Roberto Manfredi lavora da tanti anni nel mondo della musica e della televisione. Ha un curriculum veramente magico: tra le mille cose ha prodotto L’inno del corpo sciolto di Roberto Benigni, ha intervistato Fabrizio De André nel 1978 e ne ha tratto un libro, ha prodotto il disco di Beppe Starnazza e i Vortici e successivamente ha scritto un altro bellissimo libro per ricordare Roberto “Freak” Antoni, ha militato ne I Figli Di Bubba partecipando a Sanremo 1988 con Nella valle dei timbales, ha firmato l’indimenticato programma Music Zoo su Rete A e come se tutto ciò non bastasse è fratello dell’altrettanto inarrivabile Gianfranco Manfredi, musicista sui generis, scrittore e sceneggiatore di talento indiscusso.
Viste le premesse non riusciamo a pensare a nessuno meglio di Roberto per scrivere un compendio il più completo possibile della storia della canzone umoristica e satirica italiana. Un lavorone immane, lo sappiamo, ma qualcuno dovrà pur farlo e per fortuna ci ha pensato lui. In un’Italia sempre più legata alla tradizione della canzone melodrammatica è importante ricordare che c’è un nutrito gruppo trasversale e intergenerazionale di cantautori e musicisti che hanno descritto la realtà in maniera diversa, (auto)ironica o semplicemente divertita, e che la loro storia non solo non ha niente da invidiare a quella dei cantanti “romantici” o “seri” o “impegnati”, ma anzi spesso i messaggi veicolati sono anche più profondi, impegnati e universali di quelli nelle canzoni considerate serie, e riscuotono altrettanto successo. Frank Zappa diceva: «I have an important message to deliver to all the cute people all over the world. If you’re out there and you’re cute, maybe you’re beautiful. I just want to tell you somethin’ — there’s more of us UGLY MOTHERFUCKERS than you are, hey-y, so watch out.».
Così Skanzonata: la canzone umoristica e satirica italiana da Petrolini a Caparezza affronta con frammenti di storie, aneddoti e interviste la nascita di un genere talmente ampio e informe che non è mai stato definito tale ma che in realtà è sempre esistito e ha dei canoni ben precisi, a partire dal surreale Ettore Petrolini e dal caustico Rodolfo De Angelis passando per Natalino Otto, Totò, Renato Carosone, il Quartetto Cetra, crescendo poi con Fred Buscaglione, i Brutos e Clem Sacco, senza dimenticare la nuova scuola milanese di Giorgio Gaber, Dario Fo, I Gufi, Enzo Jannacci, Cochi e Renato e il minore Ugolino (grazie Roberto che hai inserito anche lui!). Arrivano poi gli anni ’70 e con essi una nuova forma di ironia: Ricky Gianco, Rino Gaetano, David Riondino, Roberto Benigni e il già citato Gianfranco Manfredi (recuperate assolutamente il pazzesco LP Zombie di tutto il mondo unitevi).



Ampio spazio non poteva non essere dedicato a Skiantos e a Elio e le Storie Tese, con annessa trattazione della vituperata diatriba tra le due band (vera o presunta che sia) e naturalmente non può mancare nemmeno Renzo Arbore con la sua capacità di prendere semplici motivetti in apparenza stupidi e trasformarli in canzoni ricche di secondi significati.
Gli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90 proseguono con diverse pagine dedicate a Gene Gnocchi, Dario Vergassola, il nostro eroe Francesco Salvi, Enzo Iacchetti e Claudio Bisio, ma in mezzo ci sono diversi capitoli che meritano menzioni a parte: la deriva goliardica, comprendente Riz Samaritano, Squallor e molti altri, le canzoni umoristiche a Sanremo (noi stessi siamo promotori da anni della comicità, più o meno volontaria, di alcune canzoni del Festival), l’incredibile storia di Sandro Oliva, il Frank Zappa italiano, il geniale quanto dimenticato Paco D’Alcatraz e un passaggio giustamente autobiografico sull’avventura de I Figli di Bubba al Festival.
Manfredi sceglie di concludere la sua panoramica identificando in Caparezza l’esponente più moderno e attivo della canzone umoristica italiana. Si può essere d’accordo o meno (noi ad esempio non lo siamo, ma francamente è l’unico appunto che abbiamo da fare all’autore quindi va bene così), rimane il fatto che in un rapporto notorietà/satira nel mondo musicale italiano attuale, il nome più alto che viene in mente è effettivamente il buon Michele Salvemini.



Il libro scorre via con una facilità esaltante, sia per i neofiti del genere (che troveranno cose nuove affrontate in maniera molto semplice) sia per i cultori della musica umoristica e satirica, che potranno trovare numerose chicche poco note e testimonianze dirette (strepitosa l’intervista a Gerry Bruno dei Brutos). Non possiamo quindi che consigliare spassionatamente la lettura di questo gioioso e divertente saggio, che dovrebbe a nostro modesto avviso essere adoperato come testo obbligatorio nelle scuole medie, per insegnare agli adolescenti e ai futuri adulti come si fa a ridere.
Se state per commentare che all’appello di Manfredi manca qualche canzone o autore che a vostro avviso è imprescindibile, vedete di non rompere i coglioni, l’autore ci ha confidato che la stesura originale era quattro volte più ampia ma che sarebbe costata quattro volte tanto anziché 16,50 accessibilissimi Euro. Ad ogni modo chissà, come nei sussidiari scolastici aspettiamo un Volume 2?