Loredana Bertè è un patrimonio della musica italiana mai pienamente espresso, per quella voglia di shockare il pubblico, ma sempre tenendo d’occhio la classifica e il consenso popolare.
La cantante calabrese muove i suoi primi passi a Roma negli anni ’60 come ballerina al famoso Piper Club dove, non certo casualmente, stringe una profonda amicizia con l’ancora sconosciuto Renato Zero con il quale condivideva quella via espressiva innovativa, basata su sessualità esplicita e spudoratezza, elementi fuori dal comune nell’Italia bacchettona di quegli anni.
Per confermare questa attitudine anticonformista nel 1970 prende parte alla scandalosa versione italiana di Hair (insieme all’allora semi-sconosciuto Teo Teocoli) in cui recita in una scena di nudo integrale e partecipa anche alla realizzazione del disco.
Nel 1973 posa nuda per un servizio fotografico su Playboy grazie al quale verrà notata dal produttore Alfredo Cerruti (che giusto un paio d’anni prima aveva fondato gli Squallor), in cerca di una nuova cantante sexy da lanciare sul mercato. La provocante Loredana firma un contratto discografico con la CGD pubblicando nel 1974 il suo primo LP che è senza dubbio il più interessante e innovativo della sua carriera.



Due elementi saltano subito all’occhio: il titolo in inglese (che indica quella pratica di irrompere nulli tra la folla durante eventi pubblici), cosa piuttosto inusuale per l’epoca, ma soprattutto la copertina (e l’inserto), dove la nostra appare senza veli. Nonostante oggi una foto del genere non farebbe scomporre neppure una suora, all’epoca senza troppa sorpresa la censura lo fece ritirare dal mercato e venne successivamente ristampato con una cover più casta; ovviamente la mossa fu studiata a tavolino per creare attenzione sul personaggio.
Se togliamo l’inutile funky-pop da balera di “Parlate di Moralità”, il boogie fuori luogo di “La Porti la Maglia” e la ballata di maniera “Volevi un Amore Grande”, l’album nasconde veri gioielli di pop sbilenco con spruzzate di rock, in cui la voce di Loredana passa agilmente da parti sussurrate a urla improvvise come in “Fare l’Amore” con un perfetto dialogo voce-chitarra nel ritornello (purtroppo il brano è stato rovinato da un assurdo intro e outro di tastiere posticce) oppure in “La Telefonata”. Altri brani degni di nota sono la sincopata “Ti Piacerebbe” giocata tutta sulla sezione ritmica o il funky in pieno sexploitation style di “Non So Dormire Sola”, mentre la languida ballata sexy “Il Tuo Palcoscenico” si fregia di un testo che pare scritto dal miglior Cristiano Malgioglio:
La tua bocca è un palcoscenico
quando è aperta è un palcoscenico
quando è chiusa è un palcoscenico
quando ride è un palcoscenico.
Se la stringi è per fischiare
se l’allarghi è per sbadigliare
la risciacqui ogni mattino
infilando in bocca lo spazzolino.
Oggi purtroppo viene ricordata solo per essere stata una delle prime canzoni italiane contenenti la parola “cazzo” (tra l’altro urlata a squarciagola).
Nonostante né la critica né la stessa cantante prendano molto in considerazione questo album, frutto del lavoro dei produttori Riccardi e Albertelli, qui troviamo tutti gli elementi del Bertè-pensiero, senza alcuna influenza successiva dovuta a collaborazioni sicuramente prestigiose con validi artigiani del pop nostrano (Ivano Fossati, Vince Tempera, Mario Lavezzi e tanti altri), ma che hanno inevitabilmente annacquato e fatto rientrare nel costume corrente l’anticonformismo di Loredana, riducendola negli ultimi anni al ruolo di clown triste, anzi di triste clown.
Un disco deliziosamente imperfetto e non allineato, per questo ci piace.
Tracklist:
01. Ti Piacerebbe
02. Il Tuo Palcoscenico
03. S.E.S.S.O. (I Leoni cover)
04. La Telefonata
05. Oggi Si Vola
06. Parlate Di Moralità
07. Fare l’amore
08. Non So Dormire Sola
09. La Porti La Maglia
10. Volevi Un Amore Grande
11. Marrakech