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Dino ‎- Rendezvous (The Fire Is Burning) (1986, 12”)

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Dino ‎Rendezvous Klaus MunzertSe ci seguite da un po’ sapete bene che il popolo tedesco non è affatto immune al fascino dell’Italia: cibovacanzecalcio, poco importa. Ogni occasione è buona per farci una canzoncina.

Negli anni ’80 tale Klaus Munzert, misconosciuto omino tedesco dallo sguardo vispo e dalle fattezze a metà tra Salvador DalìMu’ammar Gheddafi e un narcotrafficante colombiano, lavorava di giorno come label manager per la gloriosa Island Records, mentre la sera si dedicava ai suoi progetti musicali. Anche se il suo nome rimane nascosto sotto una marea di nomignoli lo ritroviamo in numerose produzioni dance anni ’80 di secondo piano tra cui i più noti furono i Silicon Dream, un bizzarro progetto italo disco-Hi-NRG che ebbe un discreto successo nel 1987 con il singolo dell’evocativo titolo Marcello The Mastroianni. E poi non lamentatevi quando all’estero vi propongono gli “spaghetti bolonnese”.

Qualche anno prima però il buon Klaus, probabilmente viste le fattezze non esattamente ariane, provò a spacciarsi come cantante italiano sulla scia delle epiche gesta in terra francese del nostro amato Gino Palatino, o almeno così vogliamo immaginare.

Ecco che nel 1983, l’anno de L’italiano di Toto Cutugno (sarà un caso? Non crediamo), il nostro si trasforma in Dino Razzone pubblicando il 45 giri Ciao ragazza ciao amore/Il treno per Palermo, ballate incerte che tentano di fotocopiare la tradizione melodica italica più blanda, cantate con una pronuncia da emigrato di seconda generazione.

Il disco non fu esattamente un successo, ma nonostante il passo falso dopo ben tre anni di silenzio e grazie ai suoi agganci discografici, arriva un nuovo singolo questa volta firmato solo come Dino.

Lasciate da parte le velleità cantautorali Klaus Munzert si dedica a quello che gli riesce meglio: produrre musica per ballare. Rendezvous (The Fire Is Burning) è un synth-pop a cassa dritta appiccicoso e dal tiro dannatamente danzereccio, con un testo in italiano senza senso e assolo di sax in un’orgia di ’80-follia che non si può non amare. Inoltre, come accade solo nei capolavori, qui proprio la pronuncia italiana zoppicante è assolutamente un valore aggiunto al pezzo dandogli quella patina unica e irripetibile.

Sarà che nel 1986 la musica per ballare era praticamente solo anglofona, sarà l’immagine da gitano un tantino fouri moda, sarà che la scelta di un video in bianco e nero nel periodo di massima esplosione dei colori fluorescenti, ma la canzone passò poco più che inosservata. Poco male perché l’anno successivo il nostro si prese una rivincita con i più fortunati Silicon Dream.

Dopo aver passato gli anni ’90 tra una miriade di produzioni dance che non ottennero mai grande successo, nel 2002 Klaus Munzert tornerà a vestire i panni dell’italiano non esattamente vero, questa volta col nome di Marcello (chiaro tributo al nostro Marcello Mastroianni, cui probabilmente aveva rubato i baffi che sfoggia in Divorzio all’italiana) proponendo una versione EDM di Una festa sui prati, brano di Adriano Celentano piuttosto famoso in terra tedesca. Il fascino immortale del made in Italy.

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