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Vendo (Parola di Baffo): l’assurda canzone dance di Roberto Da Crema

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Roberto da Crema, noto a tutti come Il Baffo, è la splendida rappresentazione del sogno italiano. Un ragazzo cresciuto tra le colline pavesi, un po’ cazzuto e un po’ baffuto, quest’ultima caratteristica a causa di una scommessa persa sulla sua squadra del cuore, l’Inter. Racimola i primi soldi vendendo Folletti (i famosi aspirapolvere, non gli gnomini del Mago Gabriel) alle sciure di paese, che si fidano della sua abilità di coinvolgimento a dispetto di un look un po’ ruspante, con i capelli lunghi, l’orecchino e il baffo mefistofelico alla Stalin.

Si affaccia nel panorama, o meglio ancora nella giungla delle TV private grazie alle televendite; da TeleJolly a Telecolor passando per realtà più affermate del norditalia quali Telecity, Antenna 3, Italia 8 e chi più ne ha più ne metta, riesce a vendere di tutto: giubbini in finta pelle, vasche idromassaggio, tute dimagranti, pentole, scale pieghevoli, blue jeans, gioielli, forni per le pizze, tagliacapelli, camicie, ma soprattutto i tragici orologi Watch, mega taroccata dei più famosi Swatch, venduti in sei modelli indistruttibili (memorabili le sfuriate di violenza del buon Baffo sugli inermi orologi, volte a testarne la resistenza).

roberto da crema parola di baffo

Ciò che lo rende unico è però il suo classico stile: mimica da esagitato, voce sincopata e perenne respiro corto da enfisema polmonare, caratteristica quest’ultima inventata per catturare l’attenzione dello spettatore, che rimane fisso davanti al teleschermo in attesa del probabile infarto, di lì a poco, del bizzarro imbonitore.

Rapidamente Roberto Da Crema si trasforma in un’icona nazional-popolare, un personaggio ammirato e coccolato da tutti. Io stesso, ai tempi bambino, rimanevo ammaliato da quel suo strano modo di gesticolare; incurante degli insulti di mio papà al buon baffo, additato come ciarlatano, e ai miei confronti, invitato a fare qualcosa di meglio che guardare la televisione, tipo studiare, rimanevo incantato davanti a quei miracolosi prodotti al punto che, anni dopo, sarei finalmente riuscito a coronare il mio sogno di ottenere la mitologica tessera dei Pubblistore, la nuova fatica imprenditoriale del grande Roberto Da Crema, e acquistare nel suo negozio di Busnago un modellino di F-14 Tomcat dal film Top Gun e un piano porta-snack da divano. Anche queste, in fondo, sono soddisfazioni.

Come ogni sogno italiano che si rispetti, non potevano mancare le innumerevoli aziende aperte e chiuse nel tempo di un paternoster (Da.Bi International, Eurodabi, Televenditalia, per rimanere a quelle che mi ricordo), nonché un giretto a Piazza Filangieri a Milano senza passare dal via, ovviamente causa bancarotta fraudolenta. Pegno da pagare all’erario italiano e alla morfologia dell’eroe picaresco, prezzo necessario ad ottenere l’immortalità in una scalata verso l’empireo.

Il secondo gradino in questa ascesa non poteva che essere l’excursus televisivo: forte della sua personalità e del suo personaggio macchiettistico, Roberto cerca di distaccarsi dal cliché dell’imbonitore per tentare lo sbarco nella televisione generalista. Lo fa con una partecipazione al reality show La Fattoria, proditoriamente conclusa a causa di una bestemmia esclamata a denti stretti, nonché con alcune comparsate in programmi quali Cronache marziane e Camera café. Un ruolino a conti fatti estremamente poco soddisfacente, che non ha lasciato il segno, salvo che per i video virali dell’imprecazione di cui alle righe precedenti.

https://youtube.com/playlist?list=PLYVZwXG7nis2OE1ExwbiQw3MQYg8hgxYN

Terzo e ultimo gradino, forse meno noto, è rappresentato dal sogno musicale: pochi infatti sanno che il nostro Roberto ha inciso un disco nei ruggenti anni 90; l’eloquente titolo Vendo (Parola di Baffo) altro non è che la riproposizione in chiave hit da discoteca del motivetto che caratterizzava la sigla delle sue televendite. Eurodance tamarra sparata a palla, coretto edonista da «su le mani» e il tormentone «vendo» ripetuto a mo’ di mantra. Tutto questo delirio viene poi intervallato da una vetrina dei prodotti più popolari direttamente dalle trasmissioni televisive.

Immaginatevi di essere su un’autoscontro negli anni ’90, in cui sulla macchina accanto ci sono Massimo Boldi ed Ezio Greggio che girano un cinepanettone e sullo sfondo gli imbonitori della fiera mentre pubblicizzano la mercanzia delle loro bancarelle: avrete un ritratto perfetto dell’atmosfera di questa canzone. Come dire, memorabile!

Ma il Baffo non si ferma qua: il 12” di Vendo (Parola di Baffo), edito dall’etichetta Extreme Records e prodotto dalla Energy Production, veri e propri guru dell’italodance, si compone infatti di ben quattro tracce: Vendo in versione club mix e radio edit, un brevissimo pezzo a capella celebrativo delle sue doti di venditore e un ultimo remix intitolato Certo, che rende onore a un’altra delle famose espressioni abusate da Roberto.

Forte della collaborazione con realtà affermate della musica di settore, riesce quindi a dare alla luce un disco che, al netto delle parole ovviamente autocelebrative, suona anche abbastanza orecchiabile, pur non aggiungendo niente al panorama contemporaneo di genere, affollato com’era di pezzi grossomodo tutti uguali. Di sicuro, nulla meno di quanto potevamo aspettarci da un personaggio quale il mitico Baffo Da Crema.

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