C’è una cosa su Max Pezzali che va assolutamente detta, a mo’ di prefazione. Per tutta la carriera ha mantenuto inalterata ed intatta una caratteristica fondamentale del suo percorso, la stessa per la quale viene amato o detestato: la semplicità.
Chi ne è fan apprezza questo suo parlare di quotidianità in modo chiaro e diretto e chi non lo sopporta lo fa per gli stessi motivi. D’altronde c’è chi dalla musica cerca qualcos’altro e si vuole svincolare da storie che possano riguardare anche il proprio vissuto personale e dalle canzoni d’amore melense, specie se chi canta è invischiato nel pop più commerciale e radiofonico.
Ciononostante Pezzali da diversi decenni continua imperterrito e/o coerente (i fan e i detrattori scelgano che termine usare) a muoversi su questi binari e ha sempre esposto ogni argomento trattato, negli 883 o da solista, in modo immediato e semplice ritagliandosi nella musica italiana un ruolo di santo protettore dell’adolescenza e di tutto ciò che ne consegue.
Questa semplicità non la riscontriamo soltanto nella musica, ma anche nei tre libri che il cantante di Pavia ha scritto nel corso degli anni.
Sì, avete letto bene. Ben tre libri. Andiamo ad esaminarli. Se siete ostili al personaggio, per una volta abbandonate ogni preconcetto e immergetevi in quel clima fatto di nostalgia, ricordi, ingenuità, revival ed un pizzico di cultura nerd che compongono l’universo di Max Pezzali.
Stessa storia, stesso posto, stesso bar (1998, Mondadori)
L’esordio letterario arriva nel 1998 quando per la Mondadori esce Stessa storia, stesso posto, stesso bar, riprendendo il titolo dall’incipit di quella che è una delle canzoni simbolo degli 883, Gli anni. Le prime edizioni conteneva anche un CD contenente Andrà tutto bene, Se tornerai e un remix di quest’ultima.
A dirla tutta Max Pezzali non era completamente a digiuno dal mondo della carta stampata: solo tre anni prima era stato pubblicato un fumetto (ora introvabile) intitolato Gli anni d’oro scritto insieme ad Ade Capone (famoso per il fumetto di Lazarus Ledd e scomparso recentemente) che aveva già collaborato con gli 883 scrivendo la sceneggiatura del videoclip Il grande incubo.
Con Stessa storia, stesso posto, stesso bar si toccano i classici argomenti del cantautore: la provincia, la quotidianità, il mondo dei ventenni/trentenni e le storie che ne susseguono su passioni, musica e storie di vita. Il tutto condito dal punto di vista e dalle riflessioni di Max.
Da citare assolutamente un passaggio in cui Max Pezzali dice la sua sulla crisi della scena alternativa italiana ed elogia pubblicamente i C.S.I. che all’epoca avevano da poco pubblicato il loro terzo bellissimo disco Tabula rasa elettrificata. In passaggi come questo sbuca il Max che non ti aspetteresti mai di trovare e che non pensavi neanche esistesse. Lo stesso che, diverse pagine prima, parlava del suo passato da tredicenne con i fondi di bottiglia come occhiali e appassionato di metal e di punk. Provare per credere.
Per prendersi una vita (2008, Baldini Castoldi Dalai)
Sobrio sì, ma sempre semplice ed immediato. Questi sono gli ingredienti alla base del suo secondo libro intitolato Per prendersi una vita. Solo che questa volta lo stile di Max Pezzali non deve fare i conti con la filologia del proprio passato ma si cimenta in un romanzo vero e proprio.
Il risultato? Ottimo. Non memorabile ovviamente, niente che verrà ricordato nelle scuole, ma semplicemente un libro gustoso, divertente e godibile.
La storia tratta di tre persone sulla soglia dei quarant’anni che ricordano un viaggio avvenuto nell’estate del 1988, in occasione del superamento dell’esame di maturità, quando tutti e tre più un altro amico attraversarono l’Europa con una Mini Cooper per raggiungere Londra e assistere ad un concerto di Joe Strummer, l’indimenticabile leader dei Clash.
Siamo in pieno territorio “pezzaliano”: si rievocano gli anni’80, si parla di amicizia e adolescenza e si snocciolano persino gruppi e artisti rock che, ripetiamo, accostare alla figura del cantante pavese risulta quantomeno strano (oltre a Strummer vengono citati ad esempio i Krokus, gloriosa band hard rock-heavy metal svizzera un po’ di nicchia). Ed è qui che troviamo il vero punto di forza del romanzo, nella sua storia. Perché se è vero che la narrazione è fin troppo semplice (e vi bastano poche pagine per capire dove il racconto vuole andare a parare e che cosa succederà da lì a poco) e il linguaggio è scarno, è anche vero che si viene totalmente immersi in quelle sensazioni avvolte di malinconia che Pezzali è un maestro nel descrivere e tratteggiare e ci si lascia piacevolmente catturare dallo sviluppo, spesso un po’ scontato ma mai noioso. Per dirla con quell’unica parola che ci sta accompagnando dall’inizio del nostro viaggio, una storia semplice ma interessante.
I cowboy non mollano mai (la mia storia) (2014, ISBN Edizioni)
Finalmente ci troviamo di fronte alla prima vera e propria biografia di Pezzali e questa volta non ce n’è per nessuno. La curiosità viene soddisfatta in toto su qualsiasi argomento e le chicche si scorgono qua e là tra le righe come funghi. Il tutto sviluppato in maniera più approfondita ed esaustiva rispetto alla scarsità d’informazioni contenute nel primo libro.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: l’adolescenza con i fumetti e la musica come compagni d’avventura, la scoperta del punk e del metal, l’incontro con Mauro Repetto e i primi tentativi di realizzare qualcosa insieme, il viaggio in America nel 1988 e l’illuminazione del rap, la genesi del loro primo pezzo in assoluto (quel Live In The Music che ancora oggi ricordiamo con tanto affetto), l’incontro con Claudio Cecchetto, il successo ottenuto con i primi due album cui è dedicato un intero capitolo con tanto di analisi di ogni singola traccia e con lo scoperchiamento di un vaso di Pandora straordinario poiché sui primi due dischi degli 883 si sapeva poco o nulla: in quanti, per fare un esempio, potevano immaginare che la canzone Te la tiri al suo interno contenga un sample nascosto di Hells Bells degli AC/DC?
E ancora: gli incontri avvenuti nel mondo della musica (esilarante quello con Barry Gibb dei Bee Gees), la separazione da Mauro Repetto (e più avanti nel libro il loro essersi ritrovati ed aver collaborato di nuovo insieme nella raccolta Max 20, dove due dei 5 inediti portano anche la sua firma), Sanremo ’95, la decisione di abbandonare la sua storica sigla, aneddoti, viaggi… In poche parole tutto quello che avreste sempre voluto sapere su Max Pezzali sta racchiuso in 223 ricche pagine. Vero è che la parte riguardante gli 883 è di gran misura più lunga, più interessante e più consistente rispetto a quella che riguarda la sua carriera solista, ma in fondo è giusto così e nessuno ha di che lamentarsi.
Qua si chiude il nostro percorso attraverso i libri scritti da Max Pezzali e chissà che altri non vi siano all’orizzonte, questo non ci è dato saperlo.
Il nostro consiglio è sempre valido: che siate appassionati o detrattori del suo modo di vedere e concepire la musica, non importa. Lasciatevi travolgere da quell’ondata di nostalgia che da sempre trasuda dalle sue canzoni e che questi libri rappresentano perfettamente. Giusto per il tempo di una lettura. Ne vale la pena.