Nell’estate del 2001, pochi mesi prima degli attentati dell’11 settembre, arrivò 1 in +, l’ultimo album targato 883 non solo in senso cronologico, in quanto sarà anche il canto del cigno dello storico marchio, nonostante non lo sapesse ancora nessuno se non probabilmente solo il nostro Max Pezzali.
In realtà pareva che l’avventura come 883 fosse già giunta alla fine due anni prima con Grazie mille che già dal titolo aveva un chiaro sapore di addio. In quell’occasione il cantautore di Pavia, appena trentenne, realizzò un disco molto malinconico, tremendamente nostalgico e a tratti triste, tanto che a tutti doveva sembrare chiaro che i tempi cazzoni iniziati con Non me la menare, proseguiti con La radio a 1000 watt e Non ti passa più erano finiti a favore di brani dai tratti più maturi come dimostrano pezzi di cantautorato maturo come La rana e lo scorpione o Le luci di Natale.
In effetti i trent’anni è un’età in cui ci si butta totalmente alle spalle lo scazzo spensierato senza però entrare totalmente appieno in quella che è considerata a tutti gli effetti l’età matura dei temutissimi “anta”; una sorta di sala d’aspetto spesso ironizzata con i primi acciacchi e le serate in casa a guardare la TV sotto un plaid quale massimo della trasgressione. A un certo punto però deve essere successo qualcosa nella testa del nostro Max, forse resosi conto di poter ancora permettersi il lusso di fare il cazzone senza troppi imbarazzi o, visto il drammatico dimezzamento di vendite del serissimo Grazie mille rispetto ai dischi immediatamente precedenti, corse in ritirata tentando di riportare il marchio 883 su lidi più leggeri e festaioli; oppure fu solo l’inevitabile compromesso con la nuova casa discografica, cioè quello di fare un ulteriore disco targato 883 prima di poter utilizzare finalmente il proprio nome (da qui il titolo 1 in +).
Difficile dire cosa accadde, di sicuro 1 in + fu un album atipico, contornato da una sfilata di ospiti come mai si era visto prima (ma sulla questione delle ospitate torneremo in un secondo momento), in cui le atmosfere si fanno più solari e divertite e pare di ascoltare una versione ripulita, aggiornata e corretta del sano e vecchio cazzeggio che caratterizzava Hanno ucciso l’Uomo Ragno e Nord Sud Ovest Est.
D’altronde i singoli La lunga estate caldissima e Bella vera (non è il caldo ma) non lasciano alcun margine di dubbio: brani scientificamente elaborati per scalare le classifiche (la seconda traccia fu addirittura scelta come sigla di Miss Italia dello stesso anno), a destare più curiosità però sono i due videoclip girati a Los Angeles dai Manetti Bros., stracolmi di macchinoni e ragazze svestite dalle forme prorompenti che riescono nell’impresa di fare sembrare Max Pezzali un improbabile pappone, complice anche i cappelli da cowboy che sfoggia con un certa classe. Davvero altri tempi se si pensa a quando lui e il glorioso ex socio Mauro Repetto s’imbarazzarono da morire per realizzare il videoclip di Sei un mito dovendo girare un paio di scene con una decina di bellissime modelle, tanto erano timidi e impacciati.
Della serietà di due anni prima è rimasto poco nulla ad eccezione di qualche piccola traccia nella tematica della title track, nella ballatona Come deve andare (talmente anomala da chiedersi come diavolo sia possibile che sia finita in un disco del genere), e nel ritornello di Punto e a capo, canzone che può vantare anche il verso più nerd mai concepito nell’intero repertorio di Pezzali e che recita «Zitto ascolto tutto sul suo ex ma non posso permettere che una non mi apprezzi Godzilla in DVD».
E i tanto strombazzati ospiti? Delle tre canzoni con gli special guest Essere in te è decisamente quella meno interessante (insieme a So che tu sai e Honolulu Baby, uno dei momenti più banali del disco), classico ballatone d’amore sdolcinato cui la voce di Syria sul finale e la chitarra di Alex Britti non aggiungono molto. Decisamente più vivaci gli altri due brani in cui si ritorna a respirare un’aria di sano rock tamarro come «non succedeva da un pacco di tempo» (citazione necessaria); Noi parte 2 è uno resoconto impietoso e critico sugli anni ’80 e sulla generazione cresciuta in quel decennio in cui Max, su una base pseudo nu metal alla camomilla viene spalleggiato da un J-Ax ancora in forma, lontano dal personaggio che diventerà nel giro di un decennio, mentre Cloro è il piccolo capolavoro dimenticato di tutto il repertorio degli 883: qui Pezzali e l’amico di vecchia data Jovanotti (accompagnato dalla sua sezione ritmica con il fedele Saturnino al basso e Pier Foschi alla batteria) si cimentano con una canzone che tratta dei pericoli e degli effetti benefici del cloro, del monossido di carbonio e del mercurio, di piscine e di acqua di mare. Un pezzo tanto improbabile quanto ingiustamente dimenticato.
1 in + è un canto del cigno discontinuo trainato da singoli su misura per l’estate tanto che ottenne un ottimo successo già solo in prevedita, segno che il marchio 883 faceva rima con disimpegno ed evasione, motivo in più perché dopo la mesta raccolta di ballate Love/Life (che si filarono in pochi) il nome 883 verrà consegnato alla storia (in attesa di una rivalutazione dopo una decina d’anni dal mondo del rap e dall’indie rock) mentre Max Pezzali potè finalmente dedicarsi a una carriera “veramente” solista.
Tracce:
01. Punto & a capo
02. Bella vera (non è il caldo ma)
03. Essere in te (feat. Syria e Alex Britti alla chitarra)
04. Cloro (feat. Jovanotti, Saturnino e Pier Foschi)
05. Come deve andare
06. La lunga estate caldissima
07. Noi parte 2 (feat. J Ax)
08. Honolulu Baby
09. So che tu sai
10. Uno in più