Quella a seguire è un appello intriso di lamentela rivolto agli eredi di Lucio Dalla affinché interrompano lo scempio che Jovanotti ha fatto di Caruso.
Intendiamoci, ci sono eredi ed eredi: ci son quelli più molesti, vedi il recente caso Achille Lauro al Premio Tenco, ma gli eredi di Luigi mica si lamentano davanti ad altre bruttezze della rassegna, e quelli più talebani come la moglie di Lucio Battisti su tutti, ma almeno qualcuno c’è.
Soprattutto in un’estate comunque sfigata come quella del 2020, quando le notizie si inseguivano una peggio dell’altra e mancava soltanto che piovessero rane ecco che arriva il sempiterno Jova a darci il colpo di grazia con questa sciagurata operazione, giusto per annichilire ancora di più le giornate balneari sottotono come quelle trascorse, tra turisti spariti e risse per le distanze non rispettate.
La terrificante reinterpretazione di Caruso nasce in seno all’operazione I Love My Radio, il progetto che unisce per la prima volta le emittenti italiane per festeggiare i 45 anni del sistema radiofonico con dieci cover nuove di zecca. Tuttavia, nulla obbligava a trasformare l’omaggio in abominio e solo la grazia divina (evidentemente, lassù in cielo Lucio Dalla ha agganci potenti) ha impedito che le radio ci propinassero la versione latino-americana di Caruso, brano svillaneggiato come se non ci fosse un domani.
In effetti il mai domo Lorenzo Cherubini incide due versioni dell canzone, una chitarra e orchestra dove non raggiunge neppure il “livello pianobar”, ma la vera perla è la quella con gli italo-peruviani Cacao Mental con cui imbastisce una canzoncina da fine serata sulla spiaggia. Jovanotti dimostra anche di non conoscere il testo, anzi in realtà di non essersi neppure chiesto quale fosse il senso della canzone, tale che potevano chiedergli di coverizzare L’uomo tigre e avrebbe avuto lo stesso risultato. Il brano di Lucio Dalla narra delle ultime ore di vita di Caruso, ore di sofferenza “alleviata” dal platonico amore verso una sua allieva: essendo la sofferenza il clima di sottofondo del testo, è chiaro che non può essere abbinata ad una musica latino-americana, tantomeno può essere trasformata in roba da indianata in spiaggia.
Nelle mani di Jovanotti (che, non dimentichiamo, è uno che è transitato dal rap, al rock, passando per il pop da catechismo), assistiamo ad un incrocio perverso tra samba e una sorta di bachata, roba da balli di gruppo per ultracinquantenni arzille in libera uscita. In conclusione, poichè l’umilità è evidentemente dote non pervenuta, accusato il colpo non ci resta che aspettare La costruzione di un amore su base trap cantata da Sfera Ebbasta.