Il passaggio tra i due millenni oltre a produrre il panico (inutile) da millennium bug, sconvolse non poco i fan di una delle band italiane più apprezzate e allo stesso tempo criticate: i Litfiba. Nel 1999 il frontman Piero Pelù si portò via il logo e la band per dedicarsi a una forzata carriera solista visto che il brand del gruppo rimaneva nelle mani dell’allora odiato e oggi riamato Ghigo Renzulli.
Da questa scissione esce nel 2000 il suo primo album Né buoni né cattivi, trascinato da numerosi singoli promozionali che nel bene, ma soprattutto nel male invasero l’etere italiana per oltre un anno. Tra una Io ci sarò, una Bomba boomeranga e un Buongiorno mattina fa capolino anche la famigerata Toro loco, scoria nostalgica di quelle sonorità un po’ latine e un po’ tzigane che tanto piacevano a Pelù una decina d’anni prima e che speravamo di aver accantonato per sempre, il tutto accompagnato da un testo auto-motivazionale come se dovesse giustificare (ai fan? Al mondo?) il fatto di aver mollato la band ma di essere ancora in pista (come poi spiegherà dettagliatamente in quel pasticcio di megalomania che fu il libro Perfetto difettoso).
Inaspettati alleati dell’ex rocker fiorentino, oramai diventato la parodia di una popstar dalle movenze scomposte, troviamo nientepopodimento che gli Eiffel 65; sì, proprio quelli di Blue (Da ba dee), carichi del successo internazionale del loro album d’esordio, vero bestseller in tutto il mondo. Il trio composto da Jeffrey Jey, Maury Lobina e Gabry Ponte ci regala ciò che sa fare meglio, trasformando quella fetecchia di Toro loco in una tamarrata dance da minimo sindacale per cercare di far spopolare il pezzo anche nelle discoteche estive dei villaggi vacanza.
Non ci aspettavamo certo che i tre riuscissero a trasformare la cacca in cioccolato ma il loro remix risulta ancora più dimenticabile del brano originale, ammantando di noia e nessun groove la canzone di Pelù. L’unica nota positiva è non dover sentire quel cazzo di fischietto che senza motivo faceva “bella mostra” nell’originale.
I remix danzerecci di successi pop e rock non erano certo una novità o uno scandalo, come dimenticare ciò che riuscirono a fare gli U.S.U.R.A. nel 1993 con la loro magnifica versione di Delusa, trasformando la canzone di Vasco Rossi in un perfetto inno da autoscontri. Tra il 1999 e il 2001 i più richiesti erano proprio gli Eiffel 65 che dalla loro Torino impestarono il mondo regalandoci remix più o meno probabili per gente tipo 883, Kool & The Gang, Aqua, Laura Pausini, Jean Michel Jarre, oltre al gia citato Vasco Rossi.
Stefano Bissoli e Vittorio “Vikk” Papa