giada robin mask off

Giada Robin, la cosplayer italiana più celebre al mondo, ci prova con la musica

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giada robin mask offMi concedo oggi, tra il serio e il faceto, una deviazione per un pianeta che mi ha sempre attratto: quello del panorama nerd. Tra le tante sue declinazioni, oggi parleremo del mondo del cosplay, fenomeno di costume che negli annni è diventato sempre più popolare, forte di festival dedicati, come ad esempio il Lucca Comics, e del boom della comunicazione sociale, che ha portato i più celebri interpreti di genere a diventare tra i fan vere e proprie icone. Mi scuso se le righe che seguiranno peccheranno di soggettività, ma questa è un po’ la mia seconda casa.

Va da sé, nel caso del cosplay, che creatività chiama creatività: parlando della cosplayer che recensiremo oggi, alla vis artistica della rappresentazione dal vivo di personaggi di cartoni animati, videogiochi e serie televisive non poteva che aggiungersi quella canora, in un prodotto che non poteva passare inosservato agli scagnozzi di Orrore a 33 Giri, nella fattispecie il sottoscritto, che a dispetto dell’età ormai non esattamente da sbarbato, ama dedicare parte del suo poco tempo libero ad attività proprie di quel pianeta un po’ nerd cui l’arte del cosplay spesso strizza l’occhio. Ecco quindi per sommi capi spiegato come sono venuto a conoscenza di Mask Off di Giada Pancaccini, in arte Giada Robin.

Per chi non la conoscesse la Robin è probabilmente la cosplayer italiana più celebre al mondo, forte delle plurime ospitate ad eventi di settore importanza mondiale, tra cui il celeberrimo Katsucon che si tiene ogni anno in Maryland, e dai numerosissimi follower sulle sui social media attratti dalla perfetta foggia dei vestiti e dalla verosimiglianza dei personaggi da lei interpretati, ma anche da un fisico decisamente da bombshell, che la rende una delle cosplayer preferite dal popolo maschile. Il  nome d’arte stesso è un tributo al personaggio dei fumetti: Nico Robin, della serie manga One Piece. Insomma: Giada è un vero must per gli amanti di genere.

Per questo ingresso nel mondo della musica, sceglie la partnership con i The Pheromone Syndicate, band electro-rock capitanata dal piemontese Sandro Capone, a cui presta la voce.Solitamente parto dal presupposto «augurati il meglio, preparati al peggio» e, una volta tanto, le aspettative iniziali si sono riservate ben più meste di quanto poi il risultato finale risulta essere nella sostanza.

In Mask Off ci sono cose che ho apprezzato e cose che avrei fatto diversamente: iniziando dalle note dolenti, se così possiamo chiamarle, non mi è piaciuto molto l’intermezzo maschile, che mi ricorda un po’ i vecchi pezzi degli Aqua, e gli arrangiamenti che risultano forse troppo intensi, anche se come sonorità potrebbero ricordare un po’ il genere J-Pop più tamarro, e quindi nell’economia de pezzo ci potrebbe anche stare. Nulla di tragico quindi, specialmente se commensurato alla platea cui ci si rivolge, anzi: alla canzone va dato il merito di un’intro spettacolare, che mi ricorda molto anime tipo Maison Ikkoku o Orange Road, che mi hanno riportato indietro con la mente ai bei tempi d’oro dei cartoni in TV: se Mask Off avesse mantenuto queste sonorità il risultato finale avrebbe reso la canzone più accattivante di sicuro. Nonostante la pronuncia inglese non sia certo impeccabile e anzi suoni forzata, a Giada Robin va comunque il plauso di fare una figura assai migliore di gente che finisce a Strasburgo… Ma questo è un altro discorso…

Massimo rispetto infine per le liriche del ritornello e, soprattutto, per la cover del singolo digitale, in cui la Robin, nell’atto di togliersi di dosso la maschera, rivela a mo’ di Visitors, pelle viola e occhi in tinta, confermando forse il sospetto che ho sempre nutrito nei suoi confronti, vale a dire che in realtà ella sia una rettiliana. Ma anche questa è un’altra lunga storia…

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