Da sempre l’immaginario delle isole tropicali e dei mari del sud è stato viatico d’ispirazione per cantastorie di svariata foggia i quali, ipnotizzati dal melenso clima temperato, dall’idea di relax ad esso connotato e dagli ancheggianti movimenti delle bellezze locali, hanno prodotto una florida genia di pezzi tematici, quasi tutti a sfondo romantico.
Di certo non ci si aspetterebbe che anche “l’italiano vero” per eccellenza, Toto Cutugno, possa cedere al fascino di terre lontane come la Polinesia. Ebbene, al pari di altri top o flop della musica nostrana come Herbert Pagani o Tina Cipollari, per citare un esponente di ciascuna delle suddette categorie, anche il secondo posto più celebre di Sanremo si abbandona all’incanto tropicale e, ben prima prima di auspicare un’aulica vita tra i campi, dedica nel 1980 un pezzo tutta energia alle remote isole del Pacifico, meta da sogno di intere generazioni di navigatori e turisti.
Nasce così Aiò aiò Polinesia, misconosciuto lato B del singolo Innamorati. Testo, musica e arrangiamento, ovviamente di Salvatore Cutugno.
Ma qual è la Polinesia del nostro? Certamente quella delle bellezze naturali (il sole, il mare e i coralli) e delle bellezze culturali (le pagaie, gli ukulele e il tamuré, la tipica danza pacifica), ma soprattutto quelle carnali: l’impressione, infatti, è che il buon Toto, novello marinaio del Bounty alla conquista dei Mari del Sud, abbia voluto narrare nella canzone una sua scorribanda amorosa con tale Mariama, presumibilmente una bellezza locale di cui si era invaghito e il cui ricordo giace ancora nella sua memoria.
Oh… Aiò, aiò… Oh… Aiò, aiò..
(Tally tally tally banana)
Oh… Aiò, aiò… Oh… Aiò, aiò..
(Ukulele, ukulele, tamuré tamuré)
La Polinesia è gia lontana ormai
non mi riscalda piu
il tempo vola via
tra fiori e la poesia
che strana malattia.
In Polinesia giochi solo all’amore
poi non la scordi piu
ricordi Mariama
le pazze notti piene d’amore.
Oh… Aiò, aiò… Oh… Aiò, aiò..
(Tally tally tally banana)
Oh… Aiò, aiò… Oh… Aiò, aiò..
(Ukulele, ukulele, tamuré tamuré)
In Polinesia ci si sposa col mare
all’orizzonte blu
il sole rosso e tu
il mare azzurro e tu
mi manchi sempre più.
In Polinesia io ci voglio tornare
laggiù nei mari del Sud
pagaie e tamuré
coralli e suoni pieni d’amore.
A completare il quadretto un ritornello che, a posteriori, sembra mischiare citazioni future dello sketch dei sardi di Aldo Giovanni e Giacomo con riferimenti a Banana Boat Song di Harry Belafonte con quel «Tally tally tally banana» pronunciato tuttavia in una maniera ambigua, tanto che ad un ascolto disattento si potrebbe confonderlo con un fantomatico Tony Banana che, unito alla Mariama di cui sopra, restituisce un’immagine un po’ ambigua dell’esperienza polinesiana. Per fortuna noi agenti dell’orrore sveliamo il malinteso e riportiamo serenità nell’immaginario del topos dell’amore esotico dipinto dal grande Toto Cutugno, che ancora una volta sforna una di quelle perle la cui riscoperta, dopo anni, fa sempre piacere a noi anime romantiche, appassionate di motivetti dimenticati e mete lontane.