Quando si parla di primissimi punk rocker di casa nostra non si pensa immediatamente ad Andrea Mingardi: voce al tungsteno, fisico da boscaiolo e sorriso pacioso. Non esattamente la descrizione di un anarcoide “de noaltri” in erba.
Il cantautore bolognese, noto al grande pubblico per i suoi dischi pop degli anni ’90, la partecipazione ad un paio di Festival di Sanremo e la collaborazioni con Mina, nel lontano 1977 con il cillettivo degli Andrea Mingardi Supercircus sbarcò al Festvalbar con il brano Pus, terremotante singolo di lancio per quel disco-capolavoro che fu Zabajone.
La canzone è un inaspettato quanto piacevole proto-punk alla Iggy and the Stooges, ma lo shock della musica dura molto poco perchè quando Mingardi comincia a cantare si capisce subito che si tratta di un piccolo capolavoro di comicità casereccia che prende per ilk culo quel movimento socio-musicale appena esploso in Gran Bretagna e che da noi era ancora qualcosa di praticamente sconosciuto.
Un testo come «Sopra il punk la capra cant’, sotto a il punk la capra crep’», «io son diverso, mi sento realizzato, finalmente mi sono vomitato», «il papank e la mamank vanno in giro a dir che sono stank di avere un figlio punk che senz’altro una rotella gli mank» trasuda ironia, spirito di osservazione, dadaismo spicciolo e tanto sarcasmo.
Andrea Mingardi non vuole essere affatto punk, ma da buon bolognese preferisce prenderli beffardamente per il culo con leggerezza da oratorio, magari buttando giù un fiasco di buon sangiovese con gli amici.
Aspettarsi da Andrea Mingardi, che all’epoca aveva quasi 40 anni, un urlo di battaglia della no future generation italiana sarebbe davvero ridicolo, mentre proprio quell’humor surreale è il vero punto di forza del brano, posto che musicalmente il tutto è impeccabilmente più credibile dei vari o presunti punk rocker in erba di casa nostra.
Pus
Baby ho bevuto una pozione,
e sto perdendo la ragione.
Baby non resisto più, non posso,
la testa devo tingermi di rosso.
Baby inchiodami una gengiva,
vedrai una lacrima furtiva.
Sopra a il punk la capra cant,
sotto a il punk la capra crep,
io sono comprovato contro tutto,
è stato un treno che mi ha reso brutto.
La mia ragazza è qui che mastica
e guarda affascinata la mia svastica,
io per farla un pò felice
con uno spillo le perforo una narice,
poi le infilo (uh) le dita nella spina
che coi capelli dritti è più carina.
Sopra a il punk la capra cant,
sotto a il punk la capra crep,
io son diverso, mi sento realizzato,
finalmente mi sono vomitato.
Con una giacca di pelle umana
ed una cagna di razza ariana
vado in giro tra smorfie e lazzi
per me, siete voi i pazzi.
Io sono un brufolo sulla vostra pelle
voi mi schiacciate e viene fuori il pus.
La violenza che c’è in me
vuole ammazzare, datemi un re
(sono finiti siamo spiacenti)
e allora datemi dei presidenti,
in parlamento sarà una pacchia,
li ucciderò con una pernacchia.
Il papank e la mamank
vanno in giro a dir che sono stank
di avere un figlio punk
che senz’altro una rotella gli mank.
Il papank e la mamank
vanno in giro a dir che sono stank
di avere un figlio punk
che senz’altro una rotella gli mank.