Il Festival di Sanremo del 1986 è passato alla storia più che per le canzoni in gara per le scenate dietro le quinte, dove il quartetto Anna Oxa, Loredana Bertè, Rettore e Marcella Bella se le dava di santa ragione ad ogni piè sospinto, con buona pace degli altri cantanti in gara che salivano sul palco con la faccia di chi cerca subito di far capire che «io non c’entro nulla e se c’entro, non c’ero».
È esattamente il caso di questa Azzurra malinconia, piccolo gioiellino del nostro Toto Cutugno che, dopo i fasti di «un partigiano come Presidente» e di «affacciati alla finestra bella mia», prima d’inaugurare il filone nazional-popolare (con relativa collezione di secondi posti), decide di portare in gara una canzone d’amore di quelle che sapeva scrivere lui.
Siamo in pieni anni ’80, quindi non sorprende il vestito da gelataio (del resto, in quella serata la Bertè girava col finto pancione da gestante, la Rettore era vestita da Mazinga Z e Anna Oxa rimaneva mezza nuda) e forse, ammettiamolo, non sorprende neppure la canzone che ci scodella una serie amena di rime baciate dedicate alla sua amata che è assente e gli manca.
Il tutto con alcuni interrogativi che restano comunque sullo sfondo, consegnandoci svariate versioni di Toto Cutugno per tutti i gusti:
- Toto Licantropo: «Che ne sai quando parlo alla luna, cosa dico di te. Che ne sai quando cade una stella desidero te»
- Toto Miracolo Bon Bon: «Tu sei mia, mia dove la neve ha mille primavere»
- Toto Hannibal Lecter: «Tu sei mia, mia sotto la pelle»
- Toto Killer: «Tu sei mia, mia giù per le scale, mia quando stai male»
- Toto Felicità: «Tu sei mia, mia con un panino, mia con un bicchier di vino»
Quarto posto e nulla di che, quindi dall’anno dopo con Figli si cambierà registro.
Quello che però rimane è un LP forse sconosciuto ai più, nato per accompagnare il singolo sanremese (da cui prende il titolo), ma che in realtà racchiude un numero impressionante di perle rare ed inebrianti, veri e propri capolavori della musica diversamente bella degli anni ’80. Prima di parlare della musica però soffermiamoci sulla copertina magnificamente didascalica: Toto Cutugno immortalato su un fondale azzurro con lo sguardo in basso che trasuda inspiegabile saudade: lo ha lasciato la fidanzata? Gli è morto il canarino? O forse ha solo pestato un chewing gum?. Azzurra malinconia appunto.
Il disco si apre con la morbosetta Anna, orecchiabilissima killer tune costruita a tavolino per restare in testa, che parla di un amore, nella migliore delle ipotesi barely legal tra Toto e un’adolescente, con versi incredibili:
E voglio proprio vedere
fino a che punto mi violenti la mente
io metto il cuore e tu fai finta di niente
eppure sembri già una donna…
E voglio proprio cadere
in quel vestito che non lascia vedere
e poi strappare quel tuo falso pudore.
Adesso non venirmi a dire
che non sai far l’amore.
Anna, davanti alla scuola di Anna.
Anna, in moto si vola con Anna.
[…]
Anna, nel buio di un cinema Anna.
Anna, la mano che scivola Anna.
Voglio Anna, la stanza proibita di Anna.
Voglio Anna, comincia una vita per Anna.
Delicatissimo.
Tralasciando Una donna come te che suona come se i Platters fossero stati sintetizzati col Commodore 64, arriviamo a un altro pezzo forte, il singolo Mi piacerebbe… (Andare al mare… di lunedì…), sfacciato tormentone estivo con fiati a tutta manetta, cori martellanti e un basso sintetizzato riconoscibilissimo; il brano è caratterizzato dalla disarmante autoconsapevolezza di Toto Cutugno di imitare contemporaneamente Adriano Celentano e Vasco Rossi nello stile vocale, testimoniato nel delirante skit finale.
Non c’è nemmeno il tempo per l’ennesimo scialbo singalong di Il cielo che subito il nostro ci regala un’altra perla imperdibile: C’est Venice, un sound-alike (o sarebbe meglio dire tarocco) dei Rondò Veneziano, con il testo che è un pastiche paraculo di francese e italiano per accaparrarsi i turisti internazionali della laguna con versi del calibro di «Quante volte ho pensato che se non ci fosse Venezia / dove andrebbero gli innamorati a sognare Venezia». Praticamente è la trama di Inception.
Segue un’infilata di brani trascurabili: Buonanotte, classica melodia “cutugnana” (a dire il vero un clone de L’italiano), Come mai?…, un arrangiamento di suonini buffi in cui Toto si lamenta della poca naturalezza delle ragazze di oggi e Vivo sulla quale non spenderemo altre parole perché vogliamo arrivare alla bomba finale del disco: Mademoiselle ça va, un grammelot tra francese, italiano, napoletano e spagnolo dall’immortale testo senza senso che vogliamo assolutamente trasmettere nella sua intierezza:
Mademoiselle ça va, ça va, ça va!
Oh, senorita, como va, me va, me va!
Un jour a Capri one day in Copacabana ,
A Napoli la luna è più tropicana!
Mademoiselle, ça va, ça va, ça va!
Oh, meine Fraulein, Liebelei !
Oh, oh, oh, oh, oh,
Vamos a cantar bailar!
Te quiero, te quiero, yo tengo el sombrero,
Te quiero, te quiero, yo soy marinero.
Pardon, monsieur, non parlo russo né inglese…
Se balli e ridi tutto il mondo è paese!
Te quiero, te quiero, te quiero, ti amo!
Cantando un rock napoletano.
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh,
Jamme ‘n coppa, jamme ja!
Mademoiselle ça va, ça va, ça va!
Oh, senorita, como va, me va, me va!
Un jour a Capri one day in Copacabana,
A Napoli la luna è più tropicana!
Mademoiselle, ça va, ça va, ça va!
Oh, meine Fraulein, Liebelei!
Oh, oh, oh, oh, oh,
Voulez-vous coucher avec moi ce soir?
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh,
Jamme ‘n coppa, jamme ja!
Mademoiselle, ça va, ça va,
Mademoiselle, ça va, ça va!
Te quiero, te quiero, te quiero, ti amo!
Cantando un rock napoletano.
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh,
Voulez-vous coucher avec moi ce soir?
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh,
Jamme ‘n coppa, jamme ja!
Mademoiselle, ça va, ça va,
Mademoiselle ça va, ça va!
Senza appello e senza scuse Azzurra malinconia è sicuramente l’album più avvincente di Toto Cutugno. E viva l’Italia!
Francesco Roggero e Giuseppe Sanna
Tracce:
A1. Anna
A2. Azzurra Malinconia
A3. Una donna come te
A4. Mi piacerebbe… (Andare al mare… di lunedì…)
A5. Il cielo
B1. C’est Venice
B2. Buonanotte
B3. Come mai?…
B4. Vivo
B5. Mademoiselle ça va