Seguendo una cadenza quasi regolare ecco che anche quest’anno arriva il film di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Il trio è diventato ormai un’istituzione nel saper confezionare rassicuranti commediole senza pretese, tra buoni sentimenti, facili storielle e qualche sorriso qua e là, più che altro per le solite battute abilmente servite in comode macchiette sociali in formato famiglia (per fortuna molto più riuscite di un Checco Zalone).
Niente di male in tutto questo sia ben chiaro, ed è evidente che il loro mestiere di “comici di massa” lo sanno fare egregiamente visto he sono arrivati alla nona pellicola.
Aldo, Giovanni e Giacomo sono stati tre fantasisti irresistibili della comicita degli anni ’90 quando esplosero nei salotti di tutta Italia per mano della Gialappa’s Band a Mai Dire Gol; il problema è che da ottimi centometristi della battuta hanno voluto trasformarsi in maratoneti della risata per comprensibilissime ragioni economiche (scrivere, interpretare e dirigere un film è assai più redditizio che fare qualche sketch in televisione). Sta di fatto che io oggi ancora rido quando rivedo le scenette dei sardi mentre i loro film, pur non essendo molesti, svolgono meramente il ruolo di “defaticatore post natalizio”.
Per il nuovo Fuga da Reuma Park i tre interpretano anche il tema principale del film che come sempre è un accattivante motivetto pop; “A Copacabana” è scritta e confezionata dall’ex PFM Mauro Pagani e, come ci suggerisce il titolo la canzoncina, ha un sapore molto sudamericano ma che non infastidisce.
L’atmosfera è chiaramente quella di una sigla senza ambizioni (state tranquilli che non l’ascolterete mai per radio); per fortuna i tre moschettieri della risata non si prendono sul serio e giocano a fare i dilettanti allo sbaraglio: la voce principale è quella di Giovanni, invero più vicina al parlato che al cantato, roca e legnosa come ci aspettavamo, su cui si innestano le solite gag tra Aldo e Giacomo (neppure troppo divertenti), fino a un ritornello solare cantato a tre voci che fa molto karaoke da matrimonio.
A parte il fatto che la si dimentichi immediatamente anche dopo ripetuti ascolti, più che altro non si capisce il motivo per cui questa “A Copacabana” sia stata cantata dal trio comico, visto che nel complesso fanno un po’ l’effetto della tappezzeria. I tre non danno nessun vaore aggiunto al brano, non lasciando assolutamente nulla di memorabile all’ascoltatore che possa associare il brano ad Aldo, Giovanni e Giacomo, nel bene o nel male.
Senza fare i nostalgici non c’è davvero paragone con le sigle dei film comici del passato e senza scomodare “Vieni avanti cretino”, “Eccezzziunale… veramente”, “La ballata di Fantozzi”, “Col fischio o senza” o una “Ci do che ci do che ci do”, anche una “Operazione vacanze” è molto più efficace di questa canzoncina che in fondo non sa di nulla.