Nel 1990 la nostra Jo Squillo, per qualche motivo che non ci è dato sapere, sente il bisogno di fare il punto della situazione sui suoi primi 10 anni nel mondo della musica, non certo privi di qualche piccola soddisfazione, a cominciare dagli inizi pink-punk, prima con le Kandeggina Gang e poi come solista con l’elettrizzante Girl senza paura che, pur rubando a mani basse da Ramones e Devo, pur con molto meno talento, aveva un’energia interessante.
La carriera della nostra a questo punto comincia una strana involuzione che la vedrà trasformarsi in un ibrido a metà strada tra la new wave e la world music (Africa e soprattutto il singolo Avventurieri), per finire con un pop spicciolo dallo sculettamento facile con il tormentone bubble-gum (I Love) Muchacha che ci ricorda perché gli anni ’80 vengono tanto disprezzati.
Per lanciare questa “succosa” raccolta intitolata Tracce 80/90 l’ex ragazzina terribile ha la genialata di piazzarci la classica cover a tradimento. In questo caso la vittima è la gloriosa Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, vero e propria torrente in piena di carica sessuale prostituita al dio del rock’n’roll.
State tranquilli perché l’hard rock al testosterone di Page & Plant nelle mani della signora Coletti e con la produzione del suo fedele compagno Gianni Muciaccia, si trasforma in un blob informe senza capo né coda: base dance rubata con tanta faccia tosta a The Power, enorme successo degli Snap! dell’anno prima, le tastierine prese in prestito da Boys dell’amica Sabrina Salerno e qualche chitarrina sintetizzata con tanto di pseudo-assolo buttato lì come per dire “sentite come sono rock”. L’energia come al solito non manca con la nostra Jo che ci ripete ininterrottamente che vuole darci il suo amore, tutto quanto il suo amore, tra i celeberrimi gemiti che qui diventano parte integrante dell’arrangiamento tanto sono insistenti durante tutto l’arco del brano.
Giusto per non farci mancare niente questa porcheria fece capolino anche al Festivalbar di quell’anno senza però trasformari nel tormentone sperato. Poco male perché alle porte c’era una doppietta di successi nazional-popolari di rara bruttezza e alto fastidio: nel 1991 arriva Siamo donne presentata in coppia con Sabrina Salerno e le sue tette sul palco del Festival di Sanremo e nel 1993 con l’inno post-tangentopoli Balla italiano. Indubbiamente sempre sul pezzo, ma quasi quasi la preferivamo quando si limitava a rovinare allegramente le canzoni altrui.
Vittorio “Vikk” Papa e Andrea Giovannetti