Improvvisamente mi sento vecchissimo.
Sì, davvero. Mi sento vecchissimo perché mi sembra ieri quando ascoltavo le cassette degli Elio e le Storie Tese che sapevo a memoria: testi, musiche, assoli e pause. Momenti indimenticabili nei quali fondamentalmente si avventavano sui “matusa” intenti a corrompere i giovani che indossavano “i blue jeans tutti belli stretti però larghi in fondo” e che volevano solo “fare l’amore per ore e ore”. Oggi mi ritrovo i cari vecchi Elii come zii imbolsiti, invecchiati neanche troppo bene che fanno la ramanzina ai giovani d’oggi come potrebbe farla chessò, Al Bano, Claudio Baglioni o Gianni Morandi.
Il tempo passa e nonostante tutto non ho voluto mai arrendermi al fatto che Elio, Faso, Rocco Tanica e Cesareo potessero invecchiare assieme a me, quasi fossero una sorta di supereroi, l’incarnazione del Supergiovane che é in noi. Invece no.
Fatti alla mano, per quello che mi riguarda, l’ultimo disco che davvero mi ha fatto strappare le orecchie é quel Esco dal mio corpo e ho molta paura datato ottobre 1993 (tra l’altro una raccolta di primissimi brani del complessino). Tutto il resto è stato un lento e inesorabile declino, un farsi ingurgitare da quel mondo dei “matusa” appunto: prima la lingua in bocca con Pippo Baudo al Festival d iSanremo del 1996, poi il brano con Raffaella Carrà e via via le pubblicità varie, le trasmissioni televisive sempre meno ineressanti, X-Factor… Tutto fatto con stile e intelligenza ma… Qualcosa non torna. Gli Elii veri non sono questa band di ottimi musicisti che suona brani in tempi dispari facendoli sembrare semplici come jingle pubblicitari, non sono presentatori televisivi per programmi in prima serata o almeno non lo sono per me. Figurarsi per quelli che si scambiavano le cassettine carbonare dei loro concerti a metà anni ’80.
Nonostante tutto hanno ancora un posto speciale nel mio cuore, ma un disco indifendibile come L’album biango mi riporta alla triste realtà, così come tutta quella serie di singoli usa e getta (poco usa e molto getta) pubblicati negli ultimi dieci anni: Oratorium (2004), Valzer transgenico (2006), Pensiero stupesce (2011), Sta arrivando la fine del mondo (2012), Il musichione (2014) fino all’ultimo Alcol snaturato (una serata speciale) in combutta addirittura con il Ministero della Salute per sensibilizzare i giovani sull’uso degli alcolici!
Ebbene sì: gli Elio e le Storie Tese sono (forse invitabilmente) diventati anziani e noiosi. Sembrano un gruppo di vecchi tromboni che ti fanno la predica come lo zio o la nonna rompicoglioni. Caro Elio, non basta una maglietta dei Ramones per rimanere giovani, questa Alcol snaturato nonostante il bel ritmo rock’n’roll suona didascalica, piatta, bolsa. In una parola: noiosa. Una roba perfetta per il prime time di Rai Uno, per il pubblico dei talent show e per un programma condotto da Fabio Fazio, ma che fa accapponare la pelle per come suona vuota e per come il controllo qualità si sia drasticamente abbassato.
Sarà che dopo la Caporetto del L’album biango mi aspettavo qualche segnale di vita, sarà che in fondo al cuore conservo, oggi come ieri, quelle emozioni fortissime che sono stati capaci di regalarmi, sarà che dentro di me non ho mai realizzato che gli Elii sono morti da anni e che dei cyborg dei servizi segreti bulgari hanno preso il loro posto, ma qui si rischia davvero la denuncia per vilipendio del cadavere.
Vi prego fermateli. Vederli (ma soprattutto sentirli) ridotti così é davvero uno strazio.