le 10 più folli tribute band mini kiss

La parodia nel tributo: le 10 più folli tribute band

La creazione di una band musicale è indubbiamente un’ottima forma d’aggregazione che, se non altro, distoglie tanti giovani dal lanciare i sassi dai cavalcavia e fornisce una valvola di sfogo per i sessantenni rampanti che vanno ancora suonando Ma che colpa abbiamo noi dei Rokes. Tutti impegnati in gruppi dagli esiti più disparati che spesso si trasformano nell’ennesima cover band in circolazione per offrire un generico sottofondo musicale ad avventori annoiati in qualche pub o sagra di paese.

In alcuni casi le cover band si trasformano in una vera e propria tribute band, vestendo i panni di gruppi o artisti di successo e imitandone meticolosamente look, strumentazione,  tecnica e movimenti sul palco, inscenando un vero e proprio transfert di personalità. In questo funerale dell’originalità vi è per fortuna una costola impazzita di questo fenomeno in cui l’acume umoristico e la follia la fanno da padroni offrendo uno spettacolo decisamente originale e personalissimo che abbiamo voluto raggruppare in una classifica delle 10 più folli tribute band che ci sia mai capitato d’incontrare.

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Nudist Priest

Cominciamo direttamente sotterrando l’ascia del ritegno con i Nudist Priest, tribute band a stampo nudista dei Judas Priest. Nomen omen.

Da dove abbiano partorito questa bizzarra idea questi californiani non mi è dato sapere, così come non so bene se pure il pubblico presente ai loro concerti debba essere svestito. Mi auguro di sì. In ogni caso, con sommo dispiacere, la band non esiste più.

GABBA

I GABBA , di cui vi parlammo tempo fa, sono una band musicale formatasi a metà degli anni ’90 che adotta, come stile umoristico, la pratica della fusione o mash-up che dir si voglia, aspetto che andremo ad incrociare altre volte qui di seguito. In questo caso la cosa riguarda gli ABBA e i Ramones: l’operazione è semplice, suonare i brani dei primi con lo stile dei secondi. Il risultato? Giudicate voi.

666

I nostri amati 666, band trasmigrazione dei Plakkaggio HC originari di Colleferro (Roma), rappresentano uno dei casi più riusciti nell’italico presente. Per mano di questi bricconcelli vengono reinterpretati in stile punk-metal buona parte dei successi degli 883. Tutto questo è meraviglioso ed è racchiuso nell’album Perché in fondo lo squallore siamo noi, a dimostrazione che il disagio di provincia non ha confini.

Misfats

Al settimo posto nella nostra classifica si fanno spazio i Misfats, e di spazio ne serve un bel po’: stiamo parlando infatti della tribute band dei Misfits in formato XXL. Testi e titoli delle canzoni sono adattati al connubio cibo e obesità. Per esempio Hybrid Moments diventa più prosaicamente Hungry Moments. 

Mini KISS

Al sesto posto siamo lieti di presentarvi i Mini KISS, tribute band dei KISS anni ’70 formata da gente affetta da nanismo. Un rock’n’roll party in formato compatto.Vi è altro da aggiungere? 

Elvana

Amici, senza troppi indugi, che si scateni un’ovazione per gli Elvana. Sta decisamente stretto il quinto posto a questa band britannica tributo dei Nirvana col cantante che imita (un tardo) Elvis Presley (epoca Las Vegas). Già solo l’idea potrebbe bastare per far cappottare dal ridere anche gli animi più aridi e penosi. Il risultato è spiazzante, esilarante, strepitoso! C’è tutto: pure la mossa pelvica.

Questa è arte gente! In questo caso fa capolino una parvenza di genialità: e se non è rivolta all’aspetto musicale quanto a quello comico, poco importa. Spostatevi tutti che devono suonare gli Elvana!

The Pizza Underground

Mi pare giusto, a questo punto, elargire lodi a pioggia ai The Pizza Underground del “bad boy” Macaulay Culkin, il cuginetto iperattivo degli anni ’90 che tutti abbiamo avuto; formatisi per qualche ragione nel 2012. la band omaggia i Velvet Underground indirizzando i testi su un unico tema: la pizza, una droga come un’altra.

Beatallica

Saliamo finalmente sul podio con i Beatallica, nostro pallino sin dalle primissime autoproduzioni nei primi anni 2000; i nostri fondono completamente la musica dei Beatles con quella dei Metallica curando ogni aspetto di questo folle mash-up, dai titoli dei brani ai loro nomi d’arte. I Metallica stessi si sono dichiarati loro fan e in particolare Lars Ulrich che li ha aiutati a sbrigare qualche problemuccio legale per l’uso dei brani dei Beatles.

Dread Zeppelin

Saliamo a un passo dal cielo omaggiando un gruppo nato nel lontano 1989, i mitici Dread Zeppelin, incarnanti una combinazione che dire strepitosa è un’inezia: stiamo parlando dei Led Zeppelin in versione reggae e muniti di un frontman clone di Elvis Presley (sì ancora lui)

Il gruppo ha da sempre avuto la benedizione di Robert Plaint, il quale dimostra un’immensa dose di tolleranza. C’entreranno per caso le molteplici accuse di plagio mosse agli Zeps ad averlo ammorbidito? Poco importa. Fatto sta che i Dread Zeppelin stampano dischi indisturbatamente da circa trent’anni.

Shampoo

Squillino le trombe per i primi classificati: signori e signore, i vostri/nostri amati Shampoo, cioè i The Beatles in napoletano. I quattro baronetti d’o Vesuvio sono nati nel lontano 1975 per assecondare uno scherzo organizzato per celebrare la partita di calcio Napoli-Liverpool, come puntualmente vi abbiamo già raccontato, e rappresentano uno dei primissimi esempi di questa pratica. Scateniamoci quindi cantando tutti insieme Peppe, la versione alternativa di Help.

Peppe je nun me sento d’ ‘a chiammaa’
Nun può cchiù correre appriesso a chella llaa’
Peppe nun ce ’a faccio a tte guardaa’
Vuo’ accussì sii Peppì

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