
La musica dance dall’avvento del’elettronica è sempre stata una faccenda italica: i primordi con Giorgio Moroder, l’invasione italo disco prima e l’eurodance poi (un nome fra tutti Eiffel 65), senza dimenticarci un certo Robert Miles. Improvvisamente però nella seconda metà degli anni ’90 le classifiche e le discoteche di tutto il mondo vengono assaltate da una comitiva di bislacchi vichinghi che armati di sintetizzatori e drum machine trasformano il divertimento del sabato sera in pura demenzialità.
Se gli svedesi Rednex potevano vantare probabilmente la fanciulla più graziosa, ma anche il premio alla stupidità, i danesi Cartoons con il loro technobilly erano sicuramente i più creativi, ma i veri re delle classifiche di tutto il mondo erano i loro compaesani Aqua che inanellarono una serie impressionante di successi e ben 3 numeri uno consecutivi nella top ten britannica, rispettivamente Barbie Girl, Doctor Jones e Turn Back Time, vendendo in tutto il mondo circa 30 milioni di dischi e raggiungendo lo status di band danese più famosa di sempre.
Ma che cosa avevano gli Aqua di tanto speciale rispetto ai loro colleghi? La musica era un astuto mix di bubblegum pop appiccicoso ed eurodance, con testi sciocchi cantati su filastrocche per bambini. Il tutto era confezionato con deliranti videoclip dove i fantastici quattro (Lene Nystrøm Rasted e René Dif alla voce, Søren Rasted alle tastiere e Claus Norreen, l’unico chitarrista della storia della musica dance) non avevano timore di cadere nel ridicolo (ovviamente volontario).
Aquarium (1997)
Ascoltando l’album sembra di trovarci di fronte al perfetto greatest hits di bubblegum dance dove anche i brani meno noti potrebbero funzionare come potenziali singoli.
Ovviamente come non citare il tormentone Barbie Girl dal testo zeppo di doppi sensi, ma anche altri brani suonatissimi come My Oh My, Doctor Jones, Lollipop (Candyman) e la ballata Turn Back Time tutti accompagnati da efficacissimi videoclip, regalandoci 40 minuti di scanzonato divertimento ad alto volume.
Dovendo scegliere un brano su tutti personalmente punterei su Roses Are Red, il loro primissimo singolo in cui il chiaro retaggio techno-eurodance si fonde alla perfezione con una melodia pop accattivante, creando la perfetta colonna sonora da autoscontri.
Tracklist:
01. Happy Boys & Girls
02. My Oh My
03. Barbie Girl
04. Good Morning Sunshine
05. Doctor Jones
06. Heat Of The Night
07. Be A Man
08. Lollipop (Candyman)
09. Roses Are Red
10. Turn Back Time
11. Calling You
Aquarius (2000)
Finito l’effetto sorpresa e con nessun aspettativa da parte dell’ascoltatore ancorain crisi iperglicemica per la vagonata di video pubblicati negli ultimi 4 anni, i nostri provano ad evolvere il loro suono con orchestrazioni davvero inusuali per un gruppo dance. peccato che le canzoni non siano all’altezza di quelle pubblicate fino ad ora; facile capire il perché dell’inevitabile flop rispetto all’album di debutto e non solo in termini di copie vendute.
Il compito di trainare il disco fu affidato al buon singolo Cartoon Heroes che aveva le carte per poter sfondare a piede libero in tutte le classifiche del mondo: melodia accattivante, arrangiamenti un pelino più raffinati e solito video divertente.
Nonostante tutto questo e nonostante avesse dato lustro ad una band ancora in piena forma e anzi capace di confezionare brani più complessi di semplici filastrocche, la canzone non riuscì a bissare il successo dei singoli precedenti come sperato. Ancora peggio fece il secondo estratto Around The World, un brano piuttosto anonimo e scelta davvero scellerata come singolo che decretò di fatto la fine dell’esperienza Aqua, almeno temporaneamente.
Da lì a poco il quartetto si sciolse per problemi di relazioni personali (Søren – il tastierista – ha soffiato la bella Lene a René – il pelato della band) e divergenze musicali (vabbé), non prima di pubblicare un altro paio di singoli tra cui l’imbarazzante ballata We Belong to the Sea promossa con un video piuttosto patetico.
In generale tutte le nuove composizioni sono fiacche e prive di quel mordente che catturava l’ascoltatore sin dal primo ascolto, mentre nei pezzi lenti sembrano ripetere la stessa brutta formula all’infinito. Gli unici brani che si ricordano sono la schizzata Freaky Friday che sarebbe potuta stare benissimo sul primo album senza sfigurare e la ballad conclusiva Goodbye To The Circus arrangiata esclusivamente con un’orchestra e dal piglio quasi epico nel finale.
Tracklist:
01. Cartoon Heroes
02. Around the World
03. Freaky Friday
04. We Belong to the Sea
05. An Apple a Day
06. Halloween
07. Good Guys
08. Back from Mars
09. Aquarius
10. Cuba Libre
11. Bumble Bees
12. Goodbye to the Circus
Reunion, Greatest Hits e Back to The 80’s
Come sempre i ritorni impossibili sono i più probabili, soprattutto in questi anni di revival selvaggio. Così, dopo aver seppellito le asce di guerra i quattro hanno deciso di riunirsi nel 2008 per rimpinzare il conto corrente con un tour celebrativo che aprì le porte l’anno successivo all’inevitabile Greatest Hits , contenente il nuovo singolo Back To The 80’s che giocava la carta della cara vecchia nostalgia.
Nonostante l’effetto nostalgia (un gruppo anni ’90 che canta di come erano belli gli anni ’80 e improvisamente gli Aqua sembrano rubare il repertorio a Max Pezzali) Back To The 80’s non fa il botto a parte in Scandinavia, dove apparentemente i quattro sono venerati come sorta di semidei del pop. La canzoncina non è molesta, ma lascia indifferenti, quantomeno rimane filologicamente scrupolosa nell’andare a ripescare dall’eredità sonora del gruppo.
Questa però era solo la prova generale; visto l’affetto (quasi) immutato del pubblico era solo una questione di tempo prima che ci trovassimo tra le mani un nuovo album di inediti e così fu.
Megalomania (2011)
Questo nuovo Megalomania si presenta anzitutto abbastanza male, non tanto per le dichiarazioni baldanzose che lo decretano “il migliore disco pop al mondo”, tipiche di che è davvero fesso, disperato o si chiama Liam Gallagher, quanto piuttosto per il titolo da paranoiche manie di grandezza e pessima copertina da videogame, senza alcun riferimento al mondo sottomarino cui ci avevano abituati. Non so voi, ma già qui il mio sesto senso comincia a sentire puzza di vaccata.
Se c’è del fumo ci deve essere un incendio e purtroppo è proprio così. Se da un lato gli Aqua hanno fortunatamente deciso di smetterla con inutili brani autoindulgenti (vedi Back To The 80’s), dall’altro il desiderio di rinnovare lo spettro sonoro si è rivelato un nefasto fallimento. Non ci sono più né le melodie appiccicose, né il divertimento scanzonato, né tantomeno un suono riconoscibile; insomma non c’è più voglia di alzarsi e ballare. Forse la peggiore delle morti per un gruppo dance.



I singoli estratti sono cartine tornasole del baratro sonoro in cui i nostri si sono cacciati: Playmate To Jesus è il classico pezzo pop stucchevole e ucciso da troppa produzione, ma il peggio arriva con How R U Doin? e Like A Robot squallidi brani dai beat electropop triti e ritriti che sembrano scarti delle varie Beyoncé, Kate Perry e Lady Gaga. Tutta ottima musica per qualche fetente club dei sobborghi di Birmingham, ma che non vorremmo mai ascoltare in un disco degli Aqua. Quando poi la bella Lene ci sputa nelle orecchie «you still fuck me like a robot» capiamo che o stiamo ascoltando il disco sbagliato oppure i nostri hanno sbarellato di brutto. Possiamo accettare tutto, ma non che gli Aqua comincino a usare le parolacce nelle loro canzoni.
Le altre tracce scorrono via senza lasciare nulla se non un senso di presa in giro perché non hanno davvero motivo di esistere e suonano oltretutto deliberatamente tamarre e generaliste, tanto che dopo oltre trenta minuti di atrocità non capiamo più se la ballata finale dalle tinte rock If The World Didn’t Suck (We Would All Fall Off) sia effettivamente un buon pezzo o faccia solamente una gran figura perché tutto il resto fa schifo.
L’unico sobbalzo che richiama un tantinello le vecchie vibrazioni é Sucker For A Superstar davvero troppo poco per decidere di dare una chance a questo disco che infatti affonda nelle classifiche. Gli Aqua vogliono farci vedere che sono cresciuti, ma noi li preferivamo senz’altro prima.
Tracklist:
01. Playmate To Jesus
02. Dirty LIttle Pop Song
03. Kill Myself
04. Like A Robot
05. Viva Las Vegas
06. No Party Patrol
07. Come N’ Get It
08. Sucker For A Superstar
09. Be My Saviour Tonight
10. How R U Doin?
11. If The World Didn’t Suck (We Would All Fall Off)