Forse non nel 1934 e nel 1938, ma a noi italiani vincere i mondiali di calcio fa molto male.
Se nel 2006 abbiamo scioccamente preteso indietro la gioconda usando come emissario un fastidioso ometto della pubblicità e abbiamo fatto nostra una discreta canzone rock trasformandone il titolo in «po-popo-po-po-po», nel 1982 ci siamo sentiti in diritto di prendere quel piccolo capolavoro di pop surreale che è Da Da Da dei tedeschi Trio, hit sui generis dei primi mesi di quell’anno, per farne una pedissequa cover e infine trasformarla in Da Da Da Mundial ’82, vale a dire questa cosa qua:
Una versione da bar dove la formazione dei campioni viene declamata in uno spagnolo maccheronico sfociando poi in un insensato bridge che recita «son tutti figli di Bearzot» e in un ritornello che fonde mirabilmente spagnolo stentato e dialetto veneto.
A firmare il pezzo i fantomatici Master, trio meteora di goleador formato da Paolo Paltrinieri (ora rinomato produttore di musiche per cinema e TV nonché di diverse hit dello Zecchino d’oro), Lorenzo Canovi e Romeo Corpetti (che leggenda vuole voce della sigla di Lamù). In panchina Salvatore De Pasquale detto Depsa (storico e bravissimo autore di Peppino Di Capri con nove telegatti nel suo palmares, nonché autore, tra le altre mille, di Ping Pong di Plastic Bertrand e Iammamare dei Trettrè) che con catenaccio e sciovinismo porta a casa un discreto successo per i colori sociali della Durium.
Non c’è 4 a 3 che tenga per giustificare tale scempio verso il popolo tedesco e il mondo della musica, così in un trionfo di rime baciate in “or” e di cori da stadio sfiatati si arriva esausti alla fine desiderosi di non veder mai più vincere la nostra nazionale.