DJ Francesco, grazie al suo cognome ingombrante (Facchinetti) e all’aiuto del solito Claudio Cecchetto è il responsabile di vaer rovinato l’estate del 2003 agli italiani grazie al suo tormentone da asilo “La Canzone del Capitano”.
L’anno successivo, dopo la partecipazione a Sanremo con “Era Bellissimo” arriva inesorabile come il Natale il suo primo album e tutte le premesse vengono mantenute. Sin dalla copertina di cattivo gusto, il disco si preannuncia nefando: un minestrone disgustoso senza capo né coda tra musica dance da villaggio turistico, rap sfigato, pop paraculo e rock spompato. Esattamente quello che ci aspettavamo: il vuoto spinto.
La nuova creatura cecchettiana è un vero tormento soprattutto per l’atrocità dei testi che sembrano un terrificante esperimento di laboratorio finito fuori controllo, mischiando il Jovanotti del primo periodo (tra “La Mia Moto” e “Giovani Jovanotti”), rime che sembrano pensate da Pino D’Angiò dopo che si è fatto una canna assieme a J-Ax, condite da uno slang giovanistico che vuole essere simpatico a tutti i costi, scatenando al contrario istinti omicidi.
Il disco è una Caporetto a cominciare dal fatto che ci ritroviamo tra le mani non uno ma ben 2 CD, perché il nostro in uno slancio di magnanimità verso i mondo ha deciso che avevamo bisogno di una versione karaoke del disco nell’assurda convizione che questo opus fosse il non plus ultra della party music. Ascoltando questo disco per tredicenni non possiamo non notare che “Salta” e “Un Viaggio Ha Senso Solo” sono riscritture pedisseque proprio de “La Canzone del Capitano”, mentre “Christina (My Love)” suona di plastica come un qualsiasi brano degli anni 2000 di qualche rapper scrauso d’oltreoceano e che “La Mia Polka” è una roba imbarazzante per quel gioco di parole tra “polka” e “porca” che fa molto prima media.
Tra in tutto questo liquame sonoro troviamo anche Luciano Pavarotti che, diciamocelo, è abituato a sguazzare in porcilaie musicali come pochi avendoci regalato i duetti più improbabili della storia della musica nei suoi Pavarotti & Friends, e qui ci mette la sua voce nel brano “Ti Adoro” a monito per tutti noi stronzetti che nella vita è fondamentale avere un cognome famoso: io sono Francesco Facchinetti e grazie a papà Roby canto pure con Pavarotti e voi non siete un cazzo.
Chiude il tutto l’inno pop-punk da oratorio “Voglio Una Tipa” che probabilmente è stata scritta in un flusso di coscienza da Jovanotti ubriaco sulla tazza del cesso.
Un disco inutile di un personaggio inutile ma si sa “i figli… so’ pezzi ‘e core”.
Pessimo.
Tracklist:
01. La Canzone del Capitano
02. Era Bellissimo
03. Festa
04. Christina (My Love)
05. La Mia Polka
06. Ti Adoro (vs Luciano Pavarotti)
07. I Love “Consol” (Sha La La La)
08. Salta
09. Un Viaggio Ha Senso Solo
10. Voglio Una Tipa