Tutti conosciamo Mal per la sigla della fortunata serie televisiva Furia del 1977, ma non tutti sappiamo che prima di essere l’idolo delle teenager, delle mamme e dei bambini, Mal è stato un apprendista elettricista. Al secolo Paul Bradley Couling, è nato nel febbraio del 1944 a Llanfrechfa nel Galles, da madre pasticcera e padre muratore; ma sarà solo dopo il suo esordio a un matrimonio (dove per la prima volta prese in mano un microfono, facendosi coraggio in stato di ebbrezza totale) che deciderà di piantare le basi per il suo primo gruppo: i Meteors, che ebbero scarso successo.
Seguirono gli Spirits e i Primitives, che furono scovati a Soho da Alberigo Crocetta (propietario del famoso Piper) e Gianni Boncompagni, durante una sera di bagordi. Fu così che, tra un whisky e una Coca Cola, decisero di scritturarli e di portare i quattro baldi English-boys nel paese della pizza e del mandolino, tra ragazzette deliranti che non avevano mai visto nulla di simile, perché abituate a Don Backy e Gianni Pettinati.
Ma passiamo alla nostra Yeeeeeeh!. Brano dal titolo evocativo che fu il primo singolo dei primi Primitives (sì, il ridondante gioco di parole è stato creato volutamente, con estrema simpatia), uscito nell’anno 1967. Erano gli anni del beat italiano e nulla poteva calzar più a pennello di un urlo scimmiesco come incipit che destò dubbi in una società immobile nelle sue tradizioni, ma che fu senza dubbio una lucente via di uscita che illuminò le menti assopite di una nuova generazione.
Ovviamente nulla può far da padrone in una canzone anni ’60, se non il tema amoroso: ma niente cose melense da evitare in caso di diabete o di predisposizione a carie. Piuttosto il testo ci racconta di un giovine uomo che non vuol farsi “bruciare” dalla solita sciacquetta, nonostante lei sia conscia di “quanto bene io volia a te”. E il nostro Mal si sfoga, urlando una sorta di manifesto anti-uomo-zerbino, che non ha paura di ammettere il suo amore ma che non vuole farsi ammanettare al calorifero. Non male per un ragazzetto dalla faccia pulita.
Il tutto ovviamente condito con il suo accento inglese che mi fa impazzire: amo quando non pronuncia le doppie e le “gl”, ma vengo pervasa da libidine estrema quando storpia il “basta”. Sembra un infante alle sue prime parole di senso compiuto. Ed è forse questo il perché del suo successo: l’inglesino con il caschetto alla Beatles che nonostante voglia fare il duro, emana tenerezza.
In realtà il brano nasconde una sorpresa: Yeeeeh! è la versione italiana di I Ain’t Gonna Eat Out My Heart Anymore degli Young Rascals, firmata da Sergio Bardotti e Luigi Tenco.
Un’ulteriore conferma del successo della band e dei loro pezzi si ha sempre nel 1967 con l’uscita del film I ragazzi di Bandiera Gialla, in cui si può trovare una sorta di video-interpretazione della nostra Yeeeeeeh!. Tutto è perfettamente coerente con il mood e il mode dell’epoca: completo classico e cravatte alla moda (dei tempi che furono), caschetti a scodella, balletti ancheggianti quasi fossero delle upupe in amore, deliziose fanciulle con troppo eyeliner, sguardi ammiccanti del nostro cantante rubacuori, assolo-scuoti-capelli-ossessivo, linea di basso noiosa come Gigi Marzullo, ma interpretata dal bassista come se fosse un virtuoso, batterista con un viso così simpatico che tutto ciò che è e che compie va in secondo piano.
Come si fa a non adorarli.
Per i più fuori dalle righe e solo esclusivamente dotati di palato sottile, consiglio l’ascolto di Yeeeeeh! coverizzata da Mike Patton per il suo meraviglioso progetto Mondo Cane (tributo ai classici, quelli veri, della melodia italiana): sentire e guardare (sì guardare perché Mike fa bene allo spirito e al cuore) un americano, che imita un inglese, che storpia l’italiano, non ha veramente prezzo.