezzabile, anzi. Il dramma è oggi: vedere in questo clip cantanti allora cinquantenni trattarsi come fossero settantenni all’ultima cartuccia. Voci immediatamente riconoscibili e inconfondibili (soprattutto quella del grande Cripezzi), ma riascoltare adesso questa canzone mette una maledetta tristezza, dato che i 50enni oggi siamo noi e da quel Sanremo sembra passato un secolo.

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