Se volessimo descrivere in poche parole questo “Insieme… Si Canta Meglio” potremmo dire che è l’equivalente in musica del film La Leggenda degli Uomini Straordinari (The League of Extraordinary Gentlemen), guarda caso uscito sempre nel 2003: così come l’iconico Sean Connery chiudeva la sua carriera con una tragicomica pellicola, Nilla Pizzi decide di regalarci un suo ultimo disco chiamando a raccolta una serie di ospiti presi a casaccio tra musica, radio e televisione che hanno un po’ lo stesso effetto di radunare in un uno stesso film il Capitano Nemo, Tom Sawyer, l’Uomo Invisibile, Dorian Gray e il Dottor Jeckyll.
Come per il film anche per il disco il risultato è catastrofico, assurgendo l’opera a vero e proprio classico di genere. Qui non ci sono effetti speciali economici ma arrangiamenti dozzinali, testi imbarazzanti e un frullato di stili senza continuità. L’inizio a suon di rumba di “Fai da te” non sarebbe poi tanto male se non fosse per un testo atroce (“fai da te, chi fa da se, fa per tre”) e oltretutto di dubbio gusto visto che invita a non recarsi “dalla maga”, ma a riselvere i propri problemi semplicemente vivendo appieno la propria vita, ma proprio la stessa Nilla Pizzi nel 1995 fu la testimonial televisiva della fantomatica Piramide della Fortuna (un brutto oggetto di rame che prometteva “protezione completa e senza limiti di tempo nell’ amore, nel gioco e nella salute”) sequestrata dalla polizia poco dopo la sua commercializzazione; per fortuna che Platinette riesce a sdrammatizzare il tutto.



Ignorando il senile duetto con Don Backy arriviamo subito a uno dei brani di punta del disco, l’atroce filastrocca “L’altra metà dell’uomo” con la “fatina” Maria Giovanna Elmi, come al solito un tantino afona e parecchio stonata, che non riesce minimamente a intrattenere nonostante il ritmo sostenuto. A questo punto ci verrebbe il sospetto che il disco sia solo un divertissement di fine carriera, ma il pop da nightclub di “Le parole che non ti ho detto” cantato in coppia con Fiordaliso ci riporta alla realtà; ben più interessante il duetto pianistico con l’attore Orso Maria Guerrini (il famoso “baffo” della pubblicità della Birra Moretti) su “Non so” davvero ben fatto e soprattutto l’ammiccante “Mi manchi tu”, altro pezzo da novanta in cui troviamo la mai doma Valeria Marini che come al solito si butta anima e corpo in questa sfida nonostante, come sempre, risulti implacabilmente impacciata al microfono e per portare a casa il punto non resta altro che aiutarla con massicce dosi di filtri ed editing.
Umberto Napolitano chiude virtualmente la prima metà del disco con “Che sogno siamo noi…” brano dai toni esotici cantato praticamente su basi midi, ma si tratta solo della quiete prima della tempesta, perché da qui in avanti arrivano i fuochi artificiali.



A dare il via allo spettacolo pirotecnico ci pensa la voce palesemente arrugginita dell’ex Ricchi e Poveri Marina Occhiena con il pop-rock “L’amore dei miei sogni” che ruba il riff principale a un brano “poco noto” come “Every Breath You Take” dei Police, in un duetto che senza giri di parole non funziona; dopo tanto ben di Dio ecco che arriva il melodramma de “Il mondo che vorrei” in coppia con il sempre generoso Mino Reitano, piuttosto incerto quando si tratta di tenere a bada i polmoni.
A risollevarci il morale ecco che arriva in nostro soccorso Patrizia Rossetti che ci decanta l’amore da zitelle in “Due gocce d’acqua” che, paragonato a quello che le nostre orecchie hanno subito finora, sembra un mezzo capolavoro, peccato per l’arrangiamento dozzinale, ma ecco che a ruota arriva il capolavoro indiscusso dell’album: “Ambarabà” che non è altro che la versione italianizzata del tormentone “The Ketchup Song (Aserejé)” delle Las Ketchup. Se già solo l’idea di coverizzare quella grandissima vaccata sarebbe un palese segno di squilibrio, riuscire a scrivere un testo ancora più stupido è qualcosa a cui è doveroso inchinarsi, perché indubbiamente non era affatto facile. Qui Nilla Pizzi accompagnata da Maria Teresa Ruta e le Margheritas piazza i versi della famosa filastrocca per bambini come ritornello del brano, creando qualcosa di assolutamente mostruoso. Non vogliamo immaginare se durante la registrazione le magiche interpreti si lanciarono nel contagioso balletto.



A risciacquare le nostre orecchie ecco che arriva come un Alka-Seltzer dopo una sbornia il sempre languido Bobby Solo con l’inno alla banalità “Conta su di me”, un brano guardacaso dedicato all’amicizia, talmente banale che sembra un tema di terza elementare. A chiudere il tutto un brano in napoletanto di cui si sentiva effettivamente il bisogno e un brutto remix dance del brano di punta “Fai da te”. che fa tanto “pensione da Mario e Franca” a Gabicce Mare.
Come per il film d’addio al cinema di Sean Connery, arrivati alla fine ci assale un senso di incredulità, tanto da farci pensare che sia stato tutto frutto della nostra fervida immaginazione, purtroppo basta premere il tasto play per capire che non è affatto così. Se poi pensiamo a cosa ha prodotto recentemente la coetanea Carla Boni il confronto tra le due interpreti è davvero impari.
Tracklist:
01. Fai da te (con Platinette)
02. Ali di carta (con Don Backy)
03. L’altra metà dell’oomo (con Maria Giovanna Elmi)
04. Le parole che non ti ho detto (Fiordaliso)
05. Non so (con Orso Maria Guerrini)
06. Mi manchi tu (con Valeria Marini)
07. Che sogno siamo noi… (Umberto Napolitano)
08. L’amore dei miei sogni (con Marina Occhiena)
09. Il mondo che vorrei (con Mino Reitano)
10. Due gocce d’acqua (con Patrizia Rossetti)
11. Ambarabà (Asereje) (con Maria Teresa Ruta e le Margheritas)
12. Conta su di me (con Bobby Solo)
13. Sulo na musica
14. Fai da te (fisa vocal mix) (con Platinette)