Andrea Mingardi - C'è Un Boa Nella Canoa (1984 - 7")

Andrea Mingardi – Un Boa Nella Canoa (1984 – 7″)

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Andrea Mingardi - C'è Un Boa Nella Canoa (1984 - 7")“Uno, Nessuno e Centomila” è una frase che oltre ad essere il titolo del celebre libro di Luigi Pirandello calzerebbe a pennello per un personaggio quale il nostro Andrea Mingardi.

Tra i vari flashback che accompagnano la sua visione nella nostra memoria troviamo la canzone “Mogol e Battisti” cantata in coppia con Mina che fece da sottofondo per la pubblicità della Conad (celeberrima la frase “sotto questo cielo…”), la partecipazione nel 2004 al Festival di Sanremo in cui cantava “È la Musica”, brano non entusiasmante che però vide la sua esucuzione accompagnato dalla Blues Brothers Band (per la serie scusate se è poco), incursioni nella dance anni ’80 con la mitica “Tovarisc Gorbaciov” e ovviamente come dimenticare una perla come “Pus”, vera e propria cavalcata punk demenziale, energica e grezza in cui proprio i punk venivano presi per i fondelli con risultati che rasentano la poesia pura.

E poi che altro? Dischi tra musica e cabaret in dialetto bolognese, scrittore di libri comici e noir, tra i fondatori della Nazionale Cantanti… tutta questa introduzione per spiegare la varietà di progetti e l’ecletticità di cui la produzione di Andrea Mingardi è intrisa, quindi non ci si stupisca se poi si va a sbattere la faccia su un brano del genere.

Parlare di “Un Boa Nella Canoa” è come parlare dell’ignoto perché l’ascolto di questo brano causa un senso di smarrimento che di solito avviene per un qualcosa che non sai affatto spiegare. Non è importante che alla fine dell’ascolto decidiate se questo è il più brutto pezzo del mondo o se invece è un’opera d’arte. La sua missione primaria è compiuta, ti ha spiazzato ed anche alla grande.

Su una base tutta elettronica sia per la ritmica che per la melodia formata da molti bassi e suoni d’atmosfera simil-inquietante, Mingardi traccia questo scenario di un boa dentro una canoa appunto che ha fatto scappare terrorizzati i rematori e il protagonista è rimasto solo ed imperterrito continua a remare lungo un corso d’acqua nella giungla nera. Detta così, la faccenda assume già tutti i presupposti per inizare il suo lavoro e lasciare spiazzato l’ascoltatore ma anche il più banale o più assurdo dei temi può trovare un senso se realizzato in modo chiaro e comprensibile. Ma il punto è che in questa canzone non vi è nessun appiglio ad una logica possibile: l’atmosfera della musica è cauta e fatta apposta per essere abbastanza minimale e pure il testo non aiuta con quelle sue frasi che a malapena accennano al contenuto. E poi, che frasi!

Sta al ragionamento di ognuno di noi scoprire che cosa voglia intendere il cantautore bolognese con il ritornello che dice “Chi ha paura del serpente / ha paura della gente / love an go” o se esiste un doppio senso di qualsiasivoglia natura nelle parole “C’è un boa nella canoa / e c’è anche un buco” ma alla fine non si potrà fare altro che cedere e staccare il cervello di fronte a invenzioni linguistiche quali “C’è un boa nella canoa / speriamo che muoa”. Condite il tutto con un cantato molto debole che a tratti sembra quasi sotto sforzo ed otterrete questa canzone, che ebbe addirittura l’onore di essere scarrozzata in giro per la nazione durante il Festivalbar del 1984.

“Un Boa Nella Canoa” è uno di quei tipici brani a cui assegnare un giudizio in una recensione è molto difficile. Relegarlo come una stronzata è un pensiero che salta alla mente ai primi 20 secondi d’ascolto ma poi viene il dubbio che la faccenda sia esageratamente una stronzata e allora ci si domanda se non ci sia qualche significato dietro, qualche pensiero contorto e geniale allo stesso tempo tuttavia invisibile ai nostri occhi. Per questo motivo non possiamo fare altro che consigliare caldamente l’ascolto, al giudizio bisogna pensarci da soli.

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