Se non sai chi è Lester Bangs, sei uno sfigato. Come me.
Ho sempre pensato di essere un buon esperto di musica, poi un giorno entro nella mia libreria di fiducia (sì, ne ho una) per un consiglio su un libro che tratti di critica musicale e mi sento chiedere: «Lo conosci Lester Bangs?». Panico, un respiro profondo, faccia di bronzo: «Beh sì, di nome, ma non ho mai letto niente di suo». «Dovresti! Se ti interessi di critica musicale, devi per forza leggere questo libro!». Mi ritrovo quindi tra le mani la Guida ragionevole al frastuono più atroce, un titolo accattivante (e un prezzo ragionevole) che mi convince a comprarlo. Dopo mezzora nel parcheggio avevo finito di leggere l’introduzione, due giorni dopo avevo finito il libro.
Attraverso una scalata cronologica di alcuni dei suoi scritti migliori, dal ’71 al ’81, otteniamo un’immagine di quella che fu la scena rock di quegli anni, ma inoltre, grazie al suo modo di scrivere beatnik e gonzo (sullo stile di Jack Kerouac e Hunter S. Thompson per capirci) otteniamo una sorta di autobiografia. Un legame, quello tra musica e vita privata, che va oltre la passione e che ha portato Bangs ad una vita fatta di eccessi, tra abuso di alcol e droghe (o medicinali, in mancanza d’altro) e con il rock a farla da padrone indiscusso.



Attraverso questo fluire di pensieri, a tratti difficili da seguire senza perdere il filo, impariamo a odiare i Led Zeppelin e David Bowie, ad amare gli MC5 e i Trogs, entriamo in comunione sciamanica con Iggy Pop, ci divertiamo a stuzzicare Lou Reed (e ad adorare il suo Metal Machine Music), andiamo da Van Morrison a Richard Hell passando per i Kraftwerk e infine rinasciamo grazie al punk dei Clash: «(…) ho capito che, al contrario della maggior parte dei gruppi che ho incontrato, non se la tiravano, non erano fissati con il loro ruolo da divi, anzi, gli interessava davvero conoscere i loro fan di persona».
L’arrivo degli anni ’80 segna per Lester Bangs non solo l’ultima grande delusione, quella del punk, incapace di restare fedele a se stesso e anch’esso caduto nella trappola del divismo, ma anche la morte prematura a soli 33 anni, a causa di un’overdose di Valium e Darvon.
«È difficile avere degli eroi. È la cosa più difficile al mondo. È persino più difficile che essere un eroe. […] Ma gli adoratori degli eroi (i fan) devono rassegnarsi al terrore, costantemente confermato, della perdita di valore del proprio eroe […].» (Lester Bangs)
Dopo quasi un anno dalla nascita di MTV, Lester Bangs lascia questo mondo per andare (speriamo) all’inferno: «Hai presente quella menata che ‘se esiste un paradiso del rock, di sicuro hanno un gruppo della madonna?’. Be’, non crederci amico mio. Tutto il talento é finito dritto all’inferno. Proprio tutto. […] Appena arrivato, ho conosciuto Dio. Gli ho chiesto perché. Sai com’é a soli 33 anni, eccetera. Ha detto solo: “MTV”. Non voleva che mi toccasse sciropparmela, di qualsiasi cosa si tratti.».