La prima volta che mi imbattei in Frate Cesare fu in occasione della sua performance al Gods of Metal del 2007, dove si presentò al pubblico con le testuali parole: «io sono un frate vero, un prete vero e un vero metallaro! Quindi non sono uno strano che non sa cosa cazzo fare!»
Dopo una rapida ricerca scoprii che il nostro aveva alle spalle una lunga carriera di musicista-predicatore iniziata nel 1990 e proseguita con ben nove album autoprodotti che, pur svisando anche sul rock, nulla avevano a che fare con l’heavy metal.

A noi piace immaginare che sia stato covertito alla “vera fede” da un’appirizione in sogno di Rob Halford che sedeva alla destra del Padre. In realtà la leggenda narra che tutto questo avvenne semplicemente dopo aver assistito ad un concerto dei Metallica nei primi anni ’90.
Grazie alla viralità dei suoi video il “personaggio” Frate Cesare Bonizzi (classe 1946) divenne presto popolare, tanto che anche i mezzi d’informazione italiani e non, cominciarono ad interessarsi a questo bizzarro frate cappuccino noto anche come Frate Rock o Frate Metal. Nel 2008, trovata una band che tal può definirsi e soprattutto un partner come la Live in Italy, il nostro riesce finalmente nel suo sogno (?) di incidere un disco heavy metal con lo pseudonimo di Fratello Metallo, che, ci tiene a precisare, non è lui, ma la musica metal.
Il disco, intitolato giustamente Misteri, è un oggetto curioso già a partire dalla copertina piuttosto “forte”: oltre al logo in perfetto stile heavy metal anni ’80 troviamo la foto dalle tinte dark di un anziano frate con lo sguardo spiritato che con una mano stringe un rosario fatto con una catena e con l’altra fa i gesto del devil’s horns (il simbolo stesso del rock) omaggianod proprio Dio, in questo caso Ronnie James Dio.
Ma è la musica che ci interessa, non è vero? Ecco che infilato il CD nello stereo veniamo travolti da una chitarra distorta e un organo che lasciano presto spazio ad una potente batteria ed al grido di «Che cosa volete? Metallo!», roba degna dei Manowar più duri e puri, o come direbbero loro, più metal del metal.
Il primo brano vero e prioprio è Venere dove salta subito all’orecchio come il disco sia discretamente prodotto e suonato (anche se ha una compressione indegna – il religioso sarà anche votato al signore ma Satana dev’essersi impossessato del programma di editing). La proposta musicale è un un groovy-metal né personale né interessante. Quello che rende sicuramente unico ila canzone è la voce di Frate Cesare che dividendosi tra un parlato roco e profondo, un simil-growl fino ad uno screaming isterico non lascia troppo a desiderare e tanto basta per renderlo un successo.
Com’era prevedibile dal titolo, il testo, invero piuttosto ingenuo, parla di sessualità, ma non nei soliti toni repressivi cui ci ha abituato la Chiesa: il frate ci spiega, in italiano e latino, che il sesso è parte fondamentale dell’essere umano e che deve essere ricercato come un’unione fisica e spirituale tra due individui; quando poi risuonano i versi «maschio o femmina che sia, devi amare tutto l’uomo» pensiamo immediatamente: non vorrà dire “quella cosa” oppure sì? Considerato l’appoccio della Chiesa in quegli anni se fosse un’apertura alle unioni omosessuali il nostro rischierebbe la scomunica, se invece fosse un a svista di tali dimensioni sarebbe grave per un frate cappuccino di veneranda età. Forse solo un passaggio un po’ avventato? In generale si tratta di un heavy metal amatoriale, ma se pensiamo che stiamo parlando di un religioso di 62 anni, questo circo dell’assurdo non è poi malaccio.
Sfortunatamente per il nostro Frate Metallo il disco contiene altre 9 canzoni che variano tra il pessimo ed il ridicolo con una band più volte allo sbando, dedita al mix furioso di riff e passaggi rubati qua e là dalla loro collezione di dischi e Frate Cesare impegnato a stonare facilotti messaggio apostolici, o alla meglio urlare a destra e a manca. Insomma il classico disco costruito su una singola cazone e il resto …chi se ne frega!
L’espiazione dei peccati dell’ascolttore trova momentaneo sollievo solo in Bacco che sembra quasi una canzone in mezzo a questa collezione invidiabile di schifezze. Quello che colpisce è il testo, un attacco a tutto tondo verso gli alcolici: «il vino rallegra, l’alcol ti devia […] l’alcol è droga e morte». Potrei sbagliarmi ma proprio i frati sono noti per la produzione di birre e distillati di ottima qualità; che si tratti di un attacco verso i monaci trappisti?
Tra i brani che più ci hanno colpito (sotto la cintola) non possiamo non menzionare Tabacco, un thrash metal elementare con un testo che sembra scritto da un bambino di 10 anni:
Ogni tiro è una fumosa
illusione che ti avvolge
e ti fotte
dal di dentro.
Voce roca, gola in fiamme
i polmoni incatramati,
un continuo
scatarrare.
Gran bastardo traditore
lui non fa soltato fumo
ti arrostisce anche la carne.
Sembra impossibile, ma vi giuro che è tutto vero.
L’altra perla è la title track posta in coda all’album, una vera colata di metallo fuso con un testo che sembra scritto a quattro mani con i nostri Nanowar Of Steel:
Misteri…
misteri metallici
metallici… da…
metallo!
Fratello metallo!
Sì…
fratello metallo,
metallo italiano!
Metallo!
Matello …italiano
che dice
in lingua italiana
i misteri
della fede
di Dio, dell’uomo
della vita, di Maria
la mamma di Gesù.
Di Bacco, Tabacco, Venere
che rischiano di ridurre
l’uomo …in cenere!
E’ l’amore vero, tenero
profondo, forte, metallico!
Sì!
Metallico!
Metallico!
Metallo Italiano!
Frate Cesare può ritenersi fortunato che questa roba non sia arrivata alle orecchie di Papa Benedetto XVI altrimenti avrebbero ordinato a Monsignor Milingo (noto esorcista-canterino), di esorcizzare lo spirito di Joey DeMaio che si era impossessato della sua anima.
In realtà la visibilità mediatica ha avuto un effetto boomerang sul frate che nel 2009 ha deciso di mettere la parola fine al progetto Fratello Metallo (forse spinto da qualcuno?) ritirandosi in convento a comporre musica classica, non prima, però, di pubblicare un ultimo singolo d’addio, quel V’AFFAnnate che doveva anticipare il secondo album Puntine metalliche che non vedrà mai la luce.
Non ci mancherà di certo la sua musica, né le sue apparizioni come prezzemolino ai festival metal in giro per l’Italia, tra incredulità e le risatine; certo la sua energia e convinzione erano ammirevoli. Rimane la domanda di fondo sul perché un anziano religioso improvvisamente si metta in testa di fare il metallaro: o è completamente rincoglionito, oppure deve possedere una fede talmente cieca che non gli permette di distinguere una goliardata dal pubblico ludibrio. Misteri, appunto.
Tracce:
01. Volete Metallo?! (intro)
02. Venere
03. Fiducia
04. Vita
05. Uomo
06. Bacco
07. Tabacco
08. Dio
09. Amore Metallico
10. Maria Maiestati
11. Misteri