Normalmente non usiamo titoli così forti, ma da fan di vecchia data, cresciuti con il gergo sboccato e divertente delle loro vecchie canzoni, oggi per noi è importante ribadire in maniera chiara il concetto che Elio e le Storie Tese ci hanno stancato.
Lo diciamo da un po’, ma ogni volta che abbiamo provato timidamente a farlo notare siamo stati presi per pazzi.
Stamattina è uscito il nuovo singolo della band milanese, “Il primo giorno di scuola”. Il pezzo è bruttino, sia musicalmente che dal punto di vista dei contenuti, non è certo il peggiore della loro produzione ma è solo l’ultimo di una lunga serie di brani mediocri ai quali negli ultimi anni Elio & co. ci hanno abituati. Sorvoliamo poi sulla pietosa campagna social in cui il gruppo chiede di condividere con l’hashtag #ilprimogiornodiscuola le foto e i video della propria prima giornata scolastica.
Agli inizi della loro carriera Elio e le Storie Tese si impuntavano nel dichiarare che non erano demenziali e rifiutavano con sdegno di rientrare in questa categoria, a ragione perché i loro pezzi, per quanto ironici o surreali, rappresentavano degli spaccati di società fortemente connotati e molto precisi. Elio e le Storie Tese erano i più seri di tutti.



Un esempio su tutti? Sono riusciti ad arrivare fino a Sanremo e cantare una canzone (“La terra dei cachi”) che prendeva per il culo proprio il pubblico dell’Ariston, senza che le signore impellicciate e ingioiellate in platea se ne accorgessero nemmeno, anzi battevano il piedino persino divertite. Pochi nella storia della musica ci sono riusciti, Frank Zappa forse una volta sola raggiunse il grande pubblico con la sua “Valley Girl”, ma in quel caso prendeva in giro una categoria specifica (le valley girls appunto) e la esponeva al pubblico ludibrio, invece Elio e le Storie Tese prendevano in giro, a totale insaputa del destinatario, il loro stesso pubblico nella sua interezza, ovvero tutta l’Italia. Questo è un trofeo importante ma anche un grande fardello da portare.
Sentendo i pezzi degli ultimi anni viene da chiedersi che fine abbia fatto quel talento puro nel mascherare critiche sociali su splendide musiche, quello spirito di osservazione così sagace e efficace su diversi livelli. Per quale motivo mi devi ricordare del mio primo giorno di scuola o della mia prima sbronza? Me lo ricordo da me. Un conto sarebbe raccontarmelo con personalità (e con un arrangiamento mozzafiato, cosa che ora, siamo realistici, è completamente sparita a favore di sterili tecnicismi o canoni rimasticati) come in quel capolavoro che è “Tapparella”, altra cosa è invece buttare lì uno stream of consciousness senza alcuno sforzo creativo contando sul fatto che “tanto siamo Elio E Le Storie Tese, possiamo fare quel cazzo che ci pare”. No, cari Belisari, Conforti, Civaschi e Fasani, è arrivato il momento che vi si tolga la licenza di “fare quel cazzo che vi pare”, almeno finché non tornerete a far ridere anche noi, non solo voi stessi.
Perché il declino è iniziato proprio quando gli Elii hanno cominciato a fare e dire cose che facevano ridere solo loro o che solo loro potevano capire, escludendo di fatto chiunque altro. Che sulla carta è giusto se ti vuoi definire un artista libero, ma non se tagli fuori proprio tutti. Queste non si chiamano canzoni, si chiamano “seghe mentali”.
Ciò che troviamo frustrante, da fan, è che tutti i mezzi e la potenza di comunicazione che ormai hanno a disposizione, Elio & co. li sfruttino per sfornare pezzi così mediocri, che non fanno ridere ma non fanno neanche riflettere.
Ma non è solo questo il problema: la nostra sensazione è che in generale gli EelST siano invecchiati; niente di negativo nell’invecchiare, beninteso, ma loro sono invecchiati male. Non c’è altra spiegazione alla terribile operazione del penultimo singolo “Alcol Snaturato (Una Serata Speciale)” in cui, in patrocinio con il Ministero Della Salute, gli Elii fanno la ramanzina ai ragazzini facendo loro capire di non sbronzarsi. Quando è successo che Elio e le Storie Tese si sono trasformati ne “il governo e i matusa” (cit.) che loro stessi criticavano apertamente ma con sagacia nel 1992 con “Born To Be Abrano (Saturday Night Stragi)”?
L’unico pezzo lievemente degno di nota degli ultimi anni è “Complesso del primo maggio” (seppur riciclato da un’idea che loro stessi svilupparono più volte su Cordialmente) ma solo perché dice una cosa che tutti pensano, cioè che i gruppi del primo maggio hanno rotto il cazzo. Guarda caso, anche Elio e le Storie Tese sono un gruppo del primo maggio (e sono anche tornati di recente a Sanremo senza alcuna ragione apparente). Quindi, o stanno tentando il troll definitivo, quello di trasformarsi in una band di vecchi, oppure hanno veramente mollato il colpo, e allora in entrambi i casi non sono poi tanto diversi da Vasco Rossi, Ligabue e dagli altri vecchi rimbambiti della musica italiana ancora attaccati al microfono come fosse un respiratore artificiale.
Forse è arrivato il momento di staccare la spina del microfono di Elio e le Storie Tese.
La Redazione