Raramente ascoltando un disco mi sono emozionato come un bambino che scarta i regali di compleanno, soprattutto oggi che la musica è a portata di click.
Dopo averlo inseguito invano per 10-15 anni come un fantasma ecco che finalmente ho il privilegio di mettere le mani, o meglio le orecchie, sull’album Urka che turka!!! seconda e ultima raccolta di inediti pubblicata nel 1994 del mai troppo compianto Lorenz, rocker salito alla ribalta grazie a Mai dire TV nei primi anni ’90 insieme ad altri artisti come Gianni Drudi, Donato Mitola o il Mago Gabriel.
Chi si ricorda la stupenda trasmissione della Gialappa’s Band non potrà aver dimenticato lo scatenato rocker romagnolo alle prese con personalissime rivisitazioni dei classici di Elvis Presley e brani inediti di rock’n’roll al lambrusco, tra cui la sua devastante versione di Romagna mia in versione rock.
La cosa interessante di questo canto del cigno è l’innegabile maturazione stilistica rispetto al mitico Amore di strada uscito tre anni prima; sempre accompagnato dal suo autore e collaboratore storico Luigi Passuti, in Urka che turka!!!” troviamo un po’ di tutto: deliri celentaniani, lo spirito anarchico di Sandinista dei Clash, quel sapore genuino di trattoria casereccia e un innato spirito goliardico.
L’album è una vera e propria abbuffata di stili in cui Lorenz appare inaspettatamente come un camaleontico interprete sempre a proprio agio tra reggae, rap, pop, swing, dance e ovviamente rock’n’roll revivalistico.
L’incipit Rudolf Valent ci fa sentire subito a casa: classico rock’n’roll autobiografico («sono il Rodolfo Valentino del rock and rolls») marchiato a fuoco dall’interpretazione sbilenca di Lorenz; con Cesenatico Bich (sì, scritto esattamente così) iniziano le sorprese: un reggae da spiaggia con uno spiazzante ritornello new wave degno del maestro Franco Battiato; sarà solo una suggestione ma il brano mi ricorda Voglio andare al mare di Vasco Rossi, sarà forse per quel sarcastico «divertitevi voialtre che io mi faccio un buon caffè (corretto)».
Si prosegue con il piacevole swing-blues a luci rosse Maiala Bleus in cui il nostro da impeccabile latin lover conquista la sua preda andando direttamente al sodo: «mi piaci beby mentre scendi dalla scala, con la minigonna tu sei la mia maiala». Applausi. Il finale è un vero tripudio con un coro femminile che intona «io sono, sono, sono la tua maiala»;. Ancora applausi.
Lacrima sul vaisen fischien è un omaggio-tributo al romanticismo languido di Bobby Solo interpretando la sua Una lacrima sul viso in una versione assolutamente delirante, dove Lorenz, in piena cnvulsionedadaista, cambia il testo con parole inventate, mischinadoci anche un pizzico di inglese mccheronico.
Non abbiamo il tempo di riprenderci che arriva un altro pezzo da novanta: la nuova versione dance mix del suo tormentone Soldi, sicuro riempipista grazie al contagioso ritornello: «Soldi, soldi, soldi non ne ho come farò, ballo, rido, canto e non lo so se non ne ho».
Le seguenti Jonny Wandensten e Muciacia sono episodi decisamente minori: il primo è un rock’n’roll senza sussulti, mentre il secondo è unamotivetto pop trascurabile che richiama Nord Sud Ovest Est degli 883. Si torna a pieni giri con Zanzara rep (scritto ancora una volta così) in cui Lorenz per tre minuti si trasforma in un novello MC a metà strada tra le “prodezze” di Dee Dee King e Adriano Celentano di Quel punto. Si prosegue con la meno anarchica Santina Santafè, ancora una volta un reggae, inciso nel lontano 1985 quando la poetica di Lorenz non era ancora pienamente matura, ma aveva comunque in nuce la genialità che maturerà in seguito.
L’ultimo brano vero e proprio del disco è Prigione, un pop orecchiabile a tema scatologico: il nostro racconta la sua disavventura con le forze dell’ordine che lo hanno arrestato perché pizzicato a fare i suoi bisogni per strada, con il rocker che incredulo si chiede «ma che tipo di reato è questo? Ѐ una cosa naturale», come dargli torto?
Chiudono l’album due tracce aggiuntive che non compaiono nel booklet, ma che sono state aggiunte alla tracklist nel retro copertina con un adesivo, chesottlinea l’etica punk del DIY di Lorenz. Maialaus non è altro che una piacevolissima versione elettronica e scanzonata di Maiala Bleus piuttosto differente dall’originale, introdotta da una dedica speciale di Lorenz: «Un cuore biondo, un cuore caldo, una marcia in più. Vai baby, yes!». Chiude il disco Cesenatico Beach New Version, un remix meno sorprendente della versione originale, ma che nel complesso funziona meglio per via di un missaggio più accurato.
Lorenz era un parsona semplice, amabile e amata che nonostante i palesi limiti inseguiva il suo sogno di fare rock’n’roll e per qualche anno, alla sua maniera, c’è riuscito veramente. Forse per via dell’ineffabilità dei suoi dischi o per la forza intrinseca e transgenerazionale del personaggio, il culto di Lorenz è rimasto vivo tra il pubblico più attento, per questo motivo riportare alla luce un simile reperto ci fa sentire un po’ come aver profanato un luogo di culto, ma siamo sicuri che se fosse stato ancora tra noi avrebbe apprezzato il nostro affetto sincero, salutandoci con il suo proverbiale «auanaghena Kansas City detsollrait».
Tracce:
01. Rudolf Valent
02. Cesenatico Bich
03. Maiala Bleus
04. Lacrima Sul Vaisen Fischien
05. Mix Soldi – Demenzial Rock
06. Jonny Wandensten
07. Muciacia
08. Zanzara Rep
09. Santina Santafè
10. Prigione
11. Maialaus
12. Cesenatico Beach New Version
PS: un grazie davvero di cuore a Stefano per aver reso possibile tutto questo.