Quel che distingue tra loro i figli di Adriano Celentano non sono nè i tratti somatici nè le movenze, ma molto più semplicemente (si fa per dire) il fatto che Rosita e Giacomo hanno ritenuto il cognome sufficiente per andare avanti (ovviamente, a dispetto dei risultati ottenuti perché dopotutto se ti chiami come loro, importa che fai e non come lo fai), mentre Rosalinda, dopo gli apocalittici esordi, si è messa studiare e pure molto.
Del resto, visto che proprio mamma e papà dovevano comunque mettere le mani nel borsellino per finanziare le tre mirabolanti carriere (in altri termini, visto che comunque si trattava di buttar denaro dalla finestra), tanto valeva investire qualche spicciolo.
Alla data odierna e facendo i debiti scongiuri, Rosita Celentano si è un poco dileguata (ahinoi) e Giacomo si é riciclato nel sottobosco musicale di matrice cattolica, benché recentemente abbia lamentato l’ennesimo (?) boicottaggio nei suoi confronti da non meglio precisate forze anticlericali (quelli che in politica si chiamano i poteri forti?) a causa del credo. Molto più semplicemente i nostro non si dà pace che neanche da quelle parti lo vogliono a cantare nemmeno alla messa della domenica pomeriggio, tradizionalmente deserta.
Rosalinda, come dicevamo, dopo i tragici esordi canori con una poco memorabile partecipazione a Sanremo Giovani nel 1990, dove presentò L’età dell’oro svillaneggiando il pentagramma, ha capito subito che l’intonazione non era roba sua (anche lei, come i fratelli, ha ereditato le capacità canore dalla mamma Claudia Mori), riciclandosi verso lo studio della recitazione, con risultati anche dignitosi e restando scolpita nell’immaginario collettivo nelle vesti del Belzebù nel 2004 in The Passion of the Christ, interpretazione che si rivelerà decisiva quanto meno per questo Sei fantastico.
Nel 2017, infatti, Rosalinda decise di riprovarci cogliendo la proposta da tale Mauro Pina che, in occasione del suo primo album, le ha inspiegabilmente affidato (o affibbiato, come preferite) un duetto sul brano di lancio del disco.



Ora, mi chiederete, chi è costui? Apriamo quindi una parentesi e concediamogli con graziosa benevolenza qualche minuto della nostra vita. Le biografie ufficiali lo fanno nascere a Erba nel lontanuccio 1966 (quindi non è esattamente un debuttante di Amici) e lo definiscono in modo decisamente umile come «cantautore, polistrumentista e paroliere italiano. Il suo genere musicale spazia tra pop, rock & roll e soft rock».
Di seguito alcuni estratti della suddetta biografia, inevitabilmente ridotta per ragioni di spazio e tempo ma che ci permettono di capire da dove arrivi questo baldo cinquatenne al suo esordio discografico:
- «A tre anni inizia a cantare sui brani dei dischi di papà, con il giradischi preparato dalla nonna al ritorno dall’asilo», io a tre anni giravo per casa con il mangiadischi e il 45 della Tartaruga di Bruno Lauzi, mentre a sei anni mia nonna faceva bere tutti i giorni il Vov;
- «Negli anni suona ogni strumento musicale e diventa beatlesiano e lennoniano» (quindi non i primi arrivati, direte voi, anche se forse manca Elvis);
- «La musica affianca per molti anni l’altra sua grande passione, il calcio, al quale rinuncia a seguito di un infortunio sul campo»: suvvia questa è la storia di Christian!;
- Mauro Pina è anche uno che se la tira perché «Sottopone le sue composizioni a diverse case discografiche ed addetti ai lavori, ma difficilmente si esibisce in pubblico, proponendole»;
- e scopriamo pure che non ha un soldo «Nel 2002 conosce Lucio Dalla che si interessa ai suoi pezzi e gli propone la registrazione di un EP, (quattro suoi inediti), ma non può sostenere l’investimento economico richiesto» (momento di silenzio commosso).
Nella migliore delle ipotesi probabilmente si tratta di uno che si dilettava a cantare ai matrimoni dei suoi parenti, finchè ha avuto una discreta botta di culo «Nel 2015 l’incontro con un’amica d’infanzia. Lei lo sostiene nel primo progetto musicale: la registrazione di un album di inediti, e come autrice con Mauro, scrivendo buona parte dei testi delle sue canzoni». Fedeli al detto «dare moneta vedere cammello», non sapremo mai cosa abbia voluto la tizia in cambio, ma fatto sta che lei qualcosa avrà pure ottenuto, mentre Mauro Pina si mette in sala di incisione e sforna il suo primo album dal terrificante titolo L’ho scritto io, che vuole lanciare in grande stile con una collaborazione prestigiosa, ma il budget è quello che è.
Torniamo quindi a Rosalinda Celentano che abbiamo lasciato alle prese con la carriera di attrice, ma forse anche col cruccio di aver troppo presto appeso il disco al chiodo (forse tra le 10/15 persone che comprarono il il suo album di allora, qualcuno lo ha proprio inchiodato al muro) e zitta zitta decide di riprovarci, ma le serve qualcosa che potenzialmente passi inosservata, caso mai manco stavolta azzecchi la nota. Ecco, quindi, servito il matrimonio di interessi tra i due, che si dedicano all’incisione di questa diabolica Sei fantastico che la biografia del nostro descrive così: «La canzone nasce da un’esperienza personale a metà degli anni novanta. La situazione è tra le più classiche… Lui lei e… L’altro. È espressamente dedicata ad un personaggio che in quel periodo si fingeva “amico vero” e che poi invece da persona viscida cercava con mezzucci stupidi di soffiarmi la ragazza».
In buona sostanza, alla sua veneranda età, il tipo torna sulle proprie turbe post adolescenziali, quando era già troppo grande per farsi infinocchiare, ma evidentemente non troppo sgamato dallo scoprire il barbatrucco: manco la situazione del più quotato «il triangolo no, non l’avevo considerato», perché qui lui rimane proprio fregato (anche se dal video, sembrerebbe più che si sfoci in «le mani, le sue e poi un’altra volta noi due», bah).
In tutto questo, Rosalinda che fine ha fatto? La canzone si avvale del suo prezioso cameo, che ha chiesto e ottenuto di cantare in aramaico. Inizialmente, infatti, credevo fosse inglese, ma solo grazie al video girato con maestria da casa sua (i mezzi erano quelli che erano, come si diceva) si comprende che si cali nuovamente nelle vesti del Satana di Mel Gibson, perché l’espressione è esattamente la stessa di The Passion of the Christ, con lo stesso fare cupo e totalmente unintelligible.
Ultima nota a margine del video: anche qui era necessario un personaggio di spessore… Sappiate che il “fantastico” è niente popodimeno che Matteo Catelli, figlio di Gabriella Carlucci, qui alla sua prima volta in un video clip!