anime yumiko

Anime – Yumiko (1998 – 12”)

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anime yumikoGli interessi principali dei teenager di fine anni ’90 erano da una parte la musica eurodance, vero e proprio cavallo di battaglia generazionale a furor di singoli e complation e da una massiccia esposizione radiofonica, dall’altra, l’invasione della cultura orientale dei manga e degli anime.

Questo fenomeno iniziò in maniera più nazional-popolare con l’ondata di cartoni animati giapponesi trasmessi a partire dagli anni ’80 e divenuta più specialistica e approfondita nel decennio successivo con la crescente disponibilità di fumetti made in Japan (i manga), VHS di lungometraggi tratti dalle più famose serie animate (gli anime) e con la maturazione dei videogiochi, diventati un prodotto più tecnologicamente raffinato in grado di soddisfare una platea più adulta rispetto ai canonici 8 e 16 bit del passato.

Nasceva infine anche nel nostro paese, a passi lenti ma costanti, la passione per il cosplaying, vale a dire l’hobby di confezionare costumi riproducenti le fattezze dei personaggi preferiti di manga, anime e videogame, da indossare in speciali momenti quali le fiere del fumetto e le convention ad essi dedicati.

Per cercare di sfruttare queste mode gli esperti di genere Ciro Pagano (Gaznevada, Datura, Unabomber e Jo Squillo) e Stefano Mazzavillani (Datura e Unabomber tra gli altri) accompagnati da Daniele Furlati e Marco Biscarini diedero alla luce Yumiko sotto il poco fantasioso nome di Anime.

Ma chi era questa Yumiko? Dal testo desumiamo si tratti di una ragazza bidimensionale protagonista delle avventure di un manga di successo, amante dell’Otaku, l’espressione culturale giapponese cui appartengono gli appassionati ossessivo-compulsivi di manga e anime. E via così per tutto il testo, rigorosamente in inglese, infarcito di parole semplici e intervallato da qualche termine giapponese piazzato lì giusto per fare atmosfera, cosa che non guastava mai a quei tempi.

Poco si sa invece della rappresentante vocale, in quanto non accreditata: durante una esibizione live rigorosamente in playback nel programma Italia Unz abbiamo avuto modo di apprezzare una ragazza dal viso gradevole e dal fisico altrettanto piacevole, agghindata a foggia delle ragazze dei Los Umbrellos (quelli di No tengo dinero) ma con indosso una parrucca blu. Con molta probabilità non era affatto l’interprete del brano vista la frequente abitudine di quel genere di musica di accostare a una voce “importante” una modella dalla presenza scenica accattivante. La classica vecchia tecnica alla Den Harrow o Milli Vanilli insomma. In ogni caso era ben più avvenente della controparte disegnata in stile manga (ovviamente) sulla copertina del singolo, connotata da un’espressione facciale inebetita.

Musicalmente il pezzo, manco a dirlo, è una delle declinazioni in salsa bubblegum dance dal vago retrogusto orientale di motivetti già entrati nei gusti della platea. Non ci potremmo aspettare tuttavia niente di diverso: già da tempo il genere aveva strizzato l’occhio al colorato ambiente dei fumetti, cartoni animati e videogiochi (vedansi Cartoons, Aqua, Toy-Box) ma rispetto ai brani più celebri Yumiko pecca di minore accuratezza realizzativa e ritmica meno convincente, rimanendo non a caso pressochè sconosciuta ai più.

Tra i vari immancabili remix troviamo un inquietante Spaghetti Sushi Mix che personalmente mi fa pensare alla scena in cui Fantozzi si reca entusiasta con la Signora Silvani al ristorante giapponese salvo poi vedersi servito il cane di quest’ultima cucinato a mo’ di prelibata pietanza locale.

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