Ogni edizione del Festival ha la sua canzone dedicata al tema scottante del momento. Nel 1992, ad esempio, i grandissimi New Trolls gareggiarono con “Quelli Come Noi”, nella quale veniva nominata, per la prima volta in una canzone italiana, l’AIDS. Nel 2004 questo genere, per la verità mai molto apprezzato dal pubblico sanremese, raggiunge il suo acme con questa gemma canora. “Generale Kamikaze”, interpretata dal giovane cantautore toscano Stefano Picchi, non usa certamente giri di parole. E il titolo ne è l’esempio lampante. Ma troppa serietà, soprattutto se inserita in un contesto come l’Ariston, si sa, provoca quasi sempre l’effetto contrario.
Come potrebbe essere il contrario ascoltando l’improbabile storia di questo kamikaze che il giorno prima di farsi esplodere conosce una che gli dice che è l’uomo perfetto per lei e decide di abbandonare il suo progetto… ma per cortesia! I versi, degni del miglior Toto Cutugno, fanno venire la pelle d’oca e non certo per l’emozione. Uno per tutti: “Con l’amore puoi provare a disinnescare e non detonare”. A sottolineare ulteriormente la drammaticità del tutto, la performance dello stesso Picchi, che si presenta sul palco con un look da aspirante sosia di Daniele Groff, rigido come un manico di scopa.
Non c’è nessun generale dietro la collina, c’è solo un uomo, pronto a morire, senza sapere perché. Il brano di Picchi, arrivato settimo al Festival di Sanremo 2004, tenta di analizzare, in prima persona, lo stato d’animo di un kamikaze poco convinto. “Una canzone che affronta il tema della pace attraverso gli occhi di un kamikaze che trova il coraggio nell’amore della famiglia, dei figli e della speranza universale per un futuro fatto di convivenza e rispetto” (dalla sua biografia ufficiale). Il testo, immaginato come una sorta di dialogo interiore del kamikaze, non è altro che un elenco delle motivazioni che spingono il futuro martire a ritornare sui suoi passi e a non compiere più il gesto estremo.
Ovviamente la più grande motivazione che spingerà l’apprendista suicida a rinunciare è l’amore. Forse spinto dalla logica perbenista sanremese, forse perché “l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio” (era una vita che aspettavo di usare questa citazione), forse semplicemente perché l’autore è davvero convinto dell’esistenza del bene e lascia noi poveri cinici a ridere delle sue canzoni.
Con la stessa enfasi con cui una qualsiasi partecipante a un concorso di bellezza vorrebbe la “pace nel mondo”, Stefano Picchi ci fa la morale su quanto è bella la vita e sull’importanza del non farsi esplodere in centro.
Per la cronaca, l’edizione 2004 del Festival vide la soppressione delle categorie Big e Nuove Proposte, da molti ritenuto un bieco espediente per poter allargare la lista dei partecipanti non troppo famosi ma troppo in là con l’età per gareggiare nella categoria giovani (come il famigerato Mario Rosini, arrivato a sorpresa secondo tra giustificati sospetti di brogli). I 22 partecipanti vennero convogliati in un’unica categoria che ebbe come trionfatore un Marco Masini fresco di trapianto di capelli. Secondo lo sconosciuto Mario Rosini, terza la sconosciuta Linda. Quarto il purtroppo conosciuto Paolo Meneguzzi. Insomma, con una classifica improbabile come questa, che valore poteva avere il settimo posto del kamikaze Picchi? Nessuno. Di Stefano Picchi, dopo Sanremo, nessuno ha più sentito parlare, nemmeno come ripescato in un’edizione di Music Farm.
Generale Kamikaze
Mastico le nuvole
Per poi sputare ironiche
Sentenze che non capiresti mai
Mi hanno scelto mi hanno detto
Sì sei tu l’uomo perfetto
E nel cuore per odiare
Ho un detonatore
È questione di ore
Generale kamikaze
Sono un padre che deve tornare
Non c’è pace nell’attesa
Generale quel valore non mi basterà a spiegare
Nei miei occhi non c’è gloria
Mastico le pagine per non sentirmi inutile
Dove sia scritto non me lo dirai
Poi nel letto lei mi ha detto
Sei per me l’uomo perfetto
Con l’amore puoi provare
A disinnescare… E non detonare
Generale kamikaze
Sono un uomo che non ha il dovere
Non c’è tempo nell’attesa
Generale per pregare
C’è un tramonto che non può morire
L’innocenza è abbastanza
Nel deserto delle lacrime
Si dissolvono le nuvole
Generale si signore
Non mi sento disertore
Perché sto seguendo il cuore
Generale rispettare non schiacciare
Quel bottone perdonare
Convivenza con pazienza e ogni giorno
La speranza di pregare un amore universale
Il tramonto sta finendo ora è giunto il mio momento
Lascio gradi ed esplosivo sono ancora
Un uomo vivo