C’era un tempo in cui i bambini, compreso il sottoscritto, si aggiravano per casa trascinando il nostro mangiadischi che cantava a squarciagola (lui e noi con lui) la canzone di turno, rappresentata dall’unico 45 giri in possesso o, comunque, l’unico a cui ci si affezionava. Era un vero terno al lotto per la malcapitata famiglia, perché quel maledettissimo disco rischiava di essere una tragedia collettiva, dato che il pargolo quello aveva e/o voleva, incurante di possibili alternative.
Era anche un’epoca in cui svariati cantanti (veri o improvvisati) si cimentavano in canzoni per bambini, di cui esisteva un mercato talmente florido e prolifico che non era cosa rara vedere le sigle di qualche cartone animato a battagliare ai primi posti delle classifiche contro titani del pop-rock italiano e internazionale.
Per la cronaca mio fratello tediava l’intero condominio con Susanna tutta panna, mentre a me era andata peggio (o forse meglio) visto che il mio mantra era rappresentato da La tartaruga di Bruno Lauzi, mio idolo di allora. La cosa più inquietante è forse che, riscoltandola dopo diversi decenni, ho appurato di ricordarmene perfettamente il testo ed essere in grado di cantarla senza tema d’errore (ovviamente lo farei solo se avessi un mangiadischi Penny rigorosamente rosso).
https://youtu.be/hqitJctTOqc
Queste righe sono quindi un omaggio a quei grandi della canzone (e Bruno Lauzi gode a pieno merito di tale titolo) che si cimentarono in queste cosine leggere, regalando ritornelli rimasti nell’immaginario collettivo e nei ricordi dei più.
Scritta dallo stesso cantautore sulla musica di Pippo “Perché Sanremo è Sanremo” Caruso (che ne cura anche gli arrangiamenti) e un non accreditato Pippo Baudo, la canzone venne utilizzata nel 1975 come sigla della trasmissione televisiva Anteprima di Colpo di Fortuna diventanto rapidamente un classico della canzone per bambini, trasformando l’innocuo rettile nell’idolo dei più piccoli come un involontario supereroe.



Il 45 giri aveva anche un lato B, Al pranzo di gala di Babbo Natale, una simpatica canzoncina che raccontava le disavventure di un orco, una fata brutta e un gigante che per consolarsi della loro condizione di disadattati si gettano sugli alcolici trasformando la loro entrata in società in un serataccia triviale tra amici. Ben 30 anni dopo CapaRezza omaggerà Bruno Lauzi con una cover bruttarella di questo brano nell’edizione della rassegna Club Tenco del 2006 quell’anno a lui dedicata.
https://youtu.be/2b2IVrTJPG8
Ma a noi bambini interessava ascoltare sempre e solo la nostra canzone preferita del momento, e così non appena il disgraziato mangiadischi appena finita la canzone ci sputava fuori il vinile, noi implacabili lo ficcavamo di nuovo dentro e si ripartiva con «laaaaaaaaaaaaaaa tartarugaaaaaaaaaaaaaaaaaa…» per la disperazione di genitori e vicinato.
La tartaruga
La bella tartaruga
che cosa mangerà
chi lo sa – chi lo sa
due foglie di lattuga
e poi si riposerà
ah ah ah – ah ah ah
la tartaruga un tempo fu
un animale che correva a testa in giù
come un siluro filava via
che mi sembrava un treno sulla ferrovia
ma avvenne un incidente
un muro la fermò
si ruppe qualche dente
e allora rallentò
La tartaruga d’allora in poi
lascia che a correre
pensiamo solo noi
perché quel giorno
poco più in là
andando piano lei trovò
la felicità
un bosco di carote, un mare di gelato
che lei correndo troppo
non aveva mai notato
e un biondo tartarugo corazzato
che ha sposato un mese fa!
La bella tartaruga
nel mare va perché
ma perché – ma perché
fa il bagno e poi si asciuga
dai tempi di Noè
eh eh eh – eh eh eh
La tartaruga, lenta com’è
afferra al volo la fortuna quando c’è
dietro una foglia lungo la via
lei ha trovato là per là
la felicità
un prato d’insalata,
un lago di frittata
spaghetti alla chitarra
per passare la serata
un bosco di carote,
un mare di gelato
che lei correndo troppo
non aveva mai notato
e un biondo tartarugo corazzato
che ha sposato un mese fa.