Beati anni ’80! Il nostro paese si godeva l’ultima risacca di bengodi, in un decennio mediaticamente caratterizzato dalla diffusione a macchia d’olio delle emittenti radio-televisive private che, una volta ottenuta la legittimazione nel 1976, affollavano l’etere della Repubblica proponendo show e autoproduzioni di ogni tipo e lanciavano personaggi che sarebbero diventate icone popolari della cultura italiana, nonché grandi professionisti del palcoscenico e del piccolo schermo.
Tra le varie fucine di talenti, una delle più prolifiche non poté che essere la mitica Fininvest, che regalò tante soddisfazioni per gli amanti del differentemente bello. La sua declinazione musicale era l’etichetta Five Record (poi diventata RTI Music), produttrice di pezzi di successo a firma di interpreti noti (Sabrina Salerno, Gino Paoli, Mino Reitano ecc.) ma anche di pezzoni più commerciali o commerciabili, attingendo al panorama delle celebrità orbitanti attorno alle reti della famiglia Berlusconi (Cristina D’Avena, Milly Carlucci, Angela Cavagna, Francesco Salvi e altri).
Da quel crogiuolo di idee nacque dunque il fenomeno mediatico di “Let’s Show (Salute!)”, canzone interpretata da un allora giovane DJ e presentatore, nonché Onorevole della Repubblica eletto nelle file del PSI, un certo Virginio Scotti, in arte meglio noto come Gerry.
Molti capelli fa e molti chili in meno orsono, il vulcanico Gerry Scotti era infatti una presenza fissa delle chart italiane. Le sue “Smile” (1987) e “Aié” (1989) finirono, come avrebbe detto il compianto Vittorio Salvetti, tra i pezzi più gettonati delle hit-parade. Complice l’intento benefico, questi due pezzacci senza pretese si erano issati ai primi posti nei singoli del Bel Paese, anche a discapito di testi non propriamente degni della tradizione musicale del bel canto.
Non fa eccezione questa “Let’s Show (Salute!)”; inizialmente proposta come lato B del singolo “Aié (Oi luai)”, non era altro se non la versione estesa dello stacchetto musicale che intercorreva nelle pause pubblicitarie del programma Candid Camera Show, presentato dal pacioso Gerry sulle frequenze di Italia 1. Ad alternare gli intermezzi musicali “tastierati” come solo negli anni ’80 era legale fare, un breve ritornello con le parole «Let’s show» a mimare uno starnuto e un perentorio «Saaaaluuute!» in accento napoletano a completare la goliardata.
Detta così sembra una fesseria, ma ai tempi la cosa ebbe successo e il tormentone suggerì ai produttori l’opportunità di realizzare una versione estesa, presentata addirittura al Festivalbar del 1989 e inserita nell’omonima compilation, in cui un impacciato e volutamente (o meno) buffo Gerry Scotti alternava strofe in napoletano, pugliese, francese maccheronico e protorusso lamentandosi degli acciacchi dati dal raffreddore e dalla mancanza di un fazzoletto per soffiarsi il naso. Tutto vero e tutto meraviglioso. Roba da fare invidia al peggior Francesco Salvi.
Immaginare il successo che avrebbe ottenuto il già allora Onorevole Virginio Scotti era praticamente impossibile, vedendolo zampettare sui palchi del Festivalbar o di Bellezze al Bagno, circondato da ballerine in bikini, e cantare in un pessimo playback «Leeeeet’s show! Saaaaaluuuute!»; la produzione ha tuttavia un senso se inserita nel grande sogno berlusco-cecchettiano di televisione, bontà e intrattenimento popolare e musicale degli anni ’80. Un sogno che, volente o nolente, ha formato una generazione di show-people che dura ancora oggi. Orrori nell’armadio compresi.