Mai Dire TV

I 10 peggiori cantanti di Mai Dire TV

Ultimo aggiornamento:

Siamo tutti molto grati alla Gialappa’s Band per aver ideato quel programma geniale che è stato Mai dire TV: un concentrato di comicità involontaria messo in scena selezionando le perle trasmesse dalle televisioni locali italiane ma anche mondiali. Un vero e proprio cocktail dell’assurdo che ha generato mostri sacri quali il Mago Gabriel, il Tuttologo, la telenovela piemontese e Pierino Brunelli, solo per citarne alcuni.

Essendo questo un sito musicale ci occuperemo oggi di una delle parti fondamentali della scaletta del programma, quella composta da improbabili star dalla cantata a volte stonata e dalle tematiche salaci che sono però entrati nei nostri cuori per la loro involontaria comicità, generando a volte veri e propri tormentoni dell’orrore.

La punk sdentata

https://www.dailymotion.com/video/xsqjle_tv-ita-mai-dire-tv-1x14_shortfilms?start=178

Questa bizzarra cantante, in abiti a metà strada tra una pessima riedizione di Maverick di Top Gun e un punk marcio di Manchester, deliziò le nostre orecchie con un pezzo dedicato ai tempi della gioventù, per lei molto lontani a giudicare dal suo aspetto da cinquantenne. L’apice si raggiunge con la citazione ai «cassotti nel muso» e ai «compiti da fare» che caratterizzavano le belle giornate di questo bizzarro individuo, dalle discutibili doti tanto canterine quanto di danza. A fare da cornice una dentatura non proprio sana e dei meravigliosi capelli ossigenati.

Incommentabile.

L’artista di concetto francese

https://dai.ly/xsqedw?start=236

Un video catartico, una canzone che tratta di amore torbido, immagini apparentemente senza senso che si alternano: sono gli ingredienti di un pezzo dal presumibile titolo Jules cantato da questo anonimo artista francese, sosia di David Seaman. Per anni ho provato a cercare notizie su di lui e sulla canzone: apparentemente è un fantasma dell’etere. Nel commento al pezzo i Gialappi si superarono, passando dall’esclamazione «mmmh che bocconcino» per la protagonista femminile del video, non certo una miss, al termine «lombrosario» per descrivere gli avventori del baraccio in cui parte di esso è ambientato rendendo questi 10 secondi un must memorabile per tutti gli amanti del programma.

Ipnotico.

Vincenzo Lo Cicero

https://dai.ly/xsqjm0?start=322

Un cantante all’apparenza innocuo e dall’aspetto tristanzuolo che sforna una perla di demenzialità. La sua hit Il ghiacciolo è un inno alla frigidità della moglie, che non sa soddisfare «le sue esigenze d’amor». La tematica, già di per sé delicata, viene affrontata senza giri di parole: la povera donna viene definita «ghiacciolo nel frigo» «gelato più freddo che c’è», per poi scadere nell’«ammasso di frigidità» e nel «quando faccio l’amore con te non sento nienteeee». La conclusione degna dell’artista rimane negli annali, ed è troppo anche per noi: invitiamo quindi il lettore a visualizzare la clip della performance per rendersene conto di persona.

Esplicito.

Tony Balestra

https://dai.ly/xssfwl?start=714

Un personaggio allucinante, presumibilmente romagnolo, che sale alla ribalta con una allucinante rivisitazione de Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano. Una voce decisamente stonata con degli intermezzi urlati: il buon Adriano sta già iniziando a rivoltarsi prima ancora di essere passato a miglior vita (che gli auguriamo lunghissima). A completare il quadretto, la mise da meccanico Ferrari indossata dall’artista e le inserzioni pubblicitarie in sovrimpressione, tra pizzerie, strip club e «pornostar escorteggianti»

Da brividi!

Alfredo Castro

Appena fuori dalla top 5 perché il suo ruolo primario non è esclusivamente quello di cantante. Conosciamo questo incredibile personaggio durante la puntata di un programma in una televisione sicula, in cui si propone come sorta di tuttofare e inventore, salvo poi prendersi una scossa, tra l’ilarità dei presenti, nell’atto di riparare un’abat-jour. È il preludio alle puntate successive, dove il signor Castro si prodiga in personalissime riedizioni di canzoni famose, tra cui spiccano le indimenticabili interpretazioni di Hey Jude, o Ei giù, vista la traballante pronuncia inglese dell’artista e Are You Lonesome Tonight, altrettanto pateticamente pronunciata. Parole inventate e intonazione non proprio perfetta per una performance della serie “capitato lì per caso a cantare e a riparare cose”, che sarebbe diventata a sua insaputa un vero must di Mai dire TV.

Approssimativo.

Rosina Lazzarino

https://dai.ly/xjzlxw

Una figura emblematica, della quale non abbiamo capito ancora la natura. Questa donnina di età indefinibile ma sicuramente over 50 ci ha deliziati con pezzi di vario tipo, dal lento ed introspettivo La primavera c’è passando per lo scatenato Son piccina, di cui tutti ricordiamo l’incipit «Son piccina sai com’è / non posso fare l’amore con teee». Fino a qui nulla di male. Il problema è che la cara Rosina (o Rosy in alcune occasioni) non azzecca una nota che una nell’esecuzione, sfoggia movenze improponibili e mise demodè e, amarus in fundo per citare Renato Pozzetto, non riesce neppure a stare dietro al playback, dando a volte l’impressione di ignorare del tutto i testi delle canzoni. Siamo di fronte a un nuovo caso Den Harrow, ma ben più pietoso, perché almeno Den era un bel ragazzo. La domanda che ci suscitano tali performance è allora una sola.

Perché?

Gino

Durante uno show in una TV locale del centro-Italia un presentatore è sul punto di annunciare l’ospite internazionale: Bruce Springsteen. Ma… Purtroppo un improvviso impegno ha impedito al Boss di presenziare. Niente paura però: abbiamo un sostituto. Dal backstage entra un ragazzino attorno ai dieci anni visibilmente sovrappeso, con codazzo di ballerine stranamente sexy per i tempi, che sostiene di chiamarsi il Gino. Questo è l’inizio del mito: «Sono il Gino, son venuto a cantare» e da quelle parole il delirio. Il cantante interpreta il ruolo di bulletto della scuola, decisamente più maturo dell’età che ha, innamorato della prof d’Inglese e interessato a donne, auto e moto. Al suono di «Hey hey Gino, sei proprio un ragazzino» l’escalation all’orrore è assicurata. La mitica «che vi frega a voi, che son queste pretese, mi piace da morire la prof d’inglese uuuuh» rimarrà per sempre nei nostri cuori di studenti svogliati che avrebbero voluto essere come lui. A dieci anni. Forse…

Bullo.

Gianni Drudi

https://youtu.be/KeKxU_Yo69c

Di Gianni Drudi si è detto, ridetto, parlato, straparlato. Lui, l’icona della musica trash per eccellenza, deve molto all’esperienza di Mai Dire TV, che l’ha lanciato nel firmamento delle stelle. Il tema era sempre uno e uno solo: il rimorchio, del quale il buon Gianni si professava maestro. Come non citare i suoi memorabili successi, infarciti di doppi sensi più o meno espliciti, da Come è bello lavarsi a L’uccello, passando per Cuccala, Bella gnocca e l’immortale Fiky fiky, tanto per citare le più note. Tutte hit corredate con splendidi videoclip ambientati sulle spiagge della Romagna, ma anche in camere d’albergo e quartieri di città. Canzoni che tutti noi serbiamo nella mente e che non moriranno mai.

Epico.

Donato Mitola

https://youtu.be/0Pm4wYecoKc

L’artista della musica horror. Questo insospettabile uomo di mezza età dalla intramontabile pelata e dagli occhiali a fondo di bottiglia era in realtà il re della notte, il principe della canzone trasgressiva dalle tematiche dark ma anche erotiche. Una persona a metà strada tra un’allucinazione e una gita del centro anziani. Immaginatevi il nonnetto del bar di paese dall’abbigliamento un po’ alla Eritreo Cazzulati che sale sul palco della sagra delle ranocchie e si mette a cantare perle tipo «Vengo dal pianeta Caracallo / con il mio bastone di metallo» o «Succhio succhio / lecco lecco» della mitica Vampiro. Questo era Donato Mitola, il vate di La setta nera, Il cobra e della impareggiabile hit Licantropo. Sappiamo che molte fan page hanno cercato di contattarlo per avere anche una sola parola da lui, per conoscere il perché di tanto orrore. Purtroppo egli si è sempre negato ad ogni intervista, ma ciò non ne intacca la mitologia e lo spessore. Se volete saperne di più, abbiamo già affrontato la sua discografia integrale.

Mostro sacro.

Lorenz

https://dai.ly/xssmwh?start=392

The King. Il Sovrano. Il Sultano. L’unico. L’inimitabile. Tutti aggettivi che non possono descrivere in toto il vincitore di questa classifica dell’Orrore. Lorenz si proponeva come artista nella scia degli imitatori di Elvis Presley, aggiungendo però quel tocco dissacrante e goliardico tipico dell’umorismo della Romagna, terra da cui Lorenz proveniva. Sappiamo di racconti mitici di suoi show live, di piazze piene di supporter, di ballerine in topless. Una fama che purtroppo non si è mai riproposta al botteghino, dove gli album del rocker romagnolo non hanno mai raggiunto il meritato successo. Ci limiteremo a citare alcuni dei suoi successi, da Super bingo rock, inno al gioco d’azzardo, a Ruminante rock, passando per le romantiche Serenata d’amoreMaria Pia e la dissacrante Soldi non ne ho, per terminare nelle cover, tra cui spicca la celebre Tutti frutti, e la mitica Uanaghena, canzone che fa il verso alle più famose hit del rock’n’roll d’Oltreoceano. Ma Lorenz era anche showman e testimonial (come non ricordare lo spot dell’amaro Roc, di cui disperatamente cerco tuttora una bottiglia) per tutti questi motivi non poteva che occupare il gradino più alto del podio virtuale di questa competizione. Da recuperare assolutamente le recensioni dei suoi due unici dischi: Amore di strada (1991) e Urka che turka!!! (1994). Come tutte le cose belle però, anche questa è finita troppo presto: un incidente mortale alla fine degli anni ’90 ci ha portato via un artista fantastico, che ricorderemo sempre con affetto e ammirazione. Immortale.

Non ringrazieremo mai abbastanza la Gialappa’s Band per Mai dire TV. Quasi certamente senza questo programma noi tutti ora non saremmo qui.

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