NOTA PER IL LETTORE: l’articolo è stato riveduto ed aggiornato nell’ottobre 2017
Cercare di analizzare/categorizzare la produzione discografica di Danilo Fatur utilizzando i classici canoni estetici della musica pop sarebbe non solo limitante, ma fuorviante.
Fatur è l’artista dell’Emilia paranoica, incarnando nel vero senso della parola la linea analitica dell’arte contemporanea che parte da Duchamp, passa per la Pop Art e finisce con Piero Manzoni. La quotidianità metropolitana viene elevata ad opera di valore perchè vissuta dall’artista stesso.
Scoperto da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni quando, vestito da chierichetto, faceva il barista e il ballerino su musiche di Lou Reed e Kraftwerk con il nome di Josè Lopez Macho Frasquelo, diventa assieme ad Annarella Giudici il volto scenografico dei CCCP Fedeli alla Linea incarnando la faccia più delirante e demenziale della band, dimenandosi instancabilmente sul palco portandosi dietro un improbabile armamentario di oggetti e strambe scu;lture create con oggetti recuperati dai rottamai vicino casa sua.



Finita l’avventura del punk-sovietico Fatur si è dedicato a sviluppare la sua peculiare forma di “arte del reciclaggio” ripescando non solo tra reperti di autodemolizioni, ma anche nei suoni e nella gestualità trasformando il tutto in spettacoli sempre più eccessivi e grotteschi. Contemporaneamente, ispirato dalle poesie rock di Lou Reed, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, dai libri della beat generation di Kerouac, Ginsberg e Bukowsky e dalle opere dei futuristi italiani e russi e dal «punk cosmico» (come lui lo difinisce) di band Sigue Sigue Sputnik, Nina Hagen Band, The Rockets, DAF, Pink Floyd, Devo, Suicide, David Bowie e Kraftwerk elabora la sua visione musicale che mischia rock ed elettronica, anche se ci vorrà u po’ di tempo per affinare la tecnica.
Fatur & Fax (1993 – CD)
Se quasto già sembra eccitante ecco che Fatur ci mette la ciliegina sulla torta con testi che sono come un patchwork colorato e straniante di slogan, luoghi comuni e citazioni. Certo lui non è mai stato un cantante e questo si sente, così come sono inevitabili le influenze guarda caso del muezin rock Giovanni Lindo Ferretti, ma il nostro pare comunque perfettamente a sua agio nelle vesti di frontman.
La mancanza di una direzione precisa in questo “Fatur & Fax” è un pregio ma anche un difetto: da una parte permette alla band di svisare pescando dai generi più disparati (il geniale r’n’r di “Billy” con il riff copiato da “Courageous Cat Theme” dei New York Dolls, il raggae-rock di “Liza”, il blues-rock di “Bar Bukowski” ed il folle electro-delirio finale di “Freddy DJ”), dall’altro non si capisce bene che cosa voglia essere questo disco. Quando però la sinergia tra musica e testi funziona escono brani borderline godibilissimi come “Mamma Fiat”, “Vietnam Vasco”, “Fankulo” e la più sovietica del disco “Berlin Nazipunk”.



Un album ingiustamente dimenticato ed assolutamente da riscoprire, soprattutto se vi piacciono certe sonorità del rock italiano sotteraneo degli anni ’90e se non avete paura di un disco il cui unico punto debole (per l’ascoltatore medio) è l’incatalogabilità della proposta.
Tracklist:
01. Mamma Fiat
02. R&R Suicide
03. Noi Proletari Balliamo
04. Liza
05. Vietnam Vasco
06. Bianco Budda
07. Bar Bukowski
08. Fankulo
09. Plastic City
10. Berlin Nazipunk
11. Billy
12. Freddy DJ
L’amour (1997 – CD)
Nel 1997 esce “L’amour”, primo passo deciso verso un elettronica fredda a volte più scura a volte più vicina alla musica house. Un vestito inedito per Fatur che fa fatica a trovare una propria dimensione anche perchè questa volta le basi elettroniche si militano a creare tappeti ritmici dove il nostro crea inefficaci linee melodiche e a poco serve l’aiuto della voce di Cristina Luppi.
L’iniziale e danzereccia “Aeropolis” non è disprezzabile, ma allo stesso tempo si dimentica in fretta così come tutto quello che seguirà: una noiosa aurea mediocritas che lascia l’amaro in bocca per quello che questo disco sarebbe potuto diventare. Quello che ascoltiamo sono basi anonime con suoni spesso troppo casalinghi con un Fatur che inspiegabilmente abbondona la nota animalità che lo ha reso celebre, trasformandosi in uno cyber-crooner delirante, con il solo risultato di mettere alla berlina tutti i suoi limiti vocali (tipo “Cosmic Punk”, una versione sbilenca dei Cure).
https://youtu.be/AKj242j1ehk
Quando si esce dal seminato ecco che il nostro tira fuori dal cilindro la gay-house di “Top Model Party” e l’electro-reggae delirante di “Brigitte” per il resto qualche flesh di genio in “Sex In The Car” e tanti brani che scivolano via senza lasciare molto all’ascoltatore.
Un album (stampato in sole mille copie) nè brutto, nè disprezzabile, ma sicuramente evitabilissimo.
Tracklist:
01. Aeropolis
02. Sex In The Car
03. Brigitte
04. Antigas Band
05. Neon Blu
06. Disco Star
07. Freedom
08. Top Model Party
09. Stella Della Notte
10. Cosmik Punk
Faturismo (Scopri Il Fatur Che C’è In Te) (2000 – CD)
Oltre ai suoni più professionali quello che colpisce sono i testi, un misto di vecchi pensieri dell’epoca CCCP e nuovi composizioni.
L’iniziale “Trabant Punk” è un classico immediato, forse la canzone concettualmente più vicina ai CCCP Fedeli alla Linea mai scritta dal nostro, non tanto per la musica quanto per la selvaggia disillusione che traspirano le liriche, un ideale viaggio tra Berlino Est, Bratislava e Cracovia con l’impero sovietico in decadenza.
Seguono la piacevole “Nebbia” e la folle “Walzer della mietitrebbia” impregnate fino al midollo di pianura emiliana assieme alle potenti “Madame Mercedes” e “Lady London” oltre agli immancabili deliri psico-demenziali di “Che Benares”, “Slim F 87”, “Honolulu” e “Senza sosta”: puri affreschi elettro-onirici del mondo di Fatur.
In conclusione un bel dischetto che mostra un Danilo Fatur artisticamente ed anche intellettualmente sempre coerente con se stesso e soprattutto ancora capace di sorprendere, peccato che quasi nessuno se ne sia accorto.
Tracklist:
01. Trabant Punk
02. Sul Sofà
03. Che Benares
04. Nebbia
05. Walzer Della Mietitrebbia
06. Madame Mercedes
07. Slim F 87
08. Honolulu
09. Senza Sosta
10. Lady London
11. Cosmik Punk (Space Tribe Elettro Ripresa) *
* bonus track presente nella versione digitale del 2013
Singoli 2009-2012
Quando ormai della carriera musicale di Fatur si erano perse le tracce ecco che nel 2009 il nostro torna con un singolo a sorpresa sempre in collaborazione con O.D.V.; certo il tempo non è stato gentiluomo con lui trasformandolo in una macchietta, ma proprio il decadimento fisico assieme all’ammirevole coerenza deve averlo spinto a gettarsi a testa bassa nell’electro-trash.
“Autovelox” non può essere descritta altrimenti, se non come un sentito tributo alla nostra società. Nel suo piccolo geniale con un ritornello degno della lucida sbilenca di Fatur: «Accelera, accelera dai / ci sta la polizei. Frena, frena dai / non fare il samurai». Ammirevole.
Nel 2012 è la volta del remix della gloriosa “Trabant Punk” tratta da “Faturismo”. La nuova versione in odor di EDM con chitarre industriali dona maggiore senso d’urgenza alla canzone con un suono finalmente più meccanico e metallico che si sposa a meraviglia con il personaggio Fatur.
Cesso2012 (2012 – CD)
Se diamo uno sguardo al passato, proprio Fatur, nonostante come muscista non abbia raccolto praticamente nulla nè come critica nè come popolarità, è in effetti l’unico che abbia portato avanti a suo modo l’ideologia della sua ex band: stravaganza, teatralità, sperimentazione e musica pungente. Certo non è possibile paragonare l’impatto dei dischi dei CCCP Fedeli alla Linea alle sue opere, ma non possiamo non apprezzarne la sincerità e la fedeltà alla linea ideologica.
Diciamoci la verità, l’unico motivo per cui Danilo Fatur nel 2012 incide un nuovo album è solo per la lunga amicizia di Enrico “Era” Degli Esposti e Cristina Luppi e per la stima che questi nutrono nei suoi confronti. “Cesso2012” non lo comprerà nessuno, ma per assurdo questo è il disco più fruibile mai inciso da Fatur, con l’appiccicosa ironia gay di “Lui e lei”, il rock sintetizzato di “Cesso”, l’esplosiva “Fuori dal giro” e il bel remix di “Autovelox”. Il vero gioiello però è “Specchio” brano magistralmente costruito su strati incalzanti di synth con la voce declamante di Fatur («la realtà non mi appartiene più, aspetto solo che arrivi tu») in un cresendo epico degno dei migliori CCCP: se chiudete gli occhi potete immaginare facilmente di sentire la voce ieratica di Giovanni Lindo Ferretti, il basso pulsante di Gianni Maroccolo e le chitarre pungenti di Massimo Zamboni.
Un disco che dovete recuperare assolutamente.
Tracklist:
01. Vicolo cieco
02. Cesso
03. Aumentami
04. Lui e lei
05. Tango del merlo floscio
06. Fuori dal giro
07. Tram 69
08. Topa da boutique
09. Specchio
10. Autovelox 2012
Strafatur (2017 – CD)
Così dopo ben 5 anni esce il nuovo “Strafatur” che è un po’ il summa della carriera musicale dell’ex cameriere-spogliarellista mischiando il rock edelettronica. Il disco si muove così tra ritmi ballabili e chitarre hard rock mentenendo però il classico marchio di fabbrica di Danilo Fatur: “Disco partizano”, “Zanzare Kmer” e “Night Sex Express” sono tutti esempi che possiamo accostare ai migliori capitoli precedenti senza timore.



Un disco meno immediato di “Cesso2012” ma con un Fatur ancora in grande spolvero nonostante gli anni trascorsi continuando imperterrito a proporre la sua opera strampalata senza il problema di giustificarla o giustificarsi. Prendere o lasciare
Tracklist:
01. Disco Partizano
02. Zanzare Kmer
03. Mao Fa Dong
04. No basso no sexo
05. On The Beach
06. Old Friketon
07. La luna
08. Notte ipnotica
09. Cabeza vuota
10. Noche del muerto
11. Night Sex Express
12. Disco Partizano (Radio Edit)