Da un po’ di settimane, precisamente dallo scorso 18 febbraio 2016, giorno ufficiale della chiusura, mi frulla per la mente l’idea di scrivere un articolo per celebrare la fine ingloriosa dell’avventura di MTV sulla televisione in chiaro italiana. Ho provato diversi approcci: quello storico, quello più “giornalistico” e quello critico. Alla fine ha prevalso quello nostalgico: ecco dunque alcune righe su quello che MTV ha rappresentato per noi ragazzi cresciuti a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000.



Innanzitutto, MTV è stata una novità. L’Italia è stato uno dei primi mercati su cui l’emittente musicale ha puntato tramite la televisione libera. Nelle altre nazioni la presenza di MTV era tipica delle reti satellitari, delle pay tv e dei pacchetti via cavo. Accedervi tramite la normale numerazione del televisore di casa rappresentò una vera e propria rivoluzione, una sana alternativa al piattume della Rai e un’ideale prosecuzione per la maggior parte dei teenagers dei tempi, cui il prodotto delle reti Fininvest iniziava ad andare un po’ stretto in termini di contenuti. MTV era un’emittente giovane, utilizzava un linguaggio comunicativo adatto alla fascia d’età cui si rivolgeva e trattava di musica, uno degli argomenti che le reti generaliste tendevano a trascurare, se non d’estate col Festivalbar o in maniera formale con Sanremo.



Secondo, la natura internazionale. MTV agli inizi era prevalentemente in lingua inglese e ascoltare programmi in lingua inglese “faceva figo”, oltre a rappresentare un’ottima opportunità di pratica di lingua inglese per la gioia dei prof di tutto il paese. A tale natura era affiancata la vastità di alternative musicali in essa proposte: c’erano Hitlist UK, European Top 20, Dance Floor Chart, MTV Unplugged più una serie di rubriche musicali che passavano a notte fonda e coprivano tutta la galassia della produzione musicale di quei tempi. Anche quando la rete passò ad un taglio più italiano, produzioni come TRL, MTV on the Beach, Kitchen erano in linea con le proposte internazionali di quei tempi, offrendo di sicuro qualcosa di diverso rispetto alla solita tv italiana trita e ritrita. Per non dimenticare l’impatto che eventi come gli EMA’s e gli MTV Awards avevano: ricordo veri e propri traffici di videocassette per rimanere aggiornati su ogni dettaglio collaterale a questi appuntamenti indimenticabili, come una sorta di mania, parallela all’aura che si creò attorno al fenomeno dei VJ’s, veri e propri idoli pop dei tempi. Degno di essere menzionato anche The Real World, prodromo dei reality show come li conosciamo ora. Una programmazione decisamente innovativa.



Terzo, l’interattività. In tempi in cui internet era solo agli albori e youtube non era nemmeno nelle menti di chi lo avrebbe inventato, avere l’opportunità di comunicare via clip con dediche musicali scegliendo la propria canzone preferita anticipava il fenomeno dei social network. La videodedica, va detto, era una pratica già diffusa, ma programmi come Select la sdoganarono definitivamente nell’era della comunicazione. Scusate se è poco.
Ci sarebbe molto altro da dire su MTV e sull’impatto che ebbe su un’intera generazione di giovani, tanto che occorrerebbe una serie di articoli specifici. Mi preme però concludere con un’amara considerazione: se è pur vero che negli ultimi anni lo smalto di MTV aveva iniziato a risentire della ruggine del tempo, è anche vero che gli editori hanno preferito cancellare con un colpo di spugna cotanta tradizione di innovazione, affidandosi a un ennesimo tentativo di tv generalista. Al posto di MTV ora abbiamo quindi un “originalissimo” Canale 8, dal nome “accattivante” e dalla programmazione “interessantissima”. Abbiamo barattato quanto ricordato sopra per le ennesime repliche di Cracco e di X-Factor. Secondo voi ne valeva la pena?